XXVI Giove tonante!

523 26 1
                                    

Intanto sul monte Olimpo, Giove, assai contrariato dalle frequenti intromissioni di Giunone e Venere nel conflitto fra Troiani e Latini, convocò tutti gli dei al suo cospetto.

Quando furono finalmente riuniti, iniziò a parlare:

«Mia adorata Giunone, quante volte ti ho detto di non interferire nel destino di Enea? Un destino di gloria attende la sua discendenza e...»

Giunone colse al volo quell'esitazione e approfittò per controbattere:

«Ma, mio adoratissimo marito, la colpa non è mia! È sempre Venere, quella sottospecie di meretrice, che aiuta nella maniera più sfacciata il suo amato Enea, che io non sopporto tra l'altro. Non ho mai sopportato i cocchi di mamma... devono pagare per avermi recato offesa!»

«Ma quale offesa!» La interruppe immediatamente la bellissima Venere.

«Sei tu che ce l'hai con me e con mio figlio senza alcuna ragione, o meglio, la vera ragione la conoscono tutti... non è vero?»

Pronunciò quest'ultima frase scandendo bene le parole e guardando uno per uno tutti i presenti, che osservavano la scena divertiti.

«Taci! - tagliò corto Giunone - Non mi interrompere! Come osi!? Ti credi bella? Ma non è solo la bellezza il corredo che deve avere una dea. Per soddisfare un marito non basta solo quella. Vero, maritino mio?»

Giove, leggermente distratto dalle grazie di Venere, era intento a guardare altrove.

«Giove! - urlò Giunone - Guardami negli occhi quando ti parlo, invece di pensare ad altro.»

«BASTA! Mille volte BASTAAA!» Tuonò Giove e quando tuona Giove fa tremare l'Olimpo e tutta la Terra compresa. Seguì un perfetto silenzio.

«Bene, così va meglio. Lasciate che il fato compia il suo corso. E non intervenga più nessuno! Ce l'ho anche con te, mia cara Diana... Sono stato chiaro? È un ordine!

Non sono disposto a tollerare nessun' altra intromissione... Mia dolce mogliettina, vedrai che converrà anche a te: la nuova stirpe che nascerà da latini e troiani sarà potente e a te molto devota. Tu, Venere, hai aiutato fin troppo Enea. Dati i precedenti, non costringermi a intervenire personalmente, e sai a cosa mi riferisco[1]. Adesso basta! Sono stanco delle vostre beghe. Toglietevi di torno.»

Più tardi, Diana, sempre circondata dalle sue devote ninfe e dai suoi fedeli cani, si rivolse così alla sua preferita:

«Mia diletta Opi, purtroppo prevedo grossi guai per la nostra Camilla. Non ci è possibile agire, Giove è stato chiaro: nessun intervento soprannaturale! Sempre per colpa di quelle due: quella svergognata di Venere e quella petulante di Giunone. Camilla purtroppo ha scelto l'alleato sbagliato. Va' e sorveglia la nostra diletta in battaglia, se dovesse accaderle qualcosa di spiacevole, che sia almeno vendicata all'istante.»

«Così sarà fatto, mia Signora...» rispose docile la ninfa, accennando un inchino.

[1] Un tempo Zeus/Giove, il padre degli dei, stanco delle continue tentazioni che la magica cintura di Afrodite/Venere stimolava di continuo in lui, come in qualsiasi altro essere, mortale o divino che fosse, stabilì di punire la dea, facendola innamorare perdutamente di un comune mortale. Il prescelto fu Anchise, un giovane pastore frigio. Afrodite, rimasta sedotta dalla sua straordinaria bellezza, dopo averlo scorto a compiere il suo lavoro, decise di ottenere subito i suoi favori. La dea per convincerlo a corrispondere il suo amore assunse le vesti di una principessa frigia. Quando lei stava per procreare Enea, rivelò ad Anchise la propria identità e gli preannunziò che il nuovo arrivato avrebbe avuto fama eterna. L'amore di Afrodite per Anchise è narrato nell'Inno omerico ad Afrodite. Secondo la leggenda, Anchise, ubriaco, osò vantarsi del suo amore con la dea durante una festa:Zeus, per punirlo, lo colpì con unfulminee lo rese zoppo.

Il Sacro fuoco della Regina II edizioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora