capitolo 41

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Drew

Guido come un pazzo, superando il limite di velocità, e i ragazzi dietro di me mi seguono

" Dio fai che non sia successo niente".

Un sacco di pensieri mi travolgono la mente. Sono disperato. Non avrei mai dovuto lasciarla da sola.
Lo sapevo che Emily non l'avrebbe fatta franca. È colpa mia, lei mi aveva avvisato.
Soffoco un urlo e quando arrivo vicino alla radura e vedo le macchine della polizia e l'ambulanza, deglutisco. Fermo la macchina e scendo velocemente, correndo verso il poliziotto.

« La ragazza è morta sul colpo. » sento dire da una donna minuta, dalla voce calma e quasi priva di preoccupazione, come se fosse ormai una cosa di tutti i giorni.
Mi prendo la testa fra le mani e avanzo lentamente.
Sento i ragazzi venirmi dietro e Jennifer inizia a singhiozzare. Cazzo, così non è d'aiuto.
Guardo verso la radura e vedo la macchina di Emily. Cosa cazzo è successo? Oddio, avrà fatto del male ad Elena?

« No, no, no » grido ed è come se il mondo mi stesse crollando addosso.
È come se perdessi all'improvviso ciò che ho di più caro e bello al mondo.
Ho paura di assistere di nuovo alla morte di una persona, che amo più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Mi sento di nuovo piccolo. Mi sento come se avessi di nuovo sei anni. Mi sento inutile, come se non fossi in grado di aiutarla, di farcela. Non ce la farò a superarlo, questa volta.  Vedo un corpo coperto e un altro sulla barella mentre viene trasportato sull'ambulanza di urgenza.
Il cuore mi sale in gola e Cameron mi mette la mano sulla spalla.

« Drew.. non crollare, non ora. » mi abbraccia forte, ma io crollo non appena vedo il privo di vita steso per terra.  Crollo non appena ricordo i messaggi di  Elena. Avrei potuto aiutarla, se fossi stato più veloce.

« Scusi, cos'è successo? » chiedo con voce tremante all'agente e mi rivolge un'occhiata di rimprovero. Forse non dovrei essere qui, o forse avrei dovuto esserci io al posto di Elena.

« Tentato di omicidio. Una delle ragazze è morta sul colpo, l'altra non si sa se ce la farà. » dice con voce ferma e mando giù il groppo che ho in gola.
Magari Elena è salva.
Magari non è tutto finito.
Magari qualcuno lassù ci ha regalato un nuovo inizio.

« Siamo amici delle due vittime coinvolte, due ragazze...» dice Ryan,  cercando di essere forte. La notizia lo ha buttato giù, come tutti gli altri.

« Riconoscete la macchina? » chiede l'agente, guardandoci con fare superiore ed espressione seria e priva di emozioni.

« La...la macchina grigia... Sì, è di Emily Johansson.» dice Ryan e sento gli occhi bruciarmi.
Sto impazzendo.

« Chi diavolo si è salvato? Ho bisogno di saperlo! C'era la donna della mia vita qui! » grido e sento tutti gli occhi puntati su di me.
Che cazzo avete da guardare?

« La ragazza che ha premuto il grilletto è morta, capelli rossi.. » dice l'agente e apro la bocca, sconvolto. Emily si è uccisa? « Mi dispiace darvi questa notizia, ma non ce l'ha fatta. L'altra ragazza è riuscita a sopravvivere, ma le sue condizioni sono abbastanza critiche e non si sa con certezza se riuscirà a farcela. »

« La ragazza deceduta si chiama Emily Alexandra Johansson e la sopravvissuta Elena D'Angelo » continua l'agente e tiro un sospiro di sollievo. In questo momento penso soltanto ad Elena. Perché se affondasse lei, io la seguirei.
L'agente ci spiega cosa è successo e che ha già avvisato i genitori. Emily si è separata non appena è arrivata la macchina della polizia. Per prima, ha iniettato una droga nel corpo di Elena, paralizzandola. Inoltre, ha incassato un colpo alla testa.
Salgo subito in macchina e sento gli altri chiamarmi, ma non mi giro.
Devo essere con lei, io dovrei essere con lei. Non l'ho mai lasciata da sola, le sono sempre stato vicino e, proprio nel momento più bello, quella psicopatica si è decisa di fare la sua apparizione.
Deve marcire all'inferno, lei e la sua stramaledetta pazzia.
Sfreccio per le strade di New Haven finché non arrivo all'ospedale. Mi metto a correre e vado a sbattere contro gli infermieri, che girano nei corridoi; l'odore dei disinfettanti, quest'ambiente per niente accogliente, mi fa ricordare mia madre.
Mesi trascorsi in una stanza dell'ospedale, mesi a sentire quello schifoso odore. Dopo la morte di mia madre non ho più messo  piede in un posto del genere.
Sono distrutto psicologicamente e non mi sento più in grado di ragionare.

Non Lasciarmi Andare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora