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Nel frattempo, c'era giunta notizia che i tedeschi stavano arrivando con le loro corazzate, a Nord, in direzione di Boulogne, Calais e Dunkerque. Avevano intenzione di attaccarci e di combattere via terra.

Ci aspettò una giornata faticosa e, nella speranza che la fortuna fosse a nostro favore, dovemmo fare un bel po' di chilometri per raggiungere i nostri alleati.

Nell'accampamento c'era un gran movimento, ci stavamo preparando a partire e stavamo raccogliendo le ultime cose rimaste. Qua e la c'erano pezzi di vetro rotto, cicche di sigarette e scatolette di latta piene di formiche affamate. Le tende erano state tutte smontate e le armi caricate. Non restava altro che salire sui nostri furgoni.

La strada da percorrere era abbastanza lunga ed eravamo stanchissimi: stare tutto il tempo seduti, appiccicati e sudati, con tutte le buche e il fango che stavamo prendendo, non era per niente piacevole.

Alcuni chiacchieravano, ma io sentivo solo un fastidioso ronzio, e altri stavano in silenzio con lo sguardo impaurito a guardare il vuoto: ce n'era uno, in particolare, molto giovane, stava tremando e non la smetteva di baciare il crocefisso che stringeva tra le mani.

Ero concentrato a pensare, quando un mio compagno si rivolse a me dicendomi:

"A cosa stai pensando?" Alzai lo sguardo verso di lui: credo fosse il soldato più anziano tra noi, era pieno di cicatrici e un tatuaggio sulla mano, un cobra per la precisione. Probabilmente era un ex carcerato: giustamente meglio mandarlo al fronte, tanto era già pienamente condannato! Non risposi.

"Hai perso la lingua? Cosa stavate facendo tu e Tomlinson nel bosco, soli soletti?" Continuai a non fiatare, mentre gli altri mi scrutavano incuriositi.

"Non dirmi che stavate raccogliendo le more" risero ed io mi stavo innervosendo.

"Forza parla, non essere timido!"

"Ci siamo persi e le nostre lanterne si sono rotte" dissi

"Allora perché il generale vi ha separati? Scommetto che non vi siete soltanto persi, giusto? Ahahaha sei proprio un deviato giovanotto!" Era rosso, probabilmente ubriaco marcio e la sua risata era irritante.

Tutti quanti sghignazzarono, ma decisi ancora una volta di non rispondere e rimasi indifferente. Nessuno mi aveva mai deriso, non ero abituato a sentirmi a disagio e le parole di quel tizio mi ammutolirono. Ero davvero imbarazzato.

Non sapevo cosa rispondere e cercai di ignorarlo.


Dissero che ci saremmo uniti al resto dell'esercito e questa notizia,o ovviamente, mi rincuorò:

"Sicuramente ci raggiungeranno anche gli altri gruppi... lo incontrerò mai?"

Mi ripetevo quella domanda di continuo, avevo bisogno di sapere se lo avrei incontrato, dovevo parlare con lui, rivedere i suoi occhi e capire cosa provava per me.


"Presto li raggiungeremo" dissi fiducioso, anche se sinceramente non sapevo cosa aspettarmi.

You're my wind roseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora