Capitolo 38

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Elizabeth
Ho passato una serata fantastica in compagnia dei miei amici. Ci siamo divertiti un casino e abbiamo riso fino alle lacrime.
Ora sono di nuovo nella mia cabina armadio a cercare.
Cerco e finalmente trovo l'oggetto che desideravo. La chiave.
Mi siedo sul pavimento a gambe incrociate e fisso la chiave.
Avrò il coraggio di entrare in quella casa? Avrò il coraggio di veder scorrere davanti ai miei occhi quattordici anni di vita? Quattordici anni di felicità? Avrò la forza di far rinascere ciò che ero, ciò che dovevo essere, ciò che non sono diventata? Avrò la forza di rivivere l'amore, la passione presente tra quelle mura?
Mi infilo sotto la doccia e mi lascio avvolgere dalla schiuma e dal vapore mentre i pensieri si disperdono nella mente.
Esco dalla doccia, indosso un jeans e un maglioncino, prendo il violoncello, le chiavi che ho trovato e quelle della mia R8 ed esco di casa.
Guido piano, molto piano, troppo piano per l'angelo dalle ali nere.
-Devo farlo per essere finalmente libera, per essere ciò che ero prima di Noris, per essere me stessa.-mi ripeto mentre arrivo davanti alla mia vecchia casa. Apro il cancello con il telecomando e parcheggio l'auto nel giardino abbandonato.
-Casa dolce casa...-sussurro guardando ciò che mi sta attorno. Coraggio Elizabeth, hai superato mille avversità, ce la farai anche questa volta.
Inserisco la chiave nella serratura e giro. Si apre.
Ricordi. Ricordi. Ricordi. 
Davanti ai miei occhi scorrono i ricordi.

Inizio flashback 1....
-Papà, dov'è la mamma?-chiedo.
-La mamma ora ha un concerto. Torna tra qualche ora.-mi prende in braccio e sorride.
-Anche io voglio essere come la mamma, un giorno.-
-Sono sicuro che sarai come lei, se non migliore.-mi bacia la fronte.
Fine flashback 1.....
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Inizio flashback 2....
-Mamma, come fai a fare delle torte tanto buone?-
-Il segreto di ogni cosa che faccio è uno e uno solo.-
-Solo uno? E qual'è?-mi siedo accanto a lei sul divano.
-È l'amore.-sorride.
-L'amore?-chiedo perplessa.
-Quando metti tutta te stessa in una cosa, quando la fai per passione, quando la fai con amore, allora riuscirai a fare veri e propri capolavori.-
Fine flashback 2....
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Inizio flashback 3.....
-Come sta il mio fratellino o la mia sorellina?-chiedo accarezzando la pancia della mamma.
-Sta benissimo ed è una femminuccia.-dice papà guardando incantato la mamma.
-Avrò una sorellina! Evviva!-comincio a saltellare per tutta la casa, accompagnata dalle risate dei miei genitori.
Fine flashback 3.......
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Inizio flashback 4......
-Ellie, vieni!-mi chiama la mamma.
-Eccomi!-corro da lei.
-Aspetta che ti sistemo il vestitino...-sorride mentre mi aiuta a sistemarmi.-Questa è una sera speciale.-
-Chloe ci sentirà suonare insieme per la prima volta.-sorrido felice.
-Perciò dobbiamo essere perfette Ellie.-
-Saremo perfette.-prendo il violoncello in mano e salgo sul palco per sistemarmi. Mia madre mi affianca, ci guardiamo e sorridiamo. Il sipario si alza e cominciamo a suonare.
Fine flashback 4.....

Lacrime rigano il mio viso mentre sono in cima alle scale.
Avevano un vita davanti, maledizione! Erano giovani, avevano due figlie da crescere, due cariere brillanti da portare avanti.
Ora sono ricoperti da terra, terra gelida che toglie loro luce e aria. Terra nera.
Asciugo le lacrime e mi alzo in piedi. Passi lenti, pesanti, dolorosi. Occhi che vagano da una porta all'altra, da un angolo all'altro, da una ragnatela all'altra. Mi fermo. Ancora ricordi.
Inizio flashback 5.....
-Vedi questa porta, sorellina?-
-La vedo solellona.-
Ridacchio.
-Sorellona, non solellona.-
-Va bene solellona.-dice Chloe.
-Questa è la porta del paradiso.-
-La porta del paradiso? Cos'è il paradiso?-
-È un posto bellissimo, in cui c'è tanta pace e calma.-
-Posso vedere il paradiso dietro alla porta?-
-Siamo qui proprio per questo.-e apro la porta.
Fine flashback 5 .....

Ho la mano sulla maniglia ma non ho la forza per girarla. Avanzo ancora. Lentamente, pesantemente, dolorosamente. La porta della mia stanza. La apro e rivivo i momenti felici della mia infanzia. Troppi ricordi, uno sopra l'altro. Lacrime e sorriso, una combinazione alquanto strana ma vera. I miei giocattoli, i libri, i poster, le riviste, i cd, i profumi, i bracciali, le collane, gli orecchini, le foto appese al muro, il letto con sopra i cuscini e il mio orsacchiotto preferito. Tutto come lo avevo lasciato quel giorno. Tutto assolutamente identico. Lacrime ma senza sorriso.
Prendo il mio orsacchiotto e lo abbraccio.
-Harley...-schiaccio contro il mio petto il giocattolo di peluche.
Lo rimetto al suo posto, esattamente come l'ho trovato e trono sui miei passi. Chiudo la porta e avanzo nel corridoio. Un'altra porta, la stanza di Chloe. La stanza della mia pulce. Apro la porta. Tutto è rimasto intatto. Il quaderno di matematica sulla scrivania, la matita caduta accanto alla sedia, le ciabatte abbandonate in mezzo al tappeto rosa della stanza, la felpa e i pantaloni della tuta buttati sul letto. Esattamente come lo aveva lasciato. Di nuovo lacrime.
Esco da quella stanza e avanzo ancora per il corridoio polveroso. Un'altra porta. Lo studio di mio padre. Apro la porta. Pile di documenti sistemati ordinatamente sulla scrivania di legno, delle foto sulle mensole.
Lui e la mamma al college.
Lui e la mamma al loro matrimonio.
Lui e la mamma quando era incinta di me.
Lui, la mamma ed io al parco.
Lui, io e la mamma quando era incinta di Chloe.
Noi tutti insieme al mare.
Ai muri sono appesi diplomi, medaglie, certificazioni. Su una mensola ci sono dei trofei che mio padre vinse durante le superiori, quando giocava a calcio.
Sulla scrivania c'è un'altra foto, la nostra foto più recente: noi nel giardino di casa.
-La perfezione...-accarezzo i miei genitori su quella foto e poi metto tutto al suo posto, uscendo da quella stanza.
Ancora qualche passo. Un'altra porta. La stanza di mamma e papà. Entro nella stanza e la  osservo attentamente. Foto e disegni miei e di Chloe appesi alle pareti, le mensole con i premi vinti dalla mamma, il letto a baldacchino con le lenzuola bianche, sopra il letto un quadro rappresentante una foresta tipica giapponese.
Esco da quella stanza e mi faccio coraggio ad andare verso la porta del paradiso.
Giro lentamente la maniglia e vedo il paradiso mio e della mamma. La stanza degli strumenti, una stanza in cui ci allenavamo a suonare. Violoncelli, violini, flauti traversi, chitarre, un pianoforte. Un tavolo con sopra molti spartiti scritti dalla mamma e molti altri che sono stati scritti dai grandi della musica.
Poso il mio violoncello a terra e guardo tutti gli altri. Quello che ho io è il violoncello preferito di mia madre, ha un legame diverso con questo strumento anche se non so perché.
Estraggo dalla custodia il grosso strumento e mi siedo sulla mia sedia.
Comincio a muovere l'archetto sulle corde mentre tengo gli occhi chiusi e i piedi ben piantati a terra. Ogni nota che produco mi sento più leggera e sento che mamma e papà sono qui che mi ascoltano.
Non so per quanto tempo suono, non ne ho idea ma ad un certo punto mi fermo e guardo la scrivania.
Prendo una spartito e lo leggo. Mi madre non ha avuto il tempo di completarlo. Magari lo faccio io.
Rimetto il violoncello nella custodia e prendo lo spartito con me. Scendo velocemente le scale, esco di casa, chiudo la porta a chiave e salgo in macchina. Il cielo è pieno di stelle, segno che si è fatta notte.
Parcheggio nel giardino di casa ed entro dentro.

Continua.....

Amami  (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora