Era davvero una bella giornata. Il sole non era ancora tramontato e l’aria si era tinta di rosa. Camilla, intenta a riflettere ancora su quella situazione complicata, osservava distrattamente il vermiglio del cielo riflettersi e dividersi nell’acqua in mille rivoli d'argento.
All’improvviso, si girò di scatto, portando mano alla spada. Gli uccelli avevano smesso di cantare e la foresta si era fatta d’un tratto silenziosa. Conosceva perfettamente il significato di quel silenzio: qualcuno si stava avvicinando. Con la spada stretta in pugno stava rimettendosi in piedi per andare a controllare i dintorni, quando una voce maschile si levò da dietro un albero:
«Pace! Sono venuto in pace! La guerra è ancora lontana! Non so per quanto tempo, ma è ancora lontana. Scusami se mi sono avvicinato senza prima annunciarmi. Ti ho vista preoccupata al campo e mi farebbe piacere conoscere la tua opinione in merito al problema comune che ci affligge. Non è mai facile prendere delle decisioni importanti, tanto più se da esse dipende il bene di tutti.» La voce apparteneva al guerriero biondo che Camilla aveva notato durante l’assemblea dei capi. Questi si fece avanti sorridendo ma la giovane, ancora sospettosa e sulla difensiva, indietreggiò di un passo, la fronte aggrottata dal dubbio. Lui avanzò come se non l’avesse notato, avvicinandosi ulteriormente.
«So cosa provi. – riprese parlando con voce pacata - È difficile decidere quando la nostra scelta può causare morte e dolore. È bene, in questi casi, prendere tempo, cercare di capire e riflettere a lungo. Pesare ogni azione, ogni parola. È sempre arduo governare con giustizia, ma in alcuni momenti il compito diventa ancora più gravoso. Non è vero?»
Non ricevendo risposta, continuò con tono allegro:
«Tu sei Camilla, l’amazzone regina dei Volsci, dico bene? Mio padre Volcente mi ha parlato di te. Io sono Camerte, e mi onoro di guidare e servire il popolo Ausono di Amyclae. Sono felice di incontrarti! Devo ammettere che rendi piena giustizia alla tua fama: sei davvero molto giovane e bella come si racconta! – Dopodiché aggiunse, tornando serio - Forse davvero troppo giovane per avere sulla spalle la responsabilità di una decisione così importante per il destino di un popolo.»
Camilla rimase per un attimo perplessa. Quell'uomo sembrava leggerle nei pensieri. Non è facile essere regina, soprattutto se si vuole essere una buona regina.
Camerte si sedette non distante da lei e, guardandola diritta negli occhi, aggiunse:
«Non sentirti inadeguata. In frangenti come questi, solo gli incoscienti credono di avere subito le idee chiare. Anche io sono confuso. Ho parlato con capi molto più anziani ed esperti di noi e mi hanno palesato gli stessi dubbi. Re Turno domani dovrà trovare ragioni più convincenti. Sei d'accordo?»
Camerte era un guerriero di circa venticinque anni, alto, di carnagione chiara. Indossava un paio di brache di pelle conciata, lunghe fino al ginocchio, con sopra una corta tunica di tela di colore rosso. Su un fianco pendeva una corta spada di bronzo, con un’impugnatura finemente lavorata. Forse a distrarre Camilla erano gli occhi color del cielo che sembravano leggerle il pensiero, forse era solamente la stanchezza del viaggio, quello però che sapeva per certo era che si sentiva stordita e incapace di formulare una risposta. Il buon odore che proveniva dall'uomo e quel suo sorriso franco e schietto l’avevano come incantata. Senza una ragione apparente, Camilla provava una certa inquietudine. Paradossalmente, si sarebbe sentita più a suo agio se si fosse trovata ad affrontarlo in battaglia, spada in mano.
«È raro incontrare una guerriera tanto famosa quanto bella. – riprese Camerte - Mi piacerebbe conoscere la tua storia, direttamente dalle tue labbra. Se ne raccontano tante sul tuo conto. Ora che ho avuto la fortuna di incontrarti di persona, vorrei conoscere la verità su di te. Sempre che tu abbia voglia di raccontarla, naturalmente.»
A Camilla piacque così tanto il modo di porsi del giovane da accettarne volentieri la proposta, nonostante l’abitudine che aveva di essere scontrosa e schiva quando il discorso verteva su di lei.
Parlarono a lungo. Dopo i primi momenti di imbarazzo, Camilla si rilassò, come se conoscesse Camerte da sempre. Lui, dal canto suo, continuò a mostrarsi un interlocutore attento e sensibile. Solo dopo alcune ore i due avvertirono i morsi della fame, ma ormai la luna era alta nel cielo e per il pasto avrebbero dovuto arrangiarsi.
«C'è luna piena, l'aria è tersa e si vede come se fosse giorno – disse Camerte - Mostrami come cavalca una vera amazzone volsca! Io cercherò di non essere da meno.»
Quando si trattava di fare un giro a cavallo, Camilla non si tirava mai indietro, soprattutto se sentiva aria di sfida.
Si avviarono a passo svelto verso i cavalli impastoiati. Camerte disse qualcosa alla sentinella e partirono subito al galoppo verso i campi e i boschi della pianura frusinate. Antonius, seduto davanti alla sua tenda, vedendoli passare pensò quanto fosse bella sua figlia coi capelli neri al vento, al galoppo sul suo cavallo bianco. Lei e il giovane biondo che cavalcava al suo fianco sul suo stallone formavano una coppia perfetta. Il pastore si compiacque non poco a quella vista e pregò gli dei dell'Olimpo affinché concedessero pace e serenità al cuore di sua figlia e, perché no?, anche la felicità di una casa e una famiglia tutta sua.
Camilla e Camerte tornarono visibilmente soddisfatti. Quelle poche ore passate insieme avevano come d’incanto fatto scomparire i venti di guerra e dimenticare le loro responsabilità. Camminavano l’uno accanto all'altra, tenendo i cavalli per le briglie.
«Io continuo a non essere molto favorevole a questa guerra – dichiarò il giovane - Eppure, se mio padre mi chiederà di combattere al suo fianco, lo seguirò.
È stato un vero piacere incontrarti, regina dei Volsci, popolo fortunato.»
Si guardarono un’ultima volta negli occhi e sorrisero. Lui le poggiò per un attimo la mano sulla spalla, poi si girò e a passo sostenuto raggiunse la sua tenda. Mentre Camerte si allontanava, Camilla si fermò un momento a guardarlo. Quel giovane aveva scosso non poco le sue convinzioni sugli uomini. Rientrò a sua volta in tenda e si lasciò cadere come un sasso sul giaciglio. Ripensò ancora per un istante a Camerte, a suo padre e alle sue parole riguardo agli uomini, ma era davvero troppo stanca e crollò ben presto in un sonno profondo.
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Il Sacro fuoco della Regina II edizione
Historical FictionE' una storia di amore, di amicizia, di guerra vissuta nel 1200 a.c. nel Lazio. La trama si sviluppa in un clima colmo di premonizioni e di destini incrociati, dove il naturale e il soprannaturale, la morte e la vita si fondono in un continuo insegu...