XIV Elinai e Lucero

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Alcuni mesi dopo, come suo solito, Camilla svegliò Antonius nel pieno della notte:

«Padre.»

«Camilla, non dormi mai?»

«Ho un problema e ho bisogno del tuo consiglio.»

Circa un mese prima si era presentato all'accampamento un giovane contadino di nome Lucero, che abitava all'imbocco della valle che porta all'Amasenum. Un gatto selvatico faceva strage delle sue galline e per questo era andato a chiedere aiuto alle amazzoni. La regina aveva ascoltato pazientemente le lamentele del giovane ma, essendo impegnata in altre faccende più importanti, chiamò a sé Elinai e altre sue due compagne più inesperte, di nome Clei e Lucilla, e ordinò loro di tornare con la pelle dell'animale.

Elinai era una giovane etrusca resa schiava anni prima dai Sanniti in un’incursione a Fregellae. Liberata da Camilla durante il suo viaggio iniziatico verso sud, era stata una delle sue prime compagne di avventura. Aveva circa diciotto anni, la carnagione chiara, occhi neri e profondi,capelli castani che si allargavano sulle spalle in due lunghe trecce e un corpo atletico e snello. Del resto, nessuna guerriera di Camilla avrebbe avuto il tempo e la possibilità di ingrassare.

Inforcati i cavalli, la giovane etrusca, con il suo arco e la faretra a tracolla, partì al trotto verso valle insieme al giovane contadino e alle sue compagne. La caccia al felino durò più del previsto e le tre amazzoni furono di ritorno con la pelle della fiera soltanto tre giorni dopo. Tutto sembrava essere risolto, senonché Camilla notò alcune occhiate furtive e sorrisetti malcelati tra Clei e Lucilla, cui non diede comunque eccessivo peso. Insolitamente però, nelle settimane che seguirono Elinai prese a uscire spesso da sola in ricognizione, per ritornare quasi sempre a sera inoltrata. Camilla, incuriosita da quel comportamento, chiese all'amica cosa la spingesse a uscire tutte le sere, ma Elinai si mostrò molto evasiva.

Quel giorno, invece, la giovane etrusca si presentò al suo cospetto accompagnata da Lucero, il contadino.

«Camilla, mia regina e amica, so di recarti un grave torto, ma nascondere il mio amore verso Lucero sarebbe un affronto ancor più grave che confessartelo. Ho tradito il nostro giuramento, è vero, ma conoscere questo giovane così onesto e leale mi ha fatto dimenticare tutti i torti subiti dagli uomini. Lucero è diverso dagli altri. Ti giuro, mia regina, che quando sto con lui tutto il male del mondo scompare e mi sento bene. Le ferite dell'animo ancora aperte guariscono come d’incanto e provo una sensazione di felicità che non ho mai provato in vita mia. Pur di non tradire la tua fiducia ho cercato di starne lontana, ma senza di lui mi sento come morta. Regina mia, per il bene che provo verso di te e tutte le altre, ti prego, scioglimi dal giuramento che mi lega a voi tutte e permettimi di sposare Lucero, l'uomo che amo. E se, nella tua magnanimità e giustizia, ci permettessi di rimanere nei pressi dell'accampamento, faresti di noi due persone felici e a te riconoscenti in eterno. Non voglio perdere la tua amicizia né quella di tante compagne fedeli.»

Camilla si sentì tradita nel profondo del cuore e la richiesta di Elinai fu come una pugnalata alle spalle. Aveva avuto sempre una fiducia cieca nella fedeltà e nell'affetto dell'amica. Anche se pensava che la ragazza meritasse per questo una punizione esemplare, le sue parole, così appassionate, avevano aperto una breccia nel suo cuore. Sospese perciò il giudizio, rimandandolo al giorno successivo, per avere il tempo di ascoltare le compagne e chiedere consiglio a suo padre.



Dopo avergli spiegato la situazione, Camilla aggiunse:

«Padre mio, sono molto confusa. La ragione mi imporrebbe di punire Elinai come un'abietta traditrice. Ha violato le regole. Ci ha ingannate e per questo dovrebbe pagare. Eppure il cuore e l'affetto che provo per lei mi suggeriscono di concederle quello che desidera. Ho salvato e portato con me queste donne per renderle libere e, per quanto possibile, felici. Non posso togliere loro la libertà di scegliere il proprio destino. Nonostante ciò, temo di creare un precedente che possa minare la disciplina del campo. Temo, inoltre, che quell'uomo possa tradirla e umiliarla, come fanno sempre tutti gli uomini.»

Antonius le rispose con un tono di velata tristezza.

«Sempre? Tutti gli uomini? E io cosa sono, Camilla? Non sono forse un uomo? – Tacque per un attimo per dare ancora più forza a ciò che aveva appena detto, poi riprese - Figlia mia, non lasciarti trascinare nel vortice dell'odio dalle tue esperienze personali. Dimentica il tuo orgoglio ferito. L’amore è una forza straordinaria, incontrollabile. Una volta scatenata, nessuno è in grado di fermarla.

Elinai non ha colpa, segue soltanto la voce del suo cuore, e io ti invito ad ascoltare quella del tuo. Fai tacere la mente e ascoltalo: saprà indicarti la scelta migliore. Gli uomini che tu hai conosciuto e che ora ti fanno odiare tutti i loro simili, hanno fatto proprio questo errore: hanno strappato il cuore dal loro petto e lo hanno reso muto e sordo. Ascoltano solo il loro basso ventre, il loro orgoglio, la loro brama di potere, diventando così peggio delle bestie.»

Fece una breve pausa e poi riprese:

«Ora, figlia mia, rifletti su ciò che ti ho detto stasera. Torna sulla collina, guarda in silenzio il sorgere del sole, placa la tua mente e ascolta il tuo cuore. Decidi, infine, da regina quale sei.»



La mattina seguente, con il sole già alto nel cielo, sul grande piazzale dell’accampamento c'era grande fermento. Tutte le amazzoni riunite, compresa Elinai, discutevano animatamente riguardo la delicata questione all'ordine del giorno. Quando sopraggiunse Camilla, tutte si scostarono per farla passare. Salì su un rialzo , e a un unico cenno tutte si zittirono. In un rispettoso e totale silenzio, la regina iniziò a parlare con tono solenne:

«Sorelle mie, noi tutte inseguiamo un sogno di pace e di giustizia. Tutte noi abbiamo conosciuto la sofferenza a causa degli uomini. Ma noi non cerchiamo vendetta, bensì pace. – Tacque un momento, guardando negli occhi Elinai - Se una di noi, per mezzo di un uomo, può essere felice e trovare la pace agognata, io credo che questo sia un bene.»

Si fermò ancora una volta, per poi proseguire con fare declamatorio.

«Se va condannata in nome di un giuramento da noi stesse formulato, ebbene io, Camilla, scelta da voi come vostra regina, con l’autorità che voi stesse mi attribuite, lo sciolgo per sempre! D’ora in avanti, ci legherà le une alle altre solo l’affetto e il rispetto che già regna tra noi. Per quello che riguarda la richiesta che la stessa Elinai ci ha fatto, noi permettiamo a lei e al suo promesso sposo di stabilirsi qui al Castrum, fuori le mura. - Poi, in tono più rilassato concluse – Inoltre, ordino a Elinai e Lucero di invitarci tutte al banchetto nuziale!»

Così dicendo, scese dal gradino su cui era salita e abbracciò a lungo Elinai, che appariva profondamente commossa. Tutte le amazzoni scoppiarono in un urlo liberatorio abbracciandosi l’un l’altra. Quel giorno fu ricordato a lungo da tutti i presenti e e consolidò definitivamente il carisma e l’ascendente che Camilla aveva presso il suo piccolo esercito. Segnò anche l’avvento di una profonda trasformazione che nemmeno la giovane Regina volsca poteva comprendere appieno in quel momento: ormai non era soltanto la regina delle sue amazzoni, ma stava per diventare la sovrana di un popolo.

Il Sacro fuoco della Regina II edizioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora