Sbatto più volte le palpebre prima di rendermi conto che sono ancora dentro la vasca da bagno. E' quasi tutto il mese che va avanti così, ma nemmeno questo tunnel di strazio mi sveglia dal mio torpore. La testa mi gira, mi sembra di avere dei cracker rinsecchiti al posto degli occhi e la gola brucia da morire. Provo a parlare, ma esce fuori solo un rauco lamento.
"Sembri un calabrone in fin di vita"
"Facile dirlo, non sei tu quella che ha urlato tutta la notte"
Mi avvicino allo specchio e fisso le mie labbra secche, i capelli mossi a causa dell'acqua e gli occhi vacui. Niente occhiaie, labbra, naso o occhi gonfi. Almeno non dovrò nascondere niente. Sento prudere il naso e dopo due secondo sono piegata in due da un forte starnuto.
-ETCHIII!-
Mi asciugo le lacrime e soffio il naso nel fazzoletto. Lentamente mi affaccio sul salotto, solo per vedere se mio padre è tornato a casa, ma non c'è traccia di lui. Supero le scarpe tolte la sera prima, ma sono troppo goffa e inciampo cadendo a terra sbucciandomi un gomito.
"Perfetto"
Lentamente, mi trascino nella mia camera, recupero una maglia decente dal mio armadio. Mentre cerco di afferrare la mia tazza, questa cade e mi taglio il dito.
"Perfetto alla seconda"
Una piccola gocciolina di sangue esce dalla ferita e cerco subito i cerotti. Ne metto uno e poi butto la tazza, la ricomprerò oggi dopo il corso di arte. Infilo le scarpe e guardo l'orologio. Tra meno di dieci minuti devo essere a scuola. Senza badare a come sono, inforco gli occhiali da vista, oggi niente lenti, afferro lo zaino ed esco. Lo stomaco brontola, ma non lo ascolto. Se facessi colazione, probabilmente vomiterei tutto. Accendo l'auto e mi decido a partire. Mentre viaggio, il mio sguardo cade sul paesaggio, vuoto e monotono come quando sono arrivata, vuoto e monotono come me. Non so dove trovo la forza di fare tutto questo, fosse per me starei stesa in terra a guardare il pavimento in attesa che Whalt torni. Un sorriso amaro mi appare in volto mentre svolto a destra. Lui non tornerà. E devo essere forte quando me lo dirà.
Ultimamente lo sento poco, sembriamo più conoscenti che fidanzati, e la lontananza mi sta uccidendo. Gli amici mi aiutano, ma non è questo il sostegno di cui necessito. Per sfogare tutta la mia rabbia e frustrazione, mi sono iscritta a corsi extra scolastici, sperando anche di riuscire a stancarmi e consumare tutte le mie energie così da addormentarmi subito e non torturarmi con mille domande o incubi. Pratico atletica leggera, cosa strana per un'imbranata come me, e pittura. Ma niente riesce a farmi sfogare.
Non sono mai stata coinvolta in una rissa, ma adesso è tutto ciò che aspetto. Non mi affliggo e non piango, non so farlo, ma grido, salto, tiro pugni e calci. Prendetemi per matta, io ho già accettato di esserlo.
-Ehy- mi salutano arrivata al parcheggio. Giro la testa di lato, ricevendo lo splendido sorriso di Logan. Lui è quello che mi è stato più vicino in questi giorni, e gliene sono infinitamente grata, ma è anche l'unico con cui non fingo di essere normale. Non insceno sorrisi finti con nessuno e non ho problemi a far vedere come mi sento, solo che "far vedere è diverso da "dire".
Logan apre lo sportello e mi afferra la cartella. Non ribatto, sia perché non si arrenderebbe lo stesso, sia perché forse l'avrei dimenticata in macchina. Passo dopo passo entriamo a scuola. Saluto, per una volta veramente felice, Jess, spalmata sul suo perfetto ragazzo, e vado avanti. Logan continua insistentemente a parlarmi di non so cosa e io rispondo sempre a monosillabi, veramente poco interessata, quando vedo, appoggiato al mio armadietto...
-Whalt- sussurro.
Il ragazzo si gira, mi squadra da capo a piedi e poi mi sorride. I suoi occhi scintillano come non mai e il sorriso è accecante.
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Niente accade per caso ❤
Novela JuvenilUna ragazza come tante, una vita come tante, ma dentro di lei c'è il mondo. Non è la solita storia del cattivo ragazzo e della ragazza timida, o quella della ragazzina problematica e il suo salvatore. Non è la solita storia dei due innamorati bellis...