Capitolo 9

1.4K 62 12
                                    

Will e Mark avevano passato ore davanti a documenti e scartoffie più o meno inutili, nel tentativo di riordinare tutta la documentazione relativa ai clienti già serviti, per potersi poi occupare di quelli che non erano stati ancora contattati.

- ...e questa è la pratica del signor Davis. Smith dice che c'è stata qualche incomprensione riguardo la faccenda degli optional. - Will mostrò al collega un paio di fogli su cui spiccavano alcune scritte in rosso.

- E ti pareva che non c'erano problemi con Davis.

Il signor Davis era probabilmente uno dei clienti più difficili con cui trattare. Eccentrico fino al midollo, spesso fingeva di avere vuoti di memoria, o di essere paralizzato e di essere costretto a fare uso di una sedia a rotelle, una volta aveva addirittura fatto credere, ad alcuni colleghi di Mark, di essere stato colpito dalla sindrome Tourette. Metteva in scena questi bizzarri teatrini solo per, a detta sua, ridere un po'. Era il terrore dell'intera azienda e ben pochi volevano concludere un affare con lui, nonostante fosse uno dei clienti più ricchi.

- Ci vai tu? - gli chiese Will.

- No.

- Ci devi andare tu.

- Ho detto di no.

- Piantala di fare l'idiota e vai da lui.

- Fammi indovinare, è in palestra?

- Sì.

- Allora no.

- Mark, - Will si alzò a fatica dalla scrivania a cui era stato seduto per troppo tempo, posizionandosi di fronte all'amico e guardandolo dritto negli occhi - lo sai com'è fatto Davis, vuole te. Se mandiamo qualcun'altro quello svitato lo farà impazzire. E poi Smith ha detto che ci devi andare tu, volente o nolente. Volente o nolente, hai capito? Hai capito Mark? Tutto chiaro?

- Ok! - sbraitò lui in risposta, sbattendo i palmi delle mani contro la superficie in legno dell'elegante scrivania - Ok, ho capito, sto andando!

*****

Negli ultimi mesi il signor Davis si era scoperto grande amante delle palestre e si era ritrovato a curare particolarmente la sua forma fisica. Trascorreva diverse ore a settimana ad allenarsi senza sosta e pretendeva che, chiunque avesse la necessità di parlare con lui, fosse costretto a farlo proprio mentre lui era intento a sviluppare i suoi muscoli, senza eccezione alcuna.

Mark, suo malgrado, si era già recato più volte nella palestra scelta da Davis per i suoi allenamenti, obbligato dal suo capo, il signor Smith, il direttore dell'azienda per cui lavorava. A quanto pareva, l'eccentrico milionario aveva preso in simpatia l'uomo, accettando di fare affari solo con lui. L'unica volta in cui Mark non aveva potuto recarsi ad un appuntamento con Davis, questi aveva detto, all'impiegato che lo aveva sostituito, di aver dichiarato bancarotta e di essere diventato improvvisamente un povero mendicante. Il malcapitato sostituto, tradito dall'insidiosa inesperienza, era tornato in ufficio senza alcuna firma sul contratto, mandando su tutte le furie il direttore. Da quel giorno Smith aveva sempre mandato Mark agli appuntamenti con Davis, in modo da evitare che il milionario potesse mettere nuovamente in atto uno dei suoi soliti scherzi.

La palestra era gremita di persone. In ogni angolo si vedevano uomini muscolosi alzare pesi dalle dimensioni impressionanti e belle ragazze con addominali scolpiti e fisici tonici. L'aria era impregnata di sudore e, nonostante il consistente impianto di condizionamento, la temperatura era insopportabilmente alta. Quasi tutti gli attrezzi erano occupati e, per l'utilizzo di alcuni si questi, si era addirittura creata una fila di discreta lunghezza.

Mark scorse Davis intento ad allenare i bicipiti, sollevando alcuni grossi manubri, vestito con dei pantaloncini lunghi fino al ginocchio e una buffa canottiera che metteva in mostra un fisico asciutto ed invecchiato dal tempo.

- Salve signor Davis. - gli disse, avvicinandosi a lui e sventolandogli davanti il contratto che aveva firmato alcune settimane prima.

- Sanders! Che piacere vederla! Ma che ci fa conciato così qui dentro? Questa è una palestra, non una sala conferenze! Perché sta indossando giacca e cravatta?

- Sto lavorando, signor Davis. - rispose, mantenendosi serio di fronte all'espressione leggermente divertita del suo cliente - Mi ascolti, c'è stato un problema con il suo contratto...

- Sanders, ma lei parla sempre di lavoro? - lo interruppe l'uomo - Coraggio, prenda un bilanciere e cominci a darsi da fare!

- No per oggi passo. Vede, lei ha ordinato tutti gli optional possibili per il suo yacht. Ma ce ne sono alcuni che non possono essere ordinati insieme, vede? Glielo avevo specificato durante il nostro precedente incontro, si ricorda?

- Ah, certo, capisco. No, Sanders, purtroppo non ricordavo più che mi avesse fatto questo appunto. Sa com'è, l'Alzheimer avanza...

- Signor Davis, lei non ha l'Alzheimer.

- Ah davvero? Va bene, mi faccia capire qual è il problema.

- Alcuni di questi optional non può ordinarli insieme. - indicò con insistenza il contratto.

- E va bene, Sanders. Rimedierò all'errore. Ma non adesso, ora ho da fare. Ci vediamo domani, prendiamo un caffè e ne parliamo con calma.

Mark chiuse gli occhi, mal celando l'espressione scocciata che la frase del ricco cliente gli aveva causato.

- Signor Davis, possiamo parlarne ora e risolvere tutto in mezz'ora.

- Ho detto che ne discutiamo domani. Ora vada, Sanders, mi ha già distratto abbastanza.

Mark sospirò, consapevole che ogni suo tentativo di convincere quell'uomo a chiudere il contratto sul momento sarebbe stato inutile. Si allontanò dall'eccentrico personaggio, dirigendosi con ampie falcate verso l'uscita di quell'ammasso di palestrati e sudore, cercando di controllare la sensazione di nervosa impazienza che lo stava invadendo.

Un paio di lunghissime gambe snelle, messe in risalto da dei corti pantaloncini neri, catturarono la sua attenzione. Una ordinata coda di cavallo castana e due splendidi occhi verdi lo convinsero a fissare con un pizzico di incredulità la bella ragazza che gli stava sfilando davanti.

La lingua biforcutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora