XXV Notte tragica

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«Niso, Niso, aspetta!»

«Che ci fai qui?»

«Voglio venire con te.»

«Zitto! Parla piano, possono sentirci. Torna indietro! Non puoi venire, è troppo pericoloso!»

«Ascanio e gli altri hanno detto che posso. In fin dei conti la vita è la mia e ne faccio ciò che voglio. Non puoi andare da solo, è troppo rischioso. Non potrei mai perdonarmi se ti succedesse qualcosa.»

Eurialo e Niso, amici inseparabili, discutevano tra loro all'interno della palizzata che circondava l'accampamento troiano, alla fioca luce delle torce sparse lungo il perimetro. Era notte inoltrata. Niso era il più grande dei due, e già esperto guerriero. Eurialo, invece, era molto giovane, e altrettanto bello. Troppo bello per morire, pensava Niso. Non voleva che il devoto amico lo seguisse: era ancora troppo inesperto e la missione oltremodo pericolosa. Doveva attraversare tutto il campo nemico, sotto il naso delle sentinelle, e poi correre ad avvisare Enea dell'attacco imminente. Per essere più veloce viaggiava leggero, e oltre il nero mantello portava solo una corta spada, ben salda sulla schiena.

«È inutile, ho deciso. Vengo con te! - insistette Eurialo - Se non mi porti con te, comincio a gridare e metto in allarme tutte le sentinelle dei Rutuli!»

«Stolto e incosciente, vile ricattatore, ma non pensi a tua madre? Smettila! - lo redarguì Niso. Poi, stringendosi nelle spalle, aggiunse - In fin dei conti la vita è la tua. Dovrai obbedirmi ciecamente, però.»

«Perché, non lo faccio sempre?» Sorrise sfacciato Eurialo.

«Basta! Andiamo, non una parola di più se non quando saremo oltre l'accampamento dei Rutuli!»

I due amici scivolarono in silenzio tra le palizzate troiane. Furtivi come due spettri, superarono la linea dei falò delle sentinelle nemiche e si ritrovarono a passare, come ombre nell'Ade, tra i corpi assonnati dei guerrieri avversari e le tende dei loro capi. La tentazione fu troppo forte: giunto nei pressi della tenda di Re Ramnete, Niso lo intravide profondamente addormentato tra i tappeti, che russava sonoramente. Pensò che fosse un'occasione troppo ghiotta per non coglierla. Quell'individuo borioso non avrebbe visto non avrebbe più visto sorgere il sole. Fece cenno a Eurialo di aspettare, sfilò la daga dalle spalle ed entrò. Ne uscì poco dopo con la testa del nemico gocciolante di sangue. La poggiò all'ingresso della tenda in segno di scherno e di sfida. La facilità con cui era riuscito nel suo scopo finì per ingolosirlo , così entrò in altre tende, facendo strage di nemici. A quel punto anche Eurialo ruppe gli indugi ed entrò in azione a sua volta. Tutt'a un tratto un guerriero Rutulo, ancora annebbiato dal sonno, alzò la testa dal suo giaciglio. Eurialo gli fu addosso in un lampo e gli ricacciò in gola il grido d'allarme, recidendogli la carotide con un colpo netto. Niso, resosi conto del pericolo, fece cenno al giovane amico di allontanarsi in fretta. Questi, attratto dallo splendido elmo di Messapo appeso fuori dalla tenda, lo agguantò al volo e se lo portò via.

Erano appena riusciti a sgattaiolare fuori dall'accampamento e a guadagnare ormai i campi, che Niso sussurrò:

«Un drappello nemico! Presto, verso quel bosco... svelto!»

Un folto gruppo di cavalieri stava avanzando su un sentiero ai margini del campo: si trattava di Volcente e della sua cavalleria.

Il fato, che fino allora aveva arriso ai due giovani troiani, voltò loro le spalle. L'inesperienza di Eurialo si rivelò fatale. L'elmo appena rubato attirò l'attenzione del drappello con i suoi riflessi. Di colpo la silente notte si animò di urla e imprecazioni.

«Eccoli! Là, sono in due...» urlò un cavaliere.

«Presto, inseguiamoli! - Ordinò Volcente - Dobbiamo raggiungerli prima che si addentrino nel bosco. Tu, Xeos, prendi con te cinque uomini e accerchiali sulla destra. Cerca di tagliare loro la strada. Tutti gli altri con me!»

Il Sacro fuoco della Regina II edizioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora