Capitolo 33

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James

Cercai di guardare Alexander in ogni sua mossa ma lui non mi degnava di uno sguardo, nemmeno il buongiorno ma forse era per il fatto che fosse agitato essendo quello il giorno in cui saremmo andati soli nel bosco per un giorno intero e avremmo dovuto cavarcela da soli compreso il riparo.

Tra noi due ultimamente non scorreva buon sangue, ci allontanavano e riavvicinevamo e per la gran parte era colpa mia se non andavamo d'accordo.

Quando finimmo di fare collazione andammo nella sala principale dove Alexander vide Matthew e gli saltò addosso abracciandolo "se non tornerò più devi dire a mia mamma e a mio padre che gli ho sempre voluto bene, e anche a Davina e Andrew" disse facendolo ridere di gusto ma poi si staccò dall'abbraccio quando il soldato Jackson venne a chiamarci dicendo che dovevamo andare a fare un ripasso veloce che poi veloce non lo fu visto che durò un ora e mezza "ora siete pronti ad andare" disse il soldato Adams "avete una radiolina nello zaino, con quella potrete contattarci nel caso di animali o ferite, poi avete acqua, cibo coperte e la tenda per dormire, poi la bussola e il necessario per sopravvivere" continuò a parlare mentre Jackson ci porse gli zaini, e mise lo zaino più leggero sulle spalle di Alexander come una mamma fa con il proprio bambino fuori dall'ingresso dell'asilo, mi dava sui nervi quel soldato montato.

Ci inoltrammo nel bosco e aspirai a pieni polmoni l'ossigeno che gli alberi ci stavano donando, nessuno dei due parlò o almeno Alexander sussurrava qualcosa ogni vota che inciampava tra qualche ramo però sul suo viso c'era un velo di preoccupazione e tanta curiosità, faceva correre freneticamente i suoi occhi su ogni dettaglio che la natura aveva da offrirgli "sai potresti fare qualche foto.. Giusto perche qui è un posto bellissimo" avessi avuto la mia macchina fotografia ne avrei scartate tantissime sia alla natura che a lui, soprattutto a lui che era la cosa più bella che miei occhi stavano osservando "perche le devo fare io?" gli domandai e lui mi rispose ovvio "sei tu quello bravo con l'obbiettivo" in un primo momento mi domandai come facesse a sapere della mia passione a poi mi ricordai di avergliene parlato, non mi sembrava ancora vero il fatto di avergli detto una delle cose più importanti della mia vita

"non sono dell'umore adatto per fare foto" gli dissi, cera una cosa che mi tormentava da giorni, era il fatto che ormai era evidente, per me stesso più che per gli altri, del fatto che mi fossi preso una cotta enorme per quello scricciolo di ragazzo che sbuffò prendendo il suo cellulare e sbloccandolo sulla fotocamera andando a fare foto ovunque puntasse, persino su uno scoiattolo che lo guardava dall'alto delle sua casetta sul ramo.

Mi dava fastidio che per lui questa situazione fosse una cosa come un altra, che quello che era successo ieri notte con l'attacco di panico non fosse nulla mentre per me era stato qualcosa, qualcosa che mi faceva sempre battere il cuore come una corsa di cinque chilometri.

Per lui provavo qualcosa di più forte di un attrazione fisica o di una amicizia ma ogni volta che ero sul punto di far qualcosa di avventato c'era qualcuno o qualche pensiero che me lo impediva d'altronde come potevo rischiare tutto quando non sapevo nemmeno se fossi ricambiato?
Per quello che ne sapevo io per lui potevo essere solo uno esperimento, o un passatempo oppure una distrazione, io questo non lo sapevo non riuscivo a capirlo.

Camminammo per più di tre ore quando a un certo puntò sentì il suo stomaco brontolare "hai fame?" domandai anche se la risposta era ovvia "se fossi un cannibale ti manferei" mi disse per rendere meglio i concetto della fame che provava e facendomi ridere "okay Hannibal, possiamo fermarci a mangiare qualcosa" gli dissi andandomi a sedere su un tronco spezzato e privo di formiche e lui si mise accanto a me mentre frugavo nello zaino, era tutto organizzato bene c'erano delle barrette e delle bibite energetiche oltre all'acqua, poi c'erano dei grissini e pezzettini di formaggio.
Okay non pretendevo di avere delle fette di pizza o un piatto di pasta ma qualcosa che riempisse di più, gli passai una barretta ma la guardò con espressione sorpresa del fatto che ci fosse solo quella da mangiare. "non ti ho mai visto mangiare così tanto" gli dissi sincero ma sperai che non se la prendesse "é l"aria del Kentucky" mi rispose a bocca piena ma con la mano davanti "a casa non mangio così tanto, e spero che ci sia qualcosa di piu sostanzioso se no ti sbrano per davvero" prese un altro pezzo mentre assaggiai la bibita energetica poi gli risposi "okay, sono pronto acorrere il rischio, chissà che sapore ho! Comunque alla mia festa ti sei mangiato tutta la pizza" scherzi dandogli una leggera gomitata mentre lui mise un tenerissimo broncio "non è vero, ho preso solo.." lo vidi contare le fette che aveva mangiato con le dita e mi fece ridere quel gesto oltre alla sua espressione "sette o otto e una l'ho data anche a tuo fratello " mi fece la linguaccia facendomi percorrere la schiena da brividi, adoravo quella sensazione solo se era lui a farmele venire. "e spero che sai di pollo. Ho voglia di pollo" disse mentre prendeva l'ultimo pezzo di barretta e gettava la carta in qualche parte remoto del suo zaino che aveva tra le gambe.

E Alla Fine Cosa Resta Di Noi? #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora