Capitolo 19

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Cliente e prostituta attesero fin quando Brizida non ebbe concluso il suo turno di lavoro, poi si rifugiarono in una camera da letto che oramai, per Mark, era diventata esageratamente familiare.

Si spogliarono lentamente, si sfiorano, si baciarono, si strinsero, attenti al piacere l'uno dell'altra. Lasciarono che i loro corpi nudi si accarezzassero per diverso tempo, anche dopo aver concluso il doveroso atto sessuale. Erika, incontro dopo incontro, appariva sempre più premurosa e dolce, senza riuscire, però, ad ingannare un sospettoso Mark.

I due restarono sdraiati al di sotto di un sottile lenzuolo celeste, faccia a faccia, guardandosi negli occhi.

- La tua domestica lo sa che lavora per una escort? - le chiese l'uomo.

- Sì, ma è una persona molto discreta, molto riservata. Non chiede mai più del dovuto, fa il suo lavoro e cerca sempre di essere educata con tutti, anche con i clienti che arrivano in anticipo.

Erika rivolse al suo cliente un dolce sorriso di intesa, poi, inaspettatamente, avvicinò la mano al viso di Mark, finendo per sfiorare il labbro inferiore dell'uomo con il pollice. Rimasero in silenzio così, senza muoversi, quasi senza respirare, temendo di spezzare un legame invisibile che li stringeva in una morsa soffocante. Quel gesto semplice e spontaneo fece lievitare a dismisura il disagio provato da Mark, che, vittima di un imbarazzo che voleva a tutti i costi nascondere, riprese a farle domande.

- Erika...

Un mugolio emesso senza schiudere le labbra attraversò la gola della ragazza. I suoi occhi non si staccarono da quelli di Mark.

- Tu credi in Dio?

- Secondo te? - sbuffò divertita.

- Quindi credi che siamo soli?

- Solo perché le persone vogliono credere in qualcosa non è detto che esista. E, detto sinceramente, credere in Dio solo perché si ha troppa paura di ammettere che sì, siamo davvero soli, perché si ha troppa paura di accettare che non ci sia qualcuno pronto a salvarci ogni qual volta siamo in pericolo, a consolarci quando siamo tristi o spaventati, è un pochino patetico. Io sto bene così, sola. È difficile a volte, ma perdermi dentro una stupida illusione mi farebbe sentire un'idiota che cerca di prendere in giro sé stessa, trovando una consolazione effimera ed irreale.

- Non c'è nessuna religione in cui credi?

- No.

- Quindi non credi neanche nella vita dopo la morte?

- No, mi spiace. L'idea di una vita dopo la morte è nata solo per distruggere una delle tante paure che ci attanagliano. Pensiamo che i bambini che hanno paura del buio siano ridicoli, ma quanto è ridicolo inventare una favola assurda come quella di Dio solo perché si ha paura della morte? - lo guardò con il suo solito sorriso gentile - E tu credi in Dio?

Mark si scostò da lei, sciogliendo quell'abbraccio appena accennato in mezzo al quale si era venuto a trovare. Afferrò il pacchetto di sigarette posto sul comodino di fianco al letto, ne estrasse una e la portò alla bocca senza accenderla, mettendosi a sedere.

- Voglio crederci.

Erika si sollevò dal letto, indossò solamente un completo intimo pulito, preso da una cassettiera situata proprio vicino alla porta del bagno e si ravvivò i capelli, in un gesto spontaneo e seducente.

Mark prese l'accendino, illuminò la punta della sigaretta e rimase ad osservare la camminata ondeggiante della escort, ammirando le sue forme perfette. Si chiese quanto sarebbe stato sbagliato esporre la richiesta che gli frullava in testa già da qualche giorno.

- Erika...

- Che c'è? - il rumore dell'acqua corrente, proveniente dal bagno, giunse fino alle orecchie di Mark, accompagnando la voce della ragazza.

- Tra qualche giorno dovrei andare ad un brunch con degli amici. E mi chiedevo se magari potessi accompagnarmi.

L'uomo si morse il labbro, involontariamente spinto dall'imbarazzo. Ora che aveva pronunciato quelle parole a voce alta, si era reso conto di quanto suonasse ridicola quella richiesta. Sorprendentemente Erika non reagì come il suo cliente aveva temuto.

- Certo, che giorno è?

- Giovedi. - la guardò rientrare in camera - Mattina. - aggiunse.

- Per quante ore? - chiese lei, dirigendosi verso la sua fidata agenda nera.

- Non lo so, mezza giornata credo.

- Solo un brunch? Niente sesso?

- Niente sesso.

- Va bene, si può fare. - segnò l'appuntamento sull'agenda.

- Quanto vuoi essere pagata per questo? - aspirò una rilassante boccata di fumo.

Erika rimase in silenzio per alcuni istanti, riflettendo sulla cifra da chiedere al cliente.

- Mezza giornata e niente sesso... facciamo duemila.

- Così poco?

La ragazza aprì un cassetto del comodino ed afferrò un rossetto che giaceva al suo interno. Iniziò poi a picchettarlo sulle labbra, senza neppure doversi mettere davanti ad uno specchio, in un gesto naturale e compiuto quasi a rallentatore, che a Mark sembrò il movimento più attraente ed affascinante che avesse mai visto. Sembrava una dea, eterea e lontana dal mondo, capace di sedurre anche con questi piccoli dettagli.

- È il sesso che si paga tanto. Senza quello valgo molto di meno.

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