Capitolo 15

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Suonare quel citofono era diventato quasi piacevole. Premere quel piccolo pulsante circolare, guardare dritto nella lente e sapere che, dall'altra parte, c'era una donna che spiava tutti i suoi movimenti stava diventando, per Mark, un'abitudine familiare che riusciva, forse paradossalmente, a rilassarlo. La voce argentina che lo accoglieva in casa rendeva il tutto ancor più accattivante e gli abiti di Erika, che negli ultimi incontri si erano mantenuti casual e alla mano, facevano sì che la situazione fosse eccitante in un modo insolito. Forse era eccitante perché, vestita così, non assomigliava ad una prostituta. Forse erano proprio quei vestiti a rendere meno umiliante il momento in cui le consegnava la busta contenente il denaro.

- Guarda chi si rivede! - ironizzò la bella mora, fingendosi sorpresa alla vista dell'uomo.

- Dovresti aspettartelo, ormai.

- Ti porto qualcosa da bere?

- Davvero hai ancora bisogno di chiedermelo?

Il whiskey che gli servì riuscì a rimandare l'amplesso solo di pochi minuti, quelli che impiegò lui a berlo d'un fiato e a dimenticarsi di tutti i sensi di colpa. In breve tempo si ritrovarono nudi, avvinghiati, abbracciati dalle lenzuola e avvolti da sudore e respiri.

Era sorprendente come la pelle di Erika avesse ogni volta un sapore diverso. Aveva il sapore di una crema profumata e costosa, ma, ad ogni incontro, il gusto si rivelava sempre nuovo, sempre stimolante. Aveva il sapore della passione, della trasgressione. Aveva il sapore del cioccolato mangiato subito prima di pranzo, il sapore di quel dolce snack che ha il potere di rovinare l'appetito ed alterare il gusto, facendo sembrare qualunque altra cosa mangiata subito dopo strana o persino rivoltante.

Infine Mark si ritrovò ad accarezzare quella morbida distesa rosa, sdraiato al fianco dell'affascinante escort, resistendo all'impulso di leccarla, di deliziare le sue papille gustative con quel soffice manto vellutato. Erika mise a soqquadro i pensieri dell'uomo, voltandosi di scatto verso di lui e poggiando la testa sulla sua spalla, per poi lasciar ricadere una mano sul suo petto, come fosse un petalo ancora soffice che precipita su una tappeto di fiori appassiti.

Perché lo aveva fatto? Perché lo stava toccando? Il sesso era finito, i soldi li aveva, perché mai avrebbe dovuto mostrare una tenerezza ed una calma tipiche degli amanti? Perché era così dolce? Perché era così bella? Perché Paola non era attraente quanto lei?

Erika ruppe anche quella catena di domande, lasciando scivolare le sue labbra vicino alla guancia dell'uomo per poi premerle delicatamente contro la sua pelle, resa ruvida da una barba appena visibile. Il cliente sentì i capelli della prostituta strusciarsi contro il suo collo.

- Con quanti uomini sei stata?

- Vuoi dire con quanti clienti o in generale? - Erika non si sorprese a quella domanda così inaspettata, stava cominciando a capire il modo di fare atipico di Mark - Perché il numero dei clienti non saprei mai calcolarlo.

L'uomo abbassò il mento, cercando di guardare la ragazza, la quale si trovava ad una distanza talmente ravvicinata che gli occhi di Mark facevano fatica persino a metterla a fuoco.

- Vuoi dire che sei stata con qualcuno anche se non ti ha pagato? Anche dopo che hai cominciato a fare questo lavoro?

La ragazza si staccò finalmente da lui, sollevò a fatica il busto, facendo perno su un braccio e regalò al suo interlocutore un'occhiata decisamente incredula, come a volergli fare capire l'assurdità della sua domanda senza neppure sprecare fiato. Dopo pochi istanti si appoggiò nuovamente alla spalla di Mark, lasciandolo senza una risposta. Rimasero in silenzio per un paio di minuti.

- Erika...

- Che c'è?

- Ti sei mai innamorata di un tuo cliente?

- Solo una volta, molto tempo fa.

- Come c'è riuscito?

- Cosa?

- A farti innamorare, dico.

- Era molto intelligente. E molto colto. Mi piaceva come riusciva a mettere in soggezione tutti con il suo modo di parlare, con il modo in cui ostentava la sua cultura.

- E come è finita?

- Lui mi ha detto che avrei dovuto lasciare il mio lavoro e io gli ho detto che poteva pure andarsene a fanculo. Da allora ho imparato a tenere fuori i sentimenti, è troppo rischioso. - la ragazza terminò quest'ultima frase quasi sottovoce. Chiuse gli occhi e Mark sentì il peso della sua testa gravargli maggiormente sulla spalla.

- Erika... - un mugolio di approvazione lo convinse a proseguire - Secondo te perché ci innamoriamo di una persona piuttosto che di un'altra? Cosa troviamo di tanto speciale in una persona in particolare che non c'è nelle altre?

- Non c'è un motivo. Scegliamo di innamorarci e basta. Siamo noi a deciderlo.

- In base a cosa?

- In base a niente. - si sollevò una seconda volta, abbandonando definitivamente la spalla dell'uomo e lasciando che i capelli sfiorassero appena il suo petto, come una morbida cascata bruna - È una scelta arbitraria e stupida. Non c'è niente, in una persona, che la renda migliore di altre. Non c'è niente di speciale. In fondo, nessuno è speciale, nessuno è insostituibile. Ci sarà sempre una persona più intelligente, una più carina, una più divertente. Vogliamo crederci importanti, speciali, unici, ma la verità è che siamo solo uno dei tanti, siamo mediocri come tutti. Possiamo innamorarci di chiunque, totalmente a caso, e se quel chiunque non ricambia, o si trasferisce dall'altra parte del mondo, o muore... pazienza, si passa al prossimo. Perché tanto qualunque essere umano può essere sostituito, come se fosse un pezzo rotto dentro ad un frullatore nuovo. Non si butta mica il frullatore per uno stupido pezzo rotto, no? Pensa a quante volte hai perso un parente, a quante volte hai chiuso un'amicizia, a quante volte hai avuto il cuore spezzato da un amore finito. Non sei rimasto chiuso in te stesso a piangere, sei andato avanti, hai cercato il sostegno di altre persone, hai trovato altri amici, ti sei innamorato di nuovo, ti sei innamorato anche se ad ogni donna hai promesso l'esclusiva su di te, anche se ogni volta hai creduto che quell'amore fosse l'unico possible.

Erika si mise in piedi, iniziò a rivestirsi mentre Mark la osservava, senza sapere cosa rispondere, né se fosse davvero il caso di rispondere.

- Vuoi fissare già da adesso il prossimo appuntamento? chiese lei, allacciandosi il reggiseno.

- Venerdì prossimo sono libero...

- Venerdì della prossima settimana dici? Non posso, è il mio compleanno e un cliente mi ha pagato una fortuna per andare a cena fuori con lui. Se facessimo domenica sera?

- Ok.

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