IX La Dea Diana

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«Sai, mia fedele Opi, quella ragazza mi piace. Se si esclude quel padre violento e rozzo che ha, la sua devozione quasi mi commuove.»

La dea Diana, Artemide - Artume per gli etruschi - come suo solito si trovava lontano dall'Olimpo, a caccia tra i monti della Grecia. Seduta su un tronco abbattuto, con un braccio appoggiato sul suo inseparabile arco e circondata dai suoi cani e le sue ninfe preferite, parlava con Opi, la sua prediletta.

«Quella fanciulla, Camilla, mi piace, e non poco. Quando suo padre mi invocò, feci bene ad ascoltarlo. Non a caso mi somiglia, mi ricorda Apollo, il mio gemello. Mia diletta Opi, raccomandandomi questa giovane Volsca, hai fatto una cosa a me gradita. Anche quel giorno, quando l'aiutasti con il cinghiale, agisti per il meglio. Di testa tua, è vero, ma facesti bene! Sarebbe stato un peccato perdere una giovane così devota. Questa ragazza meriterebbe un premio per quello che dice degli uomini! In più, aiuta le altre donne, le inizia al mio culto è vergine e a me consacrata. E non dimentica mai di offrirmi sacrifici... cosa posso chiedere di più? Mio padre, Zeus, ha commesso un errore: la terra dovrebbe essere popolata da sole donne. Sai quanto andrebbero meglio le cose?»

«Mia Signora e padrona, è vero, questa giovane mostra una devozione e una riconoscenza senza pari. Forse meriterebbe un premio.»

«Va bene, mia ninfa, le faremo un dono. Ho già in mente una soluzione per la bella e giovane Regina volsca. Sono tempi turbolenti laggiù. Questi umani sono in perenne litigio e mi sembra che Camilla abbia una certa predilezione per la battaglia, o sbaglio?»

«No, mia Signora, non sbagli affatto.»

«Bene, allora ho già in mente un bel dono su misura per lei. Mantieni il segreto, però. Non mi piace che Venere si impicci dei fatti nostri.»

Il Sacro fuoco della Regina II edizioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora