capitolo 25

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“Sono sempre stato una di quelle persone che fanno tutto sbagliato.”
— Charles Bukowski

Drew

« In che senso vai a vivere con  la tua ragazza e io avrò, forse, una coinquilina? » grido al telefono e immagino Marcus, mentre alza gli occhi al cielo.

« Sì, ma tranquillo. Non è che dovrete parlare per forza. » cerca di calmarmi.

« Come diavolo fanno due persone a vivere sotto lo stesso tetto, senza dirsi nemmeno ciao? » sbotto, di nuovo.

« Beh, puoi salutarla, certo, ma non dovete mica diventare amici del cuore o amici di letto. » ridacchia dopo l'ultima parola e ho voglia di lanciare il telefono dalla finestra, farlo arrivare nel Connecticut, e colpire Marcus in testa.

Non voglio vivere  insieme ad una ragazza, non è proprio nei miei piani.
Non ho mica voglia di sentirla la notte, mentre piange per colpa di qualche ragazzo, o dopo una delusione, e poi fare finta di niente e non consolarla.

Mi immagino come l'amico gay e lei che mi racconta tutte le sue cose.
Faccio una smorfia e scuoto la testa. Non se ne parla.

Dividere lo stesso bagno, trovare magari il suo reggiseno in giro per la casa, i suoi capelli per terra, sotto la doccia. Niente, faccio un'altra smorfia di disgusto.

« No, Marcus. Magari è una che ama il rosa Barbie e trasforma il nostro appartamento in una casa per le bambole. Ti immagini smalti rosa dappertutto, creme, e tutte quelle  porcherie? No, vado a vivere sotto un ponte. » mi siedo sulla poltrona e con una mano giocherello con le chiavi della macchina.

« Dio mio, Andrew. Non devi mica essere la sua babysitter. Inoltre, è pure una bella ragazza, e sembra anche brava. Chi lo sa, magari calma la tempesta che hai dentro. » sento Marcus sospirare e io chiudo gli occhi.

Non m'importa niente di lei. Ho in mente soltanto Elena, ma non rivederla più mi fa stare male.
La voglio con me giorno e notte, tenerla tra le mie braccia, prendermi cura di lei.

Le offrirei il mondo intero, se fosse possibile. I suoi occhi marroni, che possono sembrare comuni agli occhi degli altri, ma per me sono i più belli che abbia mai visto. I suoi lunghi capelli castani, che sembrano seta tra le mie dita, e la sua pelle olivastra e delicata come quella di un neonato.

« Drew, ci sei ancora? » chiede, Marcus.

«  Sì, stavo pensando. » mi schiarisco la gola e penso a quello che dovrei fare.
« Senti, Marcus. Anticipo la mia partenza, parto stasera. Sono un po' arrugginito, ho bisogno di stare in tranquillità e riflettere bene su alcune cose. Il mio posto non è qui. » mento e deglutisco. Il mio posto è ovunque ci sia Elena. « Ci sentiamo dopo, vado a preparare la mia roba. »
Chiudo la chiamata e metto il telefono sotto carica.

Vado nella mia stanza e tiro fuori la mia valigia. Inizio a metterci dentro tutti i vestiti che mi sono portato dietro e una pila di libri.

Odio andare via senza dire niente. Elena merita di essere felice, anche senza di me. L'ha detto anche lei che sarebbe una relazione impossibile. La distanza non aiuterebbe e non vorrei immaginare sempre le sue labbra, anziché sentirle davvero. Non voglio passare il mio tempo ad immaginare le mie mani sul suo corpo, quando mi piacerebbe farlo davvero. So che così sembrerò uno stronzo, ma penso sia la cosa migliore per entrambi. Non voglio neanche che si faccia false speranze.

« Andrew? » mi sentochiamare dal piano di sotto. Mio padre è tornato a casa.
« Sono sopra. » gli rispondo.
Lo sento mentre sale le scale, e immagino la sua faccia nel vedere quello che sto facendo.
« Andrew? Che stai facendo? Hai deciso di andartene prima?» entra nella mia stanza e viene verso di me. Lo sguardo serio e la poca barba che ha, gli dà comunque un aspetto da professore severo.
« Sì, papà. Parto tra poco, così non arrivo troppo tardi. » chiudo la valigia e mi guardo intorno, assicurandomi di aver preso tutto.
« Bene, la donna delle pulizie verrà a  pulire e a mettere in ordine. So che non sono stato molto presente in questi giorni, ma sappi che sono fiero di te, Andrew. » mi stringe in un abbraccio e ricambio.

Non Lasciarmi Andare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora