Capitolo 13

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-Cosa?- chiedo senza capire. Cosa c'entrava Dylan?

-Adesso vedrai- dice e mi fa l'occhiolino. Rimango perplessa per tutto il viaggio in macchina finché non vedo un palazzetto moderno circondato da un piccolo parcheggio. All'entrata un cartello è appeso a uno stand. "Pista di pattinaggio". Una donnina sulla mezza età ci chiede senza voglia, come se facesse quella domanda ogni giorno, se vogliamo entrare. Dentro fa molto freddo e io comincio a tremare, ma la mia attenzione stranamente non è attirata dalle mie sensazioni. Il palazzetto è gigantesco, ci sono milioni di posti nelle platee che formano il disegno della foglia rossa dell'acero su uno sfondo bianco, la bandiera del Canada. Per non parlare della pista. Sembra di essere in una pubblicità di Natale sui panettoni e sono sicura che tra poco uscirà un piccolo ometto barbuto che dirà "Fate i buoni". Ci sono poche persone, tra cui alcune pattinatrici professioniste. Corrono sul ghiaccio meglio di come farebbero per terra, saltano e compiono capriole aggraziate, veloci e poi di nuovo lente. Sembra quasi una danza come la mia, solo che qui se cado mi congelo le chiappe. Non ho mai pattinato, a Londra evitavo le piste di pattinaggio perché mi ricordavano troppo il Canada, la mia vecchia vita e mio padre, ma prima di andare via da qui proprio lui mi aveva insegnato le basi come stare in piedi o andare avanti, anche se sono sicura che le avrò dimenticate. Ci infiliamo i pattini e entriamo in pista. Subito sento il freddo sotto di me e le gambe tremano, rendendo più arduo il mio tentativo di mantenermi in piedi. Mentre mi tengo stretta al bordo sento due mani che mi afferrano i fianchi e sobbalzo. Sento Logan fare una risatina e dopo poco appare davanti a me.

-Sai pattinare?-

-Non proprio, io e i mio fratello venivamo sempre qui da piccoli..- noto un tono di tristezza, quindi cerco di cambiare argomento.

-Ma se sei bravissimo! Io non riesco nemmeno ad andare dritta!-

-Dai, è un po' come ballare, devi solo mantenere l'equilibrio sui pattini e il gioco è fatto-

-Facile a dirsi...- bofonchio nella mia sciarpa, ma sembra non mi abbia sentita.

Muovo, o meglio strascico, qualche passo indeciso e quando FINALMENTE faccio il primo passo deciso mi schianto a terra. Il dolore si propaga nella mia spina dorsale e chiudo gli occhi. Solo quando una mano mi stringe i fianchi mi accorgo che nella mia caduta ho tirato giù pure Logan.

-Scusami, sono un'imbranata totale..-

-Non scusarti, adesso ti insegno io-

Mi porge la mano e mi aiuta ad alzarmi. Dentro il mio cappotto, la sciarpa, il cappello e i guanti di lana mi sento un po'.. Come dire... Come una salsiccia sullo spiedo. E dopo la figuraccia che ho fatto mi sento le guance bollenti.

-Allora devi muovere un piede, così brava, e poi l'altro...- dice prendendomi i fianchi da dietro e facendomi camminare avanti. Sussulto un po' per il contatto. Non sono mai stata una ragazza romantica e avrò avuto non più di tre fidanzati, per quello il suo tocco su di me mi dava una strana sensazione, visto che nemmeno era il mio ragazzo.

"Se Whalt a quest'ora fosse qui, Logan non sarebbe più vivo" penso con un tono di divertimento amaro.

Camminiamo ancora insieme mentre le poche persone presenti, tra cui vedo alcune ragazze della scuola, non ci scollano gli occhi di dosso. Logan si stacca da me e per un po' tentenno avanti e indietro facendo passi insicuri finché non appoggio male un piede e la mia caviglia cede. Chiudo gli occhi, stringendo le palpebre per non sentire il dolore, e scivolo aspettando il solito tocco freddo del pavimento ghiacciato... Che non arriva.

Apro gli occhi e mi ritrovo con le cosce a pochi centimetri dal terreno e le mani del ragazzo che mi tengono appena sotto le ascelle. Mi tira su senza il minimo sforzo e mi ritrovo faccia a faccia con lui. Mi perdo in quegli occhi blu, così diversi da quando li ho visti la prima volta. Ora sono più caldi, anche in mezzo a tutto questo ghiaccio e la neve.

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