Capitolo 13

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Parcheggiai davanti alla casa dove viveva Matthew con i suoi genitori, era una piccola villetta fatta di sassi in mezzo ad altre ville a schiera più grandi.

Entrai dentro quando una donna con i capelli castani, sulla quarantina, e un sorriso enorme sul viso, mi aprì.

Ora capivo da chi aveva preso Matthew, sembrava una modella con quelle labbra carnose, la pelle liscia e curata con gli occhi azzurri come il aveva il figlio.

"tu devi essere Alexander, giusto?" mi sorrise portandomi in uno stretto corridoio.

"piacere sono Alexander" si fermò girandosi verso di me. I suoi capelli ondeggiarono ricadendo sul vestito nero a tubo.

"Matthew è in una sorta di.. coma? non ne vuole sapere di svegliarsi" mi sembró dispiaciuta quando mi fece entrare in cucina.

Trovai la sorella di Matthew mezza addormentata sulla sua tazza di latte.

Matt stava sdraiato su tre sedie rigorosamente addormentato.

Potevo immaginarlo visto che gli avevo mandato piu messaggi, con scritto di farsi trovare fuori casa

"ahimé questo è un difetto che hanno preso dal padre" ridacchiò imbarazzata la madre con una mano nei capelli.

" posso ?" indicai matthew.

Eravamo già in ritardo e doveva ancora fare colazione, oltre a prepararsi, sua madre fece un cenno con la testa, dandomi il permesso.

Scossi una spalla del ragazzo e brontoló qualcosa simile ad "ancora 5 minuti mamma..." che fa, mi scambia per sua madre adesso?

Guardai la donna che stava osservando suo figlio, scuotendo la testa esasperata ,ma nei occhi leggevo quel amore materno di una madre che ama suo figlio piu di qualsiasi cosa al mondo.

Forse non gli sarebbe piaciuto ciò che stavo per fargli, ma era in mio dovere, da amico, farlo.

Presi lo schienale delle due sedie che sostenevano gran parte del peso facendo cadere Matthew a terra.

"mmmh " si lamentó sedendosi a terra guardandomi male, sono sicurissimo che se non ci fosse stata sua madre e sua sorella avrebbe iniziato a dire parolacce da far girare tutti i santi sul calendario. Incrociai le braccia al petto, sfidandolo a dire qualcosa.

"oh beh , metodo molto forte ma efficace" intervenne sua madre che prese un lungo sorso del contenuto nel suo bicchiere, un liquido arancione, forse una spremuta d'arancia o un succo all'ACE, e accennò un sorriso.

Anche sua sorella si mise a mangiare, dopo che la caduta di Matt l'aveva svegliata.

"grazie Signora Johnson" la ringraziai.

Non parlammo fino all'ora della mensa, avevamo solo un ora insieme quel giorno e la passammo senza parlarci, o almeno, io seguivo la lezione, lui sonnecchiava sul suo quaderno per gli appunti.

Promemoria per me 'non chiedere appunti a Matthew' .

"oggi ti odio" mi disse Matt sedendosi al tavolo dove Adam ed Andrew stavano parlando sul ballo. "io sono nevoso e in ansia, il tuo sedere ammacato non è un mio problema adesso." Adam si raddrizzò a sedere guardando prima me e poi Matthew, la sua espressione tesa e minacciosa diceva tutto. "come ?" Disse "forse non ho capito bene" gesticolò con la mano vicino alla sua tempia

"Alexander mi ha fatto cadere dalla sedia stamattina perché avevo sonno" si lamentò.

Adam sembrò rilassarsi improvvisamente e Andrew guardava la scena inespressivo, tranne quando spiegò l'accaduto e solo in quel momento vidi un accenno di sorriso.

E Alla Fine Cosa Resta Di Noi? #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora