Mark respirò avidamente il fumo della sigaretta, picchettando con le nervose dita sul volante della sua auto. A poca distanza da lui, il cancello della casa di Erika lo chiamava a sé, ma l'uomo sembrava alquanto restio a scendere dal veicolo, parcheggiato ormai da diversi minuti, e ad avviarsi in direzione della deliziosa villetta.
Temeva che il largo anticipo con cui si era presentato non sarebbe stato gradito dalla prostituta. Forse temeva che avrebbe potuto trovarla intenta a soddisfare un altro cliente.
Spense la sigaretta all'interno del piccolo posacenere di cui era dotata l'auto, resistendo alla tentazione di accenderne un'altra. Osservò l'umile scatolina bianca che giaceva sul sedile del passeggero, diede una rapida occhiata all'anonima busta da lettere ricolma di banconote, afferrò entrambe.
Scese finalmente dall'auto, cercando di mantenere la calma mentre si avviava verso un citofono che, al momento, rappresentava la sua maggiore preoccupazione. Poggiò il polpastrello contro il pulsante, applicò una pressione sufficientemente forte da annunciare, alla padrona di casa, il suo arrivo.
- Mark? - la voce di Erika risuonò attraverso l'altoparlante dopo alcuni istanti di attesa.
- Sì... Sono un po' in anticipo, scusa.
Seguirono diversi secondi di imbarazzante silenzio, poi la serratura del cancello scattò, concedendo a Mark di oltrepassarlo.
Dopo aver finalmente varcato la soglia della porta d'ingresso, evento, questo, preceduto da una lunghissima camminata attraverso il breve vialetto, l'uomo si sorprese nel trovarsi davanti una donna di mezza età, bassa, molto formosa e dalla carnagione scura. La sconosciuta lo fissava con i suoi occhi nerissimi, senza aprire bocca.
- Sono Mark... - riuscì a dirle - Avevo un appuntamento. - tacque per un attimo - Con Erika.
Il silenzio della donna riuscì ad alimentare il suo disagio, lo sguardo severo con cui lo scrutava lo fece quasi sentire giudicato.
- Mark! - Erika giunse in soccorso del cliente - Che ci fai qui?
La ragazza sembrava sinceramente sorpresa. Indossava un paio di semplici jeans ed una vecchia maglietta grigia a maniche corte e aveva i capelli legati in una coda alta. Era evidente che non si aspettasse che Mark giungesse così presto a casa sua.
- Sono in anticipo, mi spiace. - le rispose lui, senza staccare lo sguardo dalla donna misteriosa.- Lei è Brizida, - la ragazza sembrò intuire i pensieri dell'uomo - è la mia domestica.
- Hai una domestica?
- Non avrai mica pensato che mi pulissi la casa da sola? - rise.
- Perché non dice niente?
- Non parla la nostra lingua.
- E come fate a capirvi?
- Semplice, io parlo la sua.
Erika sorrise dolcemente a Mark, poi si rivolse a Brizida, pronunciando una serie di parole incomprensibili. La donna, dopo aver compiuto un lieve cenno della testa in direzione del cliente, in segno di saluto, si voltò e, afferrato uno straccio sporco, tornò ai suoi doveri, allontanandosi.
- Allora, - disse la prostituta - perché sei venuto così presto? Sei in anticipo di almeno due ore.
- Non avevo nient'altro da fare.
- Potevi stare a casa a fissare il soffitto. - gli sorrise con irriverenza - La prossima volta nemmeno ti apro, ti faccio aspettare in strada.
- Questi sono tuoi. - l'uomo le porse la busta contenente il denaro, ignorando la frase della ragazza - E questo è per te. - estrasse la scatolina dalla tasca dell'impermeabile.
Erika lo guardò con un pizzico di stupore, poi afferrò il piccolo contenitore bianco, rigirandolo tra le dita. Infine lo aprì, portando alla luce una sottile catenina d'oro, alla quale era attaccato un ciondolo che assomigliava vagamente ad una "Y" rovesciata. La ragazza aggrotò le sopracciglia, nel tentativo di capire quel bizzarro regalo.
- Cosa dovrebbe essere? - chiese - Una farfalla?
- È una lingua.
- Cosa?
- È una lingua biforcuta, come la tua.
- Dove hai trovato un ciondolo a forma di lingua biforcuta?
- Non l'ho trovato, l'ho fatto realizzare apposta.
- Come sarebbe a dire? - Erika lo guardò incredula.
- Sono andato in gioielleria, ho portato all'orafo una foto presa da internet come esempio e gli ho detto che volevo un ciondolo che avesse quella forma.
Erika lasciò cadere con veemenza le braccia lungo i fianchi.
- Ok, ora voglio sapere che faccia ha fatto il gioielliere quando gli hai detto che volevi un ciondolo a forma di lingua biforcuta.
- Ma che ti importa! Dai provati la collana.
La ragazza smise di porgli domande, estrasse la catenina dalla sua confezione e la portò al collo. Mark la aiutò ad allacciarla, sfruttando la situazione per sfiorare delicatamente la pelle della prostituta. Assaporò quella morbidezza speciale per diversi secondi, indugiando a lungo prima di posizionarsi nuovamente di fronte ad Erika.
- Ti sta bene. - l'uomo ammirò soddisfatto il suo regalo - Ti piace?
- È il regalo più strano che mi abbiano mai fatto. - rispose lei, giocherellando con la piccola lingua dorata che le pendeva sullo sterno - E ti dico solo che una volta mi hanno regalato una sella e delle briglie per cavalli. E io non ho mai avuto cavalli.
- Ma ti piace? - insistette lui.
Erika arricciò le labbra, come se stesse pensando alla risposta migliore da dare al suo cliente.
- Sì è carina. - disse infine - Sai una cosa, credo che sia il regalo più azzeccato che abbia mai ricevuto.
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La lingua biforcuta
RomanceCopertina realizzata da @GiveMe_Love07 Erika è una squillo di lusso cinica e disillusa, con una peculiare caratteristica che la contraddistingue: la lingua biforcuta. Vive costantemente con i piedi per terra, affiancando al suo disarmante realismo u...