XXIII Guerra!

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Nel frattempo da Fabrateria e da altri villaggi erano giunti numerosi guerrieri, onorati di cavalcare accanto a Camilla e alle sue amazzoni. Il piccolo esercito poté quindi marciare verso Laurento.

ENEIDE, Libro VII

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L'ultima a la rassegna vien Camilla

ch'era di volsca gente una donzella,

non di conocchia o di ricami esperta,

ma d'armi e di cavalli, e benché virgo,

di cavalieri e di caterve armate

gran condottiera, e ne le guerre avvezza.

Era fiera in battaglia, e lieve al corso

tanto che, quasi un vento sopra l'erba

correndo, non avrebbe anco de' fiori

tocco, né de l'ariste il sommo a pena;

non avrebbe per l'onde e per gli flutti

del gonfio mar, non che le piante immerse,

ma né pur tinte. Per veder costei

uscian de' tetti, empiean le strade e i campi

le genti tutte; e i giovini e le donne

stavan con meraviglia e con diletto

mirando e vagheggiando quale andava,

e qual sembrava; come regiamente

d'ostro ornato avea 'l tergo, e 'l capo d’oro;

e con che disprezzata leggiadria

portava un pastoral nodoso mirto

con picciol ferro in punta; e con che grazia

se ne gia d'arco e di faretra armata.

Il campo dei Troiani, che si erano stabiliti vicino al mare, era ormai sotto assedio. I Volsci si accamparono ai margini della piazza d’armi degli assedianti. Poco dopo sopraggiunsero Camerte e suo padre, che salutarono Camilla e la invitarono a raggiungere Turno nella sua tenda, dove si trovavano tutti i capi più importanti.

«C'è giunta notizia che Enea non è nell'accampamento troiano! – esordì Turno con voce ferma e dura - È un'occasione unica. Domani assalteremo il campo nemico con tutte le forze a disposizione. Camilla, contiamo molto sulla freschezza della tua cavalleria. Le tue truppe guideranno l'assalto e concentreremo tutti gli sforzi sulla porta principale. Messalo, tu occupati di raddoppiare i fuochi e le sentinelle. Il nemico non deve avere alcuna via di fuga verso terra. Che gli dei ci siano propizi!»

La sera consumarono tutti un pasto frugale. Camilla era in preda a una profonda agitazione. Nonostante fosse concentrata sulla battaglia imminente, sentiva il bisogno di parlare con Camerte. Si accingeva a cercarlo, quando lo vide arrivare, scuro in volto e visibilmente stanco. I due iniziarono a camminare in mezzo ai fuochi e a guerrieri sdraiati a riposare. Ogni tanto si udiva un lamento di qualche ferito.

«Ti vedo molto stanco. – disse Camilla, rompendo il silenzio - Che ne pensi? Domani sarà davvero il giorno della vittoria?»

«Vittoria? - ribatté il giovane - Che illusione! Qui è tutto un'illusione. Enea è imbattibile, le sue armi sono terribili e i suoi Troiani sono guerrieri valenti. Del resto, si battono per la sopravvivenza e ogni giorno diventa sempre più dura. Il sangue scorre a fiumi. Il pianto delle mogli e delle madri in lutto è ormai incessante. Questa non era una guerra da combattere: questa è la guerra dell'inutile orgoglio di Turno, che ci porterà tutti alla rovina!»

«Parli come mio padre. – replicò Camilla - Non lasciarti abbattere, le difficoltà vanno affrontate con coraggio e determinazione. Ora non pensiamo alla battaglia di domani. Cerchiamo di stare tranquilli almeno stasera, e di distrarci pensando a qualcosa di bello.»

«Per me è fin troppo facile. – le rispose Camerte cercando di sorridere - Basta guardarti.»

«Non dire stupidaggini!»

Ma il giovane Re continuò imperterrito:

«Ho conosciuto altre donne molto belle, Camilla, ma nessuna è come te. Tu sei fresca e trasparente come l'acqua sorgiva. Io riesco a vedere in fondo ai tuoi occhi, e vedo coraggio e grandezza d'animo, sacrificio e tanto dolore. Sì, Camilla, vedo e sento in te tanto dolore e vorrei aiutarti a cancellarlo per sempre dal cuore.»

«Basta, non andare oltre! - lo interruppe - Tu stai tentando di aprire una porta che credevo di aver chiuso per sempre. Potremmo non arrivare alla sera di domani. Che senso ha parlare di questo?»

Il giovane fece per accarezzarle il viso ma Camilla gli bloccò il braccio a mezz’aria.

«Ho detto basta! Se al posto tuo ci fosse stato qualcun altro, avrebbe già il mio coltello piantato nella gola! Adesso scusami, vado a dormire.»

La Regina dei Volsci si allontanò con passo deciso verso le sue tende. Camerte rimase immobile e pensieroso a guardarla allontanarsi in silenzio, poi si ritirò a sua volta , maledicendo tra sé quell’inutile guerra.

Il Sacro fuoco della Regina II edizioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora