Capitolo 16

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-Misericordia Talya, ma sei matta?- mi chiede isterica Jess mentre il vento le sferza i capelli dorati davanti agli occhi.

Siamo a "Honey Land", il luna park dove venivamo sempre da piccole. L'insegna non sembra invecchiata di un giorno. Appena dentro si notano subito le grandi montagne russe che fanno da sfondo. Avevo sempre sognato di salirci ma, non essendo mai stata una mezza stanga, non mi avevano mai fatta salire perché ero troppo bassa.

-Certo, te ne accorgi solo ora? Andiamo, voglio salirci a tutti i costi- dico e la trascino per un braccio in mezzo alle bancarelle. Il profumo dello zucchero filato, le crepes ancora calde, i pop-corn imburrati, le urla dei bambini felici e l'immagine dei milioni di peluches mi riportano indietro nel tempo.

Arriviamo allo stand finale e aspettiamo in coda. Più si avvicina il nostro turno più il volto della mia amica si va cinereo e perde il suo colore.

-Ta-Talya, non credo di sentirmi bene...- dice quasi strozzandosi con le sue stesse parole.

-Su Jess, non avere paura! Sei grande e vaccinata e comunque ci sarò io accanto a te per qualunque problema- cercai di calmarla

-Ma io..-

-Ma io niente- la interrompo.

-Dobbiamo combattere le nostre paure oppure queste ci inghiottiranno!-

Un'espressione convinta le si dipinge sul volto, talmente in contrasto con i suoi lineamenti dolci che mi scappa da ridere. La abbraccio per sciogliere la tensione e finalmente arriva il nostro turno. Mi stringo bene al supporto e quando la giostra parte stiamo salendo lentamente verso l'alto. Jess cerca disperatamente la mia mano e quando la trova la stringe forte. Penso che quando saremo scese dovranno amputarmela perché ormai non ho più sensibilità nella punta delle dita. Trattengo il fiato e quando sento il carrello inclinarsi butto fuori tutta l'aria che ho nei polmoni in un grido disumano. Mi ritrovo a testa in giù, poi di nuovo a sfrecciare verso il basso. L'adrenalina si espande dal cervello in tutto il corpo e sento le vene esplodere. Mi volto e vedo Jess urlare e ridere felice. Appena scese saltelliamo, per niente disturbate, da ogni parte, compriamo lo zucchero filato e vinco a una bancherella di tiro con la pistola un peluche per Jess.

-Sei proprio un maschiaccio- dice abbracciando l'enorme orsacchiotto.

-Si, e tu sei la mia baby- dico fingendo una voce maschile e mettendole un braccio intorno alle spalle. Scoppiamo a ridere attirando gli sguardi della gente, ma non c'è mai importato e non cominceremo a interessarcene adesso.

-Andiamo nella casa dell'orrore?- chiedo. Non so perché l'ho detto. Non avrei mai fatto questa domanda normalmente ma l'adrenalina che mi scorre dentro e l'allegria mi hanno fatto dimenticare ciò che è successo. Ma adesso ricordo.

Io e Jess avevamo 10 anni e la scuola era finita da pochi giorni. Non era né troppo caldo né troppo freddo e un vento costante come oggi soffiava nell'aria umida. Da settimane ero seria e pensierosa, anche fin troppo per la mia età, a causa dell'incidente al lago. Ma questo lo sapevo solo io. Agli altri dicevo soltanto di essere triste. Stavamo entrambe stressando i nostri genitori per salire sulle montagne russe e non demordevamo nemmeno dopo i loro continui rifiuti. "Siete troppo piccole" ripetevano. Ho sempre odiato quelle parole. Eravamo troppo piccole in certe circostanze e troppo grandi per altre.

Vuoi andare a quella festa? Sei troppo piccola.

Vuoi lo zucchero filato? Sei troppo grande.

Mentre ragionavo su quelle ingiustizie Jess propose di andare nel tunnel degli orrori. Non era niente di che, una semplice baracca con degli stupidi disegni di mostri e scheletri. Non ero mai stata una ragazza facilmente impressionabile, ma quella volta rimasi terrorizzata. Non per le stupide ragnatele appese ad ogni angolo ( che poi se i mostri sono spaventosi non vuol dire che siano sporchi ), neanche per i rumori che emettevano le casse nascoste tra le bare e nemmeno le braccia della mia amica che mi stringevano forte. Ma per lui.

Appena fuori stavo prendendo in giro Jess per essere stata così smidollata quando mi sentii pizzicare dietro la nuca. Mi voltai e vidi in mezzo a una folla di ragazzini urlanti un rbambino fissarmi. Rimasi pietrificata quando mi accorsi dei suoi occhi. Gli stessi che sognavo ogni notte. Gli stessi che mi tormentavano e lasciavano triste e dubbiosa. Gli occhi che mi avevano salva.

Fu un attimo, ma bastò a scioccarmi completamente. Allora lui esisteva, non me l'ero immaginato! La mia amica mi risvegliò da quei pensieri strattonandomi un braccio. Nascosi subito le emozioni contrastanti che aveva suscitato in me quell'incontro e andai avanti, dimenticai. O almeno cercai di farlo.

Adesso il ricordo scorre fluido dentro di me.

-Certo! Talya vie... Talya?- chiede dubbiosa Jess accorgendosi che ero sbiancata. Devo essere rimasta ferma per alcuni secondi buoni mentre riflettevo.

-Niente... Emh tranquilla non è niente- dico cercando di tranquillizzarla.

Sta ancora cercando di estorcermi delle informazioni per il mio improvviso cambio d'umore e la preoccupazione le si legge sul volto, quando il telefono le squilla e, dopo aver guardato lo schermo, alza gli occhi su di me arrossendo.

-Va-vado a fare una chiamata- dice imbarazzata e mentre cerca di camminare all'indietro inciampa in un sassolino.

-E' successo qualcosa?- chiedo curiosa e preoccupata allo stesso tempo porgendole la mano. Lei si alza di scatto facendo quasi cadere una dona dietro di lei ( che non si allontana senza prima aver lanciato una miriade di imprecazioni si giovani e i loro modi di fare).

-No!! Tranquilla! On c'è niente che non va, è tutto normale, devo solo fare una telefonata- squittisce e sparisce dietro uno stand di giocattoli.

"Devo imparare a scegliermi delle amiche normali"

Cammino distrattamente ma rimanendo sempre nei dintorni e mi siedo su una panchina. Non riesco a stare ferma e mi sento lo stomaco rimpicciolirsi come una nocciolina. Ma cosa mi prende? Non ho mai provato questa sensazione di... Impotenza. E anche rabbia. Ma perché? Forse sono solo stanca che Jess mi nasconda delle cose, io le ho sempre detto tutto e anche lei... fino ad ora.

Mentre penso vedo due occhi verdi e familiari che mi scrutano e doo poco la mia amica si accascia nel posto accanto a me.

-Allora cos'è successo?- chiedo cercando di nascondere la mia curiosità in un tentativo patetico.

-Oh! Non ci crederai mai! I miei hanno deciso di prendermi un cagnolino e mi hanno detto di passare a comprare gli oggetti necessari! Me lo immagino già col suo collarino rosa di strass, i vestitini con le gale e...-inizia con tono sognante.

-E se è un maschio?- chiedo e vedo la faccia sconvolta che le si dipinge sul volto.

-Io non voglio un maschio!- grida quasi in preda all'isteria, poi mi guarda dubbiosa e chiede:

-A te come piacerebbe?-

-Maschio- dico senza pensarci. Mi piacciono soprattutto per la loro giocosità, mentre la maggior parte delle femmine sono tutte schizzinose e viziate.

-Oh- dice sorpresa

-Menomale- aggiunge poi sottovoce e fa per alzarsi.

-Cosa?- chiedo d'un tratto colpita dalla mia precedente rabbia. Mi sta ancora nascondendo qualcosa...

-Ho detto "A-N-D-I-A-M-O"- dice scandendo bene le parole e facendomi sentire un'idiota.

-Dobbiamo o no comprare le cose per il cucciolo?- domanda inutilmente. Mi prende sotto braccio e dopo poco la folla comincia a sfoltirsi finché non intravedo la sua "discretissima" macchina rosa. Saliamo dentro senza dire una parola e intanto mi sento sempre più esclusa.

"Perché fai così Jessica? Che cosa mi stai nascondendo?"

Spazio Autrice:

Ehy guys! Vi piace come sta andado la storia? Commentate come sempre e fatemi sapere cosa ne pensate! ^.^

Baci baci ❤

-Leti-

P.S.

#PiccolaSfida! Facciamo arrivare il libro a 1.500 reads e poi metterò il 17 capitolo. Per altre irformazioni seguitemi. #FollowMeBaby (?) °^°

Niente accade per caso ❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora