Capitolo 12

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Mark strinse il corpo nudo di Erika a sé, lasciando che una mano scivolasse dolcemente sui suoi capelli. Poi si avvicinò alla sua bocca, fece in modo che le loro labbra si sfiorassero e, infine, si unissero in un appassionato bacio, carico di lussuria. L'uomo si staccò da lei dopo un'interminabile manciata di secondi. Rimase poi ad osservare la ragazza, facendo schioccare la lingua come quando si gusta un cibo nuovo, dal sapore dubbio.

- Allora? - chiese lei, sollevandosi dal divano su cui erano sdraiati.

- Non male. E strano però. Sembra che tu abbia due lingue. Sembra di baciare due persone contemporaneamente.

- Deve essere grandioso allora!

Rise dolcemente, divertita dalle impressioni espresse dal suo cliente. Mark stava cominciando a capire che quel modo di fare sbarazzino e amichevole non era frutto del denaro che dava alla prostituta, ma era insito in lei, era parte della sua natura.

- È strano.

- A casa mia si dice "la cosa migliore del mondo". - cominciò a rivestirsi.

- Senti, - cambiò discorso - ma tu ce l'hai un piano per il futuro? O pensi di scopare con gente sconosciuta per tutta la vita?

La ragazza gli rivolse un'occhiata vagamente severa, forse indispettita da quelle parole.

- Probabilmente io guadagno più di te. Finora ho messo da parte un bel po' di soldi. Penso che quando avrò la tua età avrò fra le mani un bel gruzzolo, smetterò di prostituirmi e potrò andarmene a vivere in qualche isola tropicale, a non fare nulla tutto il giorno.

- Gran bel piano.

- Decisamente. - accompagnò il suo sorriso con un malizioso occhiolino.

- Perché non smetti adesso?

- Perché non voglio, ovvio.

- Quindi vuoi continuare a fare questa vita?

- Credi di sapere cosa voglio e cosa no? Sai, io guadagno talmente tanto da poter frequentare locali di lusso, da poter sostare a tempo indeterminato nei centri benessere, da poter indossare vestiti costosi e vivere in una casa immensa come questa. - allargò le braccia, a mostrare, simbolicamente, l'appartamento - E sai come posso permettermi tutto questo? Facendo sesso. Il che, diciamoci la verità, è il sogno di tutti. A tutti piace il sesso, solo che io sono abbastanza furba da farmi pagare per fare qualcosa che mi piace e che farei comunque. Scommetto che sei invidioso perché non è venuto in mente a te di fare questo lavoro, ammettilo.

- Posso farti una domanda più personale? - le chiese, accendendosi una sigaretta.

- Certo, puoi chiedermi tutto quello che vuoi. La riposta però non te la garantisco.

- C'è mai stato un cliente che ti abbia... aggredito? - non era quella la parola che avrebbe voluto usare.

Erika sospirò, sorridendo debolmente, come se nemmeno un ricordo negativo fosse in grado di ferirla.

- Un cliente no, ma una volta, qualche anno fa, è successo con uno sconosciuto, per strada. Mi ha lasciato un bel po' di lividi addosso.

- Lo hai denunciato?

- No, avevo paura che la polizia non mi prendesse sul serio, che credesse a lui piuttosto che alla parola di una escort. - riprese a sorridere, con un'espressione quasi di sfida - Ma la buona notizia è che qualche tempo dopo mi sono iscritta in palestra e ho cominciato a fare allenamento e a seguire corsi di autodifesa. Ora, se qualcuno provasse ad aggredirmi, sarei io a lasciargli dei lividi come ricordo.

Mark restò in silenzio per qualche minuto. Aveva creduto di dover provare compassione per lei, invece la risposta di quella strana ragazza lo aveva fatto sentire stupido. Era stato sciocco, da parte sua, pensare che fosse vulnerabile.

- Chiedimi tu qualcosa. - le disse infine, aspirando un'ultima boccata di fumo, gustandola troppo lentamente, per poi spegnere il mozzicone me posacenere.

- Va bene. Preferisci le patatine fritte o la cioccolata?

- Cosa? - l'uomo la guardò incredulo, controllando a stento i muscoli del viso per tentare di celare le sue emozioni.

- Mi hai chiesto tu di farti una domanda. Visto che quelle più personali ed impegnative le eviti te ne faccio una più leggera. Allora?

- Non lo so. - scosse la testa serio - Le patatine fritte? - accennò un mezzo sorriso quando Erika fece spallucce, divertita dalla sua risposta, poi riprese a parlare - E tu cosa preferisci? Immagino nessuna delle due. Rovinano la linea, giusto?

- Giusto. Preferisco i gelati alla frutta. Sono buoni e salutari. Tranne quando guardo un film romantico, in quel caso scelgo sempre un gelato cioccolata, nocciola e stracciatella e magari ci butto sopra dei biscotti sbriciolati. E fanculo la linea.

Mark rise sentendo quell'ultima frase.

- Hai qualcos'altro da domandarmi? - la incitò.

- Qual è il tuo musical preferito?

- Nessuno. - prese un'altra sigaretta dal pacchetto - Detesto i musical. Credo che, se nella vita reale qualcuno smettesse improvvisamente di parlare e iniziasse a cantare a caso, verrebbe considerato un autentico idiota.

- Sai, i musical sono belli proprio perché non sono la vita reale.

- Credo comunque che siano stupidi.

- Tu devi proprio essere l'anima della festa, vero?

- Sono realista.

- No, io sono realista, tu sei noioso.

- Hai mai rifatto qualcosa? - cambiare discorso dava a Mark l'illusione del controllo - Le tette? Il sedere?

- No, sono tutta vera.

- Anche le tette?

- Anche quelle.

- Proprio niente? Nemmeno sul viso?

- Proprio niente. - lesse il dubbio negli occhi del suo cliente - Cos'è, vuoi farmi sentire in colpa perché sono nata figa?

Mark emise un piccolo sbuffo, indice di una risata soffocata provocata da una risposta che non si aspettava. Portò per l'ennesima volta la sigaretta alla bocca, mantenendola piegata in una smorfia che si sarebbe potuta interpretare come un sorriso, perdendosi negli occhi di Erika.

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