Capitolo 13

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Erika guizzò fuori dal letto, lanciando un'occhiata distratta all'affascinante ragazzo che stava ancora dormendo beatamente, giacendo sopra le lenzuola, quasi come se, persino durante il sonno, volesse essere spavaldo e presuntuoso. I muscoli di quel giovane corpo nudo parevano brillare alla luce del sole, mostrandosi perfettamente definiti. La bocca dell'uomo era piegata in una smorfia che, sorprendentemente, non riusciva ad essere arrogante quanto lo era quel ricco figlio di papà.

La bella prostituta sapeva bene che quel viziato ragazzo avrebbe provato a comprare un altro po' del suo tempo, sventolandole davanti qualche banconota di grosso taglio, ma sapeva anche che non sarebbe riuscito a convincerla. In fondo aveva mille cose da fare, quella mattina, e qualche soldo in più non sarebbe bastato a distrarla dai suoi impegni, né, tantomeno, l'avrebbe convinta a fare sesso controvoglia.

Certo, normalmente avrebbe rinunciato ai suddetti impegni e messo da parte la sua insofferenza, comportandosi come la perfetta donna sottomessa che, a molti clienti, piaceva da impazzire. Ma, in questo caso, sapeva bene che la cosa migliore da fare era rifiutare il sesso con fermezza e cacciare dal suo appartamento quel bamboccio. Lei ne sarebbe stata ben felice e quel povero idiota l'avrebbe idolatrata ancora di più.

*****

La giovane uscì di casa circa un'ora dopo, diretta verso il quartiere più lussuoso della città, quello traboccante di boutique d'alta moda frequentate solo da mogli snob e insoddisfatte e da amanti ventenni che a stento capivano la lingua degli uomini con cui andavano a letto.

Gigì le aveva ripetuto fin troppe volte che da Luxury era periodo di saldi e che la maggior parte della merce era venduta a metà prezzo, e ad Erika sembrava il momento giusto per recarsi al negozio ed approfittare di sconti che, comunque, non riuscivano a diminuire in maniera significativa i prezzi. In fondo, da Luxury si spendevano cifre a tre zeri anche quando si voleva comprare un umile foulard.

L'affascinante escort entrò nel negozio a testa alta, vagando con lo sguardo fra relle e manichini, assaporando i raffinati tessuti e gli eleganti vestiti d'alta moda. Iniziò a far scorrere le sue mani fra le file di abiti troppo costosi per poterne esporre i prezzi. Le sue unghie perfettamente smaltate di rosso scelsero un abito della stessa identica tonalità. Erika decise di provarlo senza nemmeno guardarlo.

Ci scivolò dentro, lasciando che il morbido tessuto si adattasse alle sue forme. Uscì dal camerino, per poi rimirarsi in uno degli enormi specchi di cui il negozio era fornito. Erika aveva sempre pensato che quelle lastre riflettenti fossero state costruite appositamente deformate, per dare l'illusione, alle clienti, che le lunghe settimane di dieta erano servite a qualcosa.

- Ti sta benissimo.

La ragazza si voltò di scatto, sorpresa da quel complimento non richiesto. La bocca da cui era malamente fuoriuscito apparteneva ad un ragazzo sconosciuto, dotato di due meravigliosi occhi azzurri, di una folta chioma bionda e di una mascella fin troppo squadrata. Ad occhio e croce doveva avere meno di trent'anni e, a giudicare dai jeans strappati e dalla camicia infilata nei pantaloni solo per metà, non doveva essere un habituè del negozio.

- Come scusi? - gli rispose, senza tentare di nascondere l'incredulità.

- Volevo dire... - il giovane appariva imbarazzato - Le! Le sta benissimo.

- Ci conosciamo?

- Sa... - il ragazzo ignorò la domanda, facendo sfoggio di una fila di denti fin troppo bianchi e perfetti - Dall'altra parte del negozio abbiamo altri modelli simili a quello che sta indossando. Se vuole provarli...

- Lei lavora qui? - Erika conosceva già la risposta, ma volle comunque fingersi troppo stupida per poterla intuire.

- Sì, esatto! Se ha bisogno di aiuto può chiedere a me.

- Perché non indossa la divisa come gli altri commessi?

- Perché... Sa... Perché... In realtà io sono il vicedirettore, quindi non devo indossare nessuna divisa.

- Va bene. - si finse convinta - Senta, mi sembra che quest'abito non cada bene sui fianchi, non crede anche lei?

A salvare dall'imbarazzo l'affascinante biondino giunse una delle commesse della boutique, che si rivolse direttamente ad Erika.

- Buona giornata, signorina. Posso aiutarla?

Sul viso del ragazzo si dipinse il panico, certo che di lì a poco sarebbe riuscito a collezionare una figuraccia che avrebbe ricordato a lungo. Erika decise di essere clemente.

- Sì, questo vestito proprio non mi convince. Il mio ragazzo, qui, dice che non valorizza le mie forme come si deve. Non so, forse è il tessuto che non funziona. Potrebbe mostrarmi qualche altro modello? Magari sempre dello stesso colore. - la commessa annuì senza perdere tempo - Grazie, porti pure gli abiti in uno dei camerini, io arrivo subito.

Mentre la dipendente del negozio partiva alla ricerca del vestito perfetto, Erika si voltò a guardare il timido ragazzo biondo, che ora aveva la vergogna stampata in volto.

- Quindi non lavori qui. - la escort usò il sarcasmo per fingersi sorpresa.

- No...

- Sono letteralmente sconvolta! - poggiò le mani sui fianchi e si lasciò sfuggire un sorriso divertito.

- Forse ho usato il modo peggiore per approcciarti...

- Dì pure il più stupido. Credo che questi metodi di rimorchio funzionino solo nelle commedie romantiche.

- Almeno mi hai rivolto la parola. - fu lui a ridere, stavolta, rincuorato dalla reazione pacata della ragazza.

- Magari la prossima volta vieni da me e invitami ad uscire come si faceva ai vecchi tempi. - gli porse la mano. - Io sono Erika.

- Io sono Henry. - gliela strinse con fare insicuro. - Allora... Ho già fatto una fantastica figura di merda... Credo di meritarmi un premio, ora. Magari un appuntamento? - sollevò un sopracciglio, sfoggiando un sorriso che cercava di essere il più accattivante possibile.

Erika osservò bene quel giovane impacciato, ammirando quegli specchi d'acqua limpida che aveva al posto delle iridi e tentando di intuire la quantità di muscoli nascosta sotto una camicia non abbastanza aderente.

- Va bene, Henry, la tua performance da Premio Oscar ti ha fatto vincere un appuntamento con me.

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