Quell'anno l’inverno, più freddo del consueto, sembrava non volesse finire mai. Antonius di solito usciva presto con gli armenti e cercava di tornare con un po’ di legna secca formata dal distacco di rami vecchi e malati che cadevano dalle querce secolari. Le scorte di legna che aveva a casa si erano ormai esaurite a causa del protrarsi del gelo.
Una sera, al rientro, Antonius trovò Arisia sul giaciglio, pallida e tremante. La casa era ancora tutta in disordine e il fatto che la donna non avesse fatto niente per tutta la giornata era già di per sé un cattivo segno. Si chinò su di lei e le toccò la fronte: scottava terribilmente e tremava come una foglia. Subito rattizzò il fuoco quasi spento, aggiungendovi alcune frasche e rami appena portati, poi sussurrò:
«Arisia.»
La donna rispose con un filo di voce:
«Marito mio, non sto per niente bene. Mi brucia tutto il petto. Ogni colpo di tosse mi procura un dolore atroce. Non sono riuscita a fare niente. Non ce la faccio nemmeno ad alzarmi.»
Quella sera stessa, dopo aver bollito e tritato un po’ di verdure e aver aiutato Arisia a consumarne il brodo, Antonius salì su in collina da Camilla per chiederle consiglio e aiuto.
«Padre, adesso è troppo buio ormai - rispose lei - Domani all’alba sellerò il cavallo e andrò da un uomo molto abile con le erbe. Ha una capanna vicino al fiume, verso Fabrateria[1]. Una volta ha curato e guarito una delle mie guerriere. È un pastore che conosce molti rimedi. Mi ha raccontato di essere stato istruito da un “druido”, così lo ha chiamato, un uomo della medicina che veniva da molto lontano, dalle terre fredde del nord. Appena mi sarà possibile verrò da voi.»
Il giorno dopo Camilla fece quanto promesso. Arrivò al “piccolo pozzo” a metà giornata, tutta infangata e fradicia d’acqua, data la giornata estremamente piovosa. Portava con sé un sacchetto di pelle che conteneva erbe essiccate di vario tipo. Lo consegnò ad Antonius e aggiunse:
«Fanne un decotto e fallo raffreddare. Non lo filtrare, anzi, mescola bene il residuo delle foglie e lascialo sciogliere nel liquido. Ne deve bere almeno una ciotola ben mescolata sia la mattina che la sera. Non darle altro, e speriamo bene. Secondo l’uomo delle erbe, mamma rischia molto. Ha una malattia al petto che spesso non lascia scampo.»
Antonius rimase in silenzio. Sua figlia purtroppo aveva confermato quello che già temeva in cuor suo.
Nonostante il pastore avesse seguito le istruzioni dell’uomo delle erbe, Arisia non migliorava, anzi, aveva sempre più freddo malgrado nella casa rimanesse costantemente acceso il fuoco. La donna diventava sempre più pallida e le borse intorno agli occhi avevano assunto un colore blu scuro. Il giorno dopo già rantolava a ogni respiro. La sera, con accanto Antonius e Camilla che le stringevano le mani fredde e tremanti, l’anziana donna si consegnò al vecchio traghettatore che l'avrebbe portata oltre il fiume Acheronte, nel regno dell’ Ade.
La mattina seguente Antonius e Camilla, accompagnata da quattro delle sue fedeli guerriere, seppellirono Arisia alla presenza di alcune donne del villaggio guidate dall'anziano che presiedeva a tutte le cerimonie funebri. La fossa fu scavata non lontano dalla casa che l'aveva vista felice. Mentre le donne cantavano una nenia funebre, nella buca furono depositate le poche cose che aveva posseduto nella sua vita di semplice contadina: un pettine d'osso e alcuni monili di rame. Per ultimi, Antonius adagiò delicatamente tra le mani della donna, in un sacchetto di pelle, i due orecchini d'argento che le aveva regalato il giorno delle nozze, di splendida fattezza orientale. Il pastore ne era venuto in possesso durante uno dei suoi lunghi viaggi giovanili. La cerimonia fu breve e scarna: a partire dal più anziano, tutti gettarono un pugno di terra sul corpo di Arisa, che era stato deposto in una posizione quasi fetale. Al termine del breve rito, le guerriere finirono di ricoprire la tomba. Tutti erano abituati ad accettare la morte con naturalezza e serenità. Per ogni individuo, vita e morte erano compagne quotidiane e nessuno poteva dire con certezza se sarebbe stato vivo oppure morto il giorno dopo.
[1] (Fabrateria vetus) attuale Ceccano
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Il Sacro fuoco della Regina II edizione
Fiksi SejarahE' una storia di amore, di amicizia, di guerra vissuta nel 1200 a.c. nel Lazio. La trama si sviluppa in un clima colmo di premonizioni e di destini incrociati, dove il naturale e il soprannaturale, la morte e la vita si fondono in un continuo insegu...