Capitolo 4

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- Allora? - Will interrogò l'amico con insistenza.

- Allora cosa?

- Com'è? Bella, vero?

- Molto bella.

- Che dici? Magari te la fai giusto un altro paio di volte.

- O magari no. - Mark aspirò un po' di fumo da una mezza sigaretta.

- È per Paola?

- Will, devo lavorare. Mollami.

- Me lo puoi dire, se è per Paola. Comunque è molto discreta, non lo verrà mai a sapere nessuno.

- Will, mollami.

Mark spense la sigaretta nel posacenere e finse di riordinare alcune delle scartoffie che albergavano sulla sua scrivania, nella speranza di cacciare l'amico fuori dal suo ufficio. Will conosceva quell'uomo fin troppo bene per non capire che il suo comportamento distratto e scostante richiedeva qualche ora di solitudine per riuscire a rientrare nei canoni della normalità.

Il pensiero dell'incontro, avvenuto qualche giorno prima, con quella bellissima prostituta non era riuscito a lasciare la mente di Mark, che era stata bombardata per tutto il tempo dall'immagine di quel corpo perfetto, di quelle labbra carnose e di quel sorriso coinvolgente.

Prese il cellulare, ci giocherellò per qualche minuto, facendolo ruotare tra le dita e accendendone lo schermo di tanto in tanto per far finta di controllare l'orario. L'icona della rubrica spiccava in mezzo a tutte le altre, richiamandolo come il soave canto di una sirena. Sapeva che, in mezzo a quella lunga lista di colleghi e clienti, c'era un nome che suonava troppo seducente per poter essere collegato alla sua vita.

Cosa sarebbe successo se avesse selezionato quel nome? E se avesse composto il numero ad esso associato? Sarebbe stato davvero così sbagliato farsela un altro paio di volte, come diceva Will? Ma sopratutto, che figura avrebbe fatto Mark nel ricontattare la donna a cui aveva chiaramente detto che non avrebbe più voluto rivederla?

Scrutò quella sequenza di numeri a lungo, lasciando che i suoi occhi ripercorressero i contorni di ognuna delle cifre che apparivano sullo schermo. Una chiamata, a cui fu costretto a rispondere, illuminò il display. Mark appoggiò il telefono all'orecchio con aria assente.

- Alle cinque ho l'appuntamento con la pasticceria. - gli disse una voce femminile - Vieni anche tu?

- No, non posso. Devo lavorare. - mentì lui.

- Va bene. Avevi detto che volevi la crema al limone nella torta, no?

- Ok, va bene la crema al limone. - le disse mentre sfilava l'ennesima sigaretta dal pacchetto.

- Non devi farmi un favore, la prendo solo se ti piace. Possiamo scegliere anche un altro gusto. Oh, un'altra cosa. Amy dice che se voglio mi prepara dei muffin alla nocciola ad un prezzo di favore. Che dici?

- Sono allergico alle nocciole.

- Non sei allergico alle nocciole, Mark.

- Credo di essere allergico.

- Lo saprei, se lo fossi.

- Potrei esserlo.

- Va bene, senti, li prendo lo stesso. Se pensi di essere allergico alle nocciole non li mangi. - l'altoparlante del telefono tacque per pochi istanti - Mark, lo so che devi lavorare, ma prova almeno a fingere che te ne freghi qualcosa. Sono cose importanti per me.

- Lo so che è importante per te. - sospirò - Senti ora ho da fare. Resto chiuso in ufficio tutta la sera, torno tardi. Non aspettarmi sveglia.

Riattaccò senza neanche prestare ascolto al romantico saluto della donna che amava. Scrutò la bianca sigaretta che stringeva tra le dita, troppo pensieroso per riprendere a lavorare. Nella sua mente cominciò a farsi spazio l'idea che, in fondo, non ci sarebbe stato nulla di male a rivedere Erika. Quella bellissima creatura sarebbe stata la scusa perfetta per non andare alla pasticceria di Amy alle cinque.

Il numero della prostituta lo stava aspettando, nascosto all'interno della rubrica. Un paio di rapidi tocchi sullo schermo dello smartphone gli avrebbero garantito una serata ben più interessante di quella che si prospettava per Paola.

Afferrò il telefono, fece partire la chiamata, roteò gli occhi, maledicendosi per averlo fatto.

- Pronto? - una voce argentina risuonò nel suo orecchio.

- Sono Mark. - fece un'impercettibile pausa - Sanders...

- Ciao Mark Sanders, - rise lei - sono Erika.

- Sei libera stasera, alle cinque?

- Se vuoi mi libero per te. - la ragazza aveva capito quanto desse fastidio, a quell'uomo, l'atteggiamento cordiale e amichevole che riservava di solito a tutti i suoi clienti. Per questo motivo trovava tremendamente divertente esasperare quel modo di fare, al fine di indispettire ancor di più quel particolare ragazzo.

- Ok. - si grattò un sopracciglio in un moto di seccato imbarazzo. - Allora ci vediamo alle cinque.

- Sempre a disposizione, per te questo ed altro. - scherzò ancora lei.

Mark chiuse la chiamata. Restò ad assaporare il suono del silenzio. Portò la sigaretta alla bocca, muovendosi con una lentezza che gli infondeva tranquillità. La accese, coprendo la fiamma di un accendino quasi scarico con una mano. Gustò la prima boccata di fumo che gli riempì i polmoni. Solo in quel momento riuscì a calmarsi.

Riprese a lavorare, rileggendo i resoconti che la sua segretaria aveva lasciato sulla sua scrivania fin troppe ore prima. Se avesse finito di controllare quei documenti prima di pranzo, avrebbe potuto evitare di restare in ufficio il pomeriggio ed avrebbe potuto dedicare il resto della giornata ad attività ben più stimolanti.

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