Capitolo 21

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La mattinata si rivelò meravigliosamente soleggiata, fatto piuttosto insolito per una giornata autunnale. Il sole era a dir poco accecante, con i suoi caldi e rassicuranti raggi avvolgeva l'aria, riflettendosi su un cocente asfalto, e si poteva addirittura incontrare qualche lucertola coraggiosa che aveva deciso di rimandare di qualche settimana il letargo. Sembrava che la natura avesse deciso di essere clemente con Mark, bloccando i primi sintomi dell'inverno per regalargli un po' di tiepido piacere.

L'uomo, seduto al volante della sua auto, stava aspettando paziente davanti ad un cancello chiuso, che proteggeva un'adorabile villetta, in attesa dell'arrivo della sua dama.

Erika si fece attendere solo per pochi minuti. Uscì quasi immediatamente di casa, dirigendosi con saltelli dal sapore infantile verso l'auto del suo cliente. Un vestito bianco, dall'ampia gonna, lunga fino al ginocchio, e decorato da una fantasia floreale, la avvolgeva delicatamente, rendendola bella e raffinata. Un giachetto bianco le proteggeva le spalle, riparandola da una fresca brezza, appena percettibile. Delle zeppe di corda, una borsa enorme ed una sbarazzina coda di cavallo completavano il look della ragazza, facendo sembrare che, più che essere ospite ad un brunch, fosse pronta per un picnic in mezzo al bosco.

- Andiamo? - appena salita in macchina, la bella prostituta rivolse un ammaliante sorriso a Mark, poi allacciò la cintura e si preparò alla partenza, felice come una bambina che va per la prima volta a visitare un parco giochi.

- Il brunch lo hanno organizzato questi miei amici... - fu una delle poche cose che l'uomo le disse durante il tragitto - Non li vedo da un pezzo, ognuno di noi ha i suoi impegni, lavoro, famiglia... È difficile stabilire un giorno in cui incontrarsi tutti insieme.

- Va bene.

- Senti... Ti dispiacerebbe se dicessi loro che ti chiami Paola?

- Perché proprio Paola? - chiese lei, incuriosita.

- È un bel nome, no? Mi è sempre piaciuto. - restò per un attimo in silenzio - È un bel nome.

- Sì è carino. - fu l'unica cosa che gli rispose.

Giunsero a destinazione dopo un'abbondante mezz'ora di viaggio. Il luogo designato per lo svolgimento del brunch altro non era che l'enorme villa di uno degli amici di Mark, o, per meglio dire, il vasto giardino che circondava il sontuoso edificio.

Fra erba e cespugli decorativi spiccavano diversi tavoli e numerose sedie. Un lunghissimo bancone, rivestito da una candita tovaglia bianca, era completamente ricoperto da cibi e bevande di ogni tipo, facendo in modo, con la sua opulenza, di far assomigliare quel brunch ad un lussuoso matrimonio.

A rendere ancor più ridicola quell'abbondanza di pietanze era l'esiguo numero dei presenti. Compresi Mark ed Erika, si contavano appena una decina di persone, più uomini che donne, le quali, all'arrivo della coppia formata da cliente e prostituta, iniziarono il rituale delle presentazioni.

Fra strette di mano troppo energiche e sorrisi di plastica, Erika riuscì a memorizzare appena la metà dei nomi che le vennero detti. Nonostante ciò, la ragazza fece in modo di trovarsi immediatamente a suo agio in mezzo al gruppo dei facoltosi amici di Mark.

Afferrato uno dei sofisticati calici ricolmi di champagne che svettavano su ogni angolo del lungo bancone, la prostituta iniziò a conversare amabilmente con i presenti, affiancata dal suo cliente che, in un modo troppo affettuoso, le rimaneva vicino, poggiandole costantemente una mano sulla schiena.

- ...insomma, alla fine ha preferito fare finta di nulla e continuare a vivere nella sua ignoranza. - aveva detto ad un certo punto uno degli amici di Mark di cui Erika aveva già rimosso il nome, riferendosi ad un fantomatico socio in affari di cui non importava niente a nessuno - Aveva ragione Platone, l'uomo preferisce vivere in una caverna piuttosto che accettare la realtà. Non c'è che dire, quel sesto libro è una vera miniera di insegnamenti.

- A dire il vero il mito della caverna si trova nel settimo libro de "La Repubblica". - a quel punto Erika aveva interrotto la pioggia di complimenti che aveva investito l'uomo ed era riuscita a catalizzare l'attenzione su di sé - In ogni caso, il pensiero di Platone non era esattamente questo. Il suo era più un elogio alla figura del filosofo che una critica all'ignoranza e all'incapacità di accettare la realtà. Probabilmente il mito della caverna vuole anche essere un tentativo di ricordare Socrate, di condannare una morte dovuta alla cecità dell'uomo comune.

Da quell'istante in poi il gruppetto di ricchi e spocchiosi aristocratici aveva smesso di considerare Erika come una bambola priva di cervello ed aveva iniziato a portare avanti conversazioni ben più profonde, spaziando dalla filosofia all'economia, dalla politica ai temi di attualità, trasformando un banale e noioso brunch in un incontro di alto spessore culturale.

Erika aveva sostenuto con maestria ogni tipo di discussione, riuscendo, con le sue doti dialettiche, a risultare brillante anche nei momenti in cui non aveva una conoscenza sufficientemente vasta dell'argomento trattato.

- Bellissima e intelligente! - disse infine uno degli uomini presenti, riferendosi proprio alla prostituta - Mark, non lasciartela scappare, una così non la trovi facilmente. Se non la sposi tu, lo faccio io.

Questa frase riuscì a far ridere i presenti e, per qualche motivo, fu in grado di riempire d'orgoglio Mark, come se davvero quella donna perfetta fosse la sua futura sposa, come se davvero quella meravigliosa creatura fosse di sua proprietà.

Forse avrebbe potuto esserlo.

Forse avrebbe dovuto esserlo.

L'uomo si allontanò dal gruppo di neo intellettuali, preferendo abbandonare momentaneamente ogni tipo di dibattito per potersi avvicinare ad una bottiglia di champagne ancora intatta.

Afferrò un calice vuoto, stappò il prezioso contenitore di vetro, osservò il liquido dorato riempire il bicchiere, esplodendo in decine di frizzanti bollicine.

- Mark...

Un voce alle sue spalle lo convinse a voltarsi. Un ragazzo alto, magro, dai corti capelli neri e dotato di un'aria spocchiosa gli si parò davanti.

- Dominic, vuoi anche tu un po' di champagne?

Il giovane ereditiere non rispose, semplicemente si avvicinò a Mark, con un'espressione seria dipinta in volto, prima di rivolgergli nuovamente la parola.

- Senti, c'è una cosa che devo proprio dirti...

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