Capitolo 23

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Con la scusa che Erika non aveva potuto festeggiare come si deve il suo compleanno, Gigì era riuscita a convincere l'amica a trascorrere la notte in uno dei locali più chic della zona, l'Aspen.

Le due ragazze avevano raggiunto il prestigioso locale a bordo di una lussuosa limousine, gentilmente offerta proprio da Gigì, ed avevano fatto un'entrata teatrale, catturando l'attenzione dei presenti con tacchi vertiginosi e vestitini in miniatura che avevano il vanto di lasciare ben poco all'immaginazione.

Erika aveva già dato per scontato che avrebbe trascorso la serata fra musica assordante e danze sfrenate, durante le quali avrebbe dovuto dimostrare tutta la sua abilità nel togliersi di dosso le mani di uomini eccessivamente espansivi e immotivatamente sicuri di sé. Tuttavia le cose presero una piega ben diversa da quella che aveva immaginato la ragazza.

Nel momento in cui aveva raggiunto il buio privè, che la sua amica bionda aveva fatto riservare per l'occasione, grida allegre, applausi scroscianti e sorrisi ricolmi di affetto l'avevano avvolta, riuscendo a squarciare la tipica penombra in cui l'Aspen era perennemente immerso. Un gruppo composto da circa quindici persone la circondò, facendole gli auguri e cominciando a sommergerla di pacchetti regalo di ogni forma e colore.

- Allora, - Gigì dovette urlare per sovrastare la forte musica che intratteneva gli ospiti del locale - piaciuta la sorpresa? Dì la verità, non te l'aspettavi!

- Ma che significa?

- Ma come che significa! È per festeggiare il tuo compleanno, no?

- Con una settimana di ritardo?

- Non è colpa mia se stai sempre a lavorare. Per lo meno è stata una sorpresa vera e propria. Non avresti mai potuto immaginare che avrei organizzato una cosa del genere per te, vero?

Erika le sorrise quasi imbarazzata, sollevando leggermente le spalle.

- A dire il vero ho capito che mi avresti organizzato una festa a sorpresa quando non mi hai consegnato il regalo.

Gigì per tutta risposta si morse il labbro, indispettita.

- Devo smettere di farti i regali con puntualità. - le disse infine, prima di scoppiare in una risata divertita insieme all'amica e cominciare a ballare seguendo un ritmo coinvolgente, trascinando Erika con sé.

Il gruppo di amici si scatenò sulla pista del lussuoso locale per interminabili ore, interrompendo le frenetiche danze solo per reidratarsi con bevande alcoliche il cui effetto era semplicemente quello di far aumentare la temperatura e rendere il corpo ancor più accaldato. A fine serata iniziò il rituale, obbligatorio naturalmente, della consegna dei regali. Erika si trovò dunque piacevolmente costretta a scartare elettrodomestici, abiti e completi intimi, buoni regalo, trucchi e bagnoschiuma di improbabili fragranze, che probabilmente avrebbe detestato, ma che avrebbe usato solo perché erano stati dei cari amici a donarglieli.

L'ultima a consegnare alla bella ragazza il suo meritato presente di compleanno fu Gigì. Decise, quando ormai la serata stava volgendo al termine ed ognuno degli invitati cominciava a meditare l'idea di tornare a casa, di prendere in disparte l'amica, per parlarle con tranquillità e consegnarle il regalo. 

Le due si diressero insieme verso una stanza situata in un angolo marginale del privè, sfruttando l'insonorizzazione delle pareti per poter finalmente scambiare quattro chiacchiere senza dover sforzare le corde vocali. Si sedettero su dei pouf lilla, proprio di fianco ad un tavolino talmente basso da sembrare parte del pavimento, ritrovandosi faccia a faccia, immerse in un relativo silenzio. Gigì poggiò sull'ampia superficie in vetro di quel bizzarro pezzo di mobilio una scatolina rossa, accompagnata da una busta in cui, suppose Erika, doveva aver messo l'immancabile biglietto di auguri.

- Che aspetti? - disse la bionda, con insolita tranquillità - Aprilo, dai. Sono sicura che ti piacerà.

Erika afferrò l'ennesima scatolina tenuta in mano in quella breve settimana, spalancandola per poterne esaminare il contenuto. Un paio di modesti orecchini d'oro le brillarono davanti e la ragazza non perse tempo ad estrarli dalla loro culla ed a portarli ai lobi, mostrandoli con fierezza all'amica e fingendo di pavoneggiarsi.

- Ti stanno benissimo. - Gigì le sorrise dolcemente, mostrandole una delicatezza che raramente esponeva così facilmente - E sai una cosa? Si abbinano perfettamente alla tua nuova collanina. 

- Oh, l'hai notata? - Erika finse indifferenza.

- Tesoro, ma con chi credi di avere a che fare? Ovviamente l'ho notata. Ed ho notato anche che sembra troppo economica per esserti stata regalata da un cliente. E dubito che te l'abbia data Henry. Ti conosco da abbastanza tempo per sapere che se quel pover'uomo si fosse azzardato a regalarti qualcosa per il tuo compleanno tu come minimo avresti dato fuoco al regalo. E anche a lui.

- Non sono così crudele, dai!

- Puoi ripeterlo quante volte vuoi, ti conosco. Se te l'avesse data lui non l'avresti accettata, non dopo così poco tempo. Quindi veniamo al punto: c'è qualcosa che mi devi dire?

- È solo il regalo di un cliente tirchio.

- Quello strano?

- Proprio lui.

- È pure tirchio?

- Ma no, dai. È solo strano.

- Ma cosa dovrebbe rappresentare il ciondolo? Un paio di cosce e un sedere?

- Gigì, dovresti smetterla di avere certi pensieri. Comunque no, è una lingua biforcuta.

- Cosa?

- Te l'ho detto che è strano.

La bionda rinunciò a fare altre domande. Era certa che le risposte che le avrebbe dato l'amica sarebbero state troppo bizzarre per piacerle. Afferrò dunque la busta bianca, che per tutto il tempo aveva giaciuto silenziosa sul tavolino basso, e la porse ad un'Erika preda della curiosità. La bella escort aprì il sottile involucro di carta, estraendo dal suo interno due biglietti variopinti. Il tempo di leggere quanto vi era scritto sopra e le braccia di Erika erano già attorno al collo di Gigì, stringendola felici.

- Hai visto? - esclamò la bionda - Ti ho preso i biglietti per quello stupido musical che nomini sempre. Ammettilo, sono la migliore! E, se guardi bene, noterai che i biglietti sono due. Così puoi portare a quel noiosissimo spettacolo anche il tuo prezioso Henry.

Erika si staccò finalmente dall'amica. Le due si rivolsero un eloquente sorriso.

- Sei davvero la migliore, Gigì!



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