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Mia madre era lì quando varcai la porta di quel rifugio: tutti accucciati e prudenti, particolarmente terrorizzati dall'idea di un imminente attacco aereo. Ecco dove erano andati a finire tutti.

Quando mi videro si ammutolirono per qualche secondo, a causa della mia divisa, poi, con grande gioia, mia madre venne ad abbracciarmi in lacrime, stordita dalla mia presenza, come se avesse visto un fantasma: passava più volte le mani tra i mie capelli e per tutto il mio viso, testando la materialità del mio corpo. E mi baciava e mi abbracciava e buttava fuori parole incomprensibili di sconcerto che mi facevano ridere. Allora capirono che non ero cattivo, che ero lì per rassicurarli. Si avvicinarono, curiosi, dei bambini sporchi di nero sul viso e vestiti di stracci, a chiedermi chi fossi: non sapevo se avessi dovuto rispondere con "un soldato miracolato" o con "un uomo vile". 

Anche mia sorella si avvicinò incredula per il mio ritorno e mi abbracciò piangendo anche lei: notai il bambino che portava in braccio, piccolo e un pò assonnato, che appena mi vide mi scrutò con occhi perplessi, non sapendo che lo spilungone che stava osservando fosse suo zio. Mi congratulai con lei e suo marito, e promisi che sarei stato affidabile nel momento del bisogno.

Mi offrirono dell'acqua, che accettai volentieri, e dal fondo della bottiglia, vidi un'immagine, distorta, di una persona che avevo completamente dimenticato: Kendall. Era davvero troppo sconvolta dalla mia presenza, in piedi con gli occhi sbarrati e attoniti: per la prima volta la vedevo spoglia di tutti i suoi averi, con un modesto vestito di cotone lilla e i capelli arruffati in uno chignon. Non sapevo come muovermi, né cosa dire, e come sempre ci pensò mia madre a salvarmi dall'imbarazzo:

"Tesoro, ti ricordi di Kendall, vero?"

"Certamente!" 

"Il sig. Anderson, prima di andarsene, ha lasciato questa lettera per te, lui sapeva che saresti tornato! Non è un miracolo?? Sei finalmente a casa Harry!"

"E se si fosse sbagliato?" mi azzardai a chiedere. Come avrebbe potuto immaginare il mio ritorno? Perché lasciarmi un pezzo di carta? Chi ero io per lui? Cosa si aspettava? 

La testa sembrava la stanza di un dibattito. La presenza di quella ragazza così adirata nei miei confronti mi preoccupava ancora di più.

"Mio padre non ha mai perso una scommessa, pensi che avrebbe mai lasciato a te tutto il suo patrimonio con il rischio di perdere tutto?" Parlò per la prima volta Kendall, a braccia incrociate, in segno di sfida, come se la risposta fosse così ovvia.

La sua voce mi ricordò la vita da cui ero scappato e l'impegno che avevo disdetto tempo fa.


Così lessi la lettera e quello che mi chiedeva il defunto affarista, padre della bisbetica, era esattamente ciò che mi aspettavo. Chiedeva di proteggerla e di starle a fianco ad ogni costo. Non mi sarei tirato indietro questa volta, non potevo, ero in debito con lui e soprattutto con lei: le dovevo un matrimonio, le dovevo il mio cuore, ma lei non sapeva, lei non sa, ancora, che purtroppo quello è già stato preso.

Mi dispiace, meritavi di meglio.


Avevo ormai deciso e mi affrettai a risolvere la situazione:

"Domani la chiesa è occupata?" Dissi rivolgendomi al parroco.

"No giovanotto! Celebriamo qui la mensa del Signore"

"Domani vorrei vedervi tutti fuori, con il sorriso sulle labbra e non importa come sarete vestiti, c'è da festeggiare il mio matrimonio!"


A quel punto il rifugio venne pervaso dalla contentezza generale e da applausi festanti: alla mia futura moglie comparve un sorrise sul volto, forse perché aveva appena avuto la sua rivincita.


You're my wind roseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora