"Alexander" mi urlò James dopo che Matthew se ne andò con la sua macchina, sbuffai sperando che cambiasse direzione ma ovviamente non succedeva mai nulla di quello che pensavo. "Che vuoi?" Gli dissi entrando nella mia macchina e togliendomi lo zaino dalle spalle che pesava una tonnellata, ora che c'erano le vacanze volevo tirarmi su con lo studio.
"Visto che abitiamo vicino mi chiedevo se potresti darmi un passaggio a casa" alzai le sopracciglia sorpreso, non era cosa da tutti I giorni. "James Smith che chiede un passaggio a me?" Risi perché la sua espressione fu esilarante e mise anche il broncio. "Dico sul serio Alexander, ieri ho portato la macchina dal meccanico e ora mi serve un passaggio" chiusi la portiera, come poteva pensare che io fossi disponibile per dargli un passaggio? Che poi lo avrei anche fatto, se non si comportasse da stronzo con il progetto "chiedilo ai tuoi amici" gli dissi accendendo la macchina e mettendo la marcia, ma non andai perché il senso di colpa si fece sentire più in fretta di quanto pensai, non era giusto che io lo aiutavo quando lui non ha nemmeno mai provato a fargli cambiare idea a Adrian riguardo la tematica del "nostro" progetto però quando avevo bevuto troppo alla festa lui si era preso la responsabilità di portare me e Davina a casa, per non parlare della grande pazienza che ha dovuto avere con un lamentoso me per tutto il tragitto. Sbuffai stringendo il volate più forte che potevo. "Sali" gli dissi a denti stretti prima che potessi cambiare idea. Non ebbi nemmeno il tempo di sbattere le palpebre che stava già seduto accanto a me con un sorriso stampato sulla faccia mentre stava appoggiando il suo zaino accanto al mio sul sedile posteriore.
Quando ormai ero a metà strada sentii la suoneria del mio telefono squillare, tastai le tasche della felpa, erano vuote e ai pantaloni non ne avevo, quindi doveva provenire per forza dalla tasca esterna dello zaino. Ovviamente, essendo sfortunato dalla nascita, stava buttato sui sedili posteriori. Se prendevo il telefono potevo schiantarmi con qualche albero che costeggiava la strada.
"Sei in difficoltà con qualcosa Alexander?" Disse James facendo un finto sorriso innocente, sapevo a che gioco stava giocando e non volevo farlo vincere, così gli dissi un categorico "no".
In realtà stavo morendo dalla curiosità di sapere chi fosse a chiamarmi, il che era poca la gente, sarà stato di sicuro Matthew o mia madre a chiamarmi erano solo loro a farlo.
James mi fissò con uno sguardo che lasciava trapelare il fatto di essere stupito quanto divertito dalla situazione e io avrei ceduto da li a poco tempo, anche se il telefono aveva smesso di suonare.
Non so bene quanti minuti passarono ma alla fine cedetti "per favore, potresti prendermi il telefono nella tasca dello zaino?" sospirai chiudendo gli occhi per un secondo e lo vidi ghignare mentre si sporgeva a prendere il mio zaino "Alexander! Cosa ci hai messo dentro, un cadavere?" dallo specchietto retrovisore vidi che sul suo viso comparve una espressione affaticata. "No, sei tu che fai schifo con il sollevamento pesi" ma riuscii a prendere il telefono nel momento esatto in cui iniziò a squillare "faccio schifo?" mi disse indignato e io annuì "allora non ci saranno problemi se faccio questo" puntò l'indice sullo schermo e strisciandolo accettò la chiamata "James!" lo schiaffeggiai sulla spalla e cercai di prendergli il telefono dalla mano, ma lui con l'altra libera la allontanava mentre sul suo viso stava un sorriso che metteva in mostra i suoi denti bianchissimi e le rughette ai lati della bocca. "Salve signora Thompson! Sono un amico di suo figlio, come sta?" sbuffai mettendo su un broncio, non mi andava l'idea che James parlasse con mia madre. "Alexander sta guidando, vuole che la metto in viva voce?" gli domandò James e lo vidi schiacciare qualcosa sullo schermo e poi sentii la voce di mamma dire "Tesoro, potresti passare a prendere una decina di arance e dell'altra frutta? Poi dovresti venire a casa, ho una sorpresa per te" aggrottai non capendo il motivo di tutto questo "che sorpresa?" gli dissi "sai che ogni tanto vado a fare visita a quei bambini no? Il resto te lo spiego a casa, a dopo!" non ebbi nemmeno il tempo di dire qualcosa che riattaccò. "Che ore sono?" chiesi a James che guardò i telefono "le 13:00" mi morsicai il labbro pensieroso. Il fruttivendolo avrebbe chiuso tra mezz'ora e non ce la facevo a portare James a casa e poi tornare al negozio, mi fermai in una piazzola di sosta guardandolo "o vieni con me al negozio oppure scendi qui e procedi a piedi" gli proposi "Certo che vengo! Ora che ci penso ho messo tutta la frutta che avevo per fare la macedonia con il vino, che ti sei fatto fiori buon parte" arrossii all'istante ed evitai in tutti i modi possibili di guardarlo e partii tornando indietro verso la città abbassando il finestrino, continuavo a percepire il suo sguardo addosso e ciò non mi fece smettere di arrossire, potevo essere tranquillamente scambiato per un ortaggio rosso tipo un peperone mischiato ad pomodoro oppure dei frutti tipo la mela, il melograno e l'arancia rossa, lui non disse nulla e lo apprezzai. Presi le arance e dell'altra frutta e subito dopo decisi di passare a casa mia in modo da lasciare lo zaino e le cose comprate a casa. Mi fermai davanti casa e presi il sacchetto e lo zaino. "Tu rimani qui, arrivo subito" ma non mi diede retta e uscì dalla macchina chiudendosi la portiera alle spalle con gli occhi che vagavano su e giù "mi piace molto" disse indicando casa mia. Sembrò affascinato come un artista che guarda il suo quadro preferito esposto a uno dei musei più famosi del mondo. Stava fermo davanti all'entrata mentre osservava ogni pietra del muro. "Sembra una casa calda e piena di colore" eppure a me sembrava una normalissima vecchia casa fatta di sassi e che sembrava stesse per cadere "la mia è nuova, bianca, fredda e incolore" sembra perso chissà dove con il suo sguardo, ero sicuro che non si stava riferendo solo alla casa, ma preferii restare in silenzio a guardarlo e a non a fargli domande come avrebbe fatto la mia parte curiosa e da stalker. Entrai in casa e andai in cucina dove c'era mia madre che impastava qualcosa di verde. "Mamma, lui è James. James lei è mia madre" lei gli sorrise mentre io appoggiavo il sacchetto sul tavolo. Mia madre lo andò ad abbracciare e James sembrò essere sorpreso di quel gesto e impacciatamente ricambiò. "Scusami se non ti stringo la mano ma sto facendo del pongo fatto in casa" lui la tranquillizzò e imbarazzato si guardò in torno "cosa dovevi dirmi prima?" dissi guardando mia madre mentre mi sedevo su una sedia "una settimana fa avevo chiesto al dottor Devis, se avesse bisogno di un aiutante e oggi mi ha chiamato chiedendomi più informazioni e gli ho parlato di te" quasi urlò per l'emozione mentre io non capivo, sapevo solo che il dottore Devis era uno psicologo per bambini a cui era stata diagnosticata una grave malattia immunitaria, per molto tempo questi bambini dovevano andare all'ospedale e non tutti i genitori abitavano vicino, quindi lui aveva preparato un'organizzazione, scegliendo dei volontari che dovevano passare del tempo con loro e mia mamma ci andava da più di cinque anni, forse la faceva sentire più vicino a Rebekah. "Vuoi che vado anche io?" gli domandai sempre confuso "No! Al dottore Devis farebbe piacere se tu oggi alle tre del pomeriggio andassi con lui a dargli dei consigli, in base a quanto gli siano stati utili vedrà se farti una lettera di raccomandazione in quanto ex studente laureato della Berkeley" andò a lavarsi le mani e se le asciugò sul suo grembiule, mi guardò mentre io stavo ancora cercando di elaborare la notizia. Se davvero mi avrebbe fatto quella lettera allora le possibilità di entrare all'Università si facevano più allevate e mi sentì lo stomaco libero da quella angoscia che sentivo ogni minuto della mia vita, ma durò poco, il sorriso mi morì e lo stomaco si aggrovigliò quando pensai che senza la borsa di studio non avrei potuto fare niente "non credo che andrò alla Berkeley." gli dissi e lei mi guardo come se l'avessi appena insultata. "Ma è il sogno della tua vita Alexander. Ci devi andare assolutamente!". Mi fece alzare dalla sedia e mi mise le sue mani sulle mie guance accarezzandole per confortarmi ma cercai di allontanarle. "Se è per i soldi sai che non è un problema per questo, venderemo casa e fattoria e prenderemo un pò di soldi cosi tu potrai andare lì e noi ci troveremo un appartamento da qualche parte" non avrei fatto mai e poi mai una casa simile ai miei genitori, cosi misi su un bel sorriso falso e mi allontanai "si trovano buoni posti di lavoro con un diploma mamma, mi accontenterò" presi il sacchetto e il pongo, che sapevo già fossero per i bambini. "Ora accompagno James a casa e poi vado dai bambini" mamma annui ma vidi il suo volto dispiaciuto e mi spezzò di più il cuore "mi farebbe piacere giocare con quei bambini" disse James e mia madre gli sorrise con fare gentile dicendogli che poteva andarci anche lui e che i volontari erano sempre ben accetti e sperai che James lo aveva detto solo per dar aria alla bocca e stare al centro dell'attenzione cosa che a lui piaceva molto.
Andammo in macchina e misi la busta nei sedili posteriori mentre James entrò in macchina "Dicevo davvero prima, voglio venire con te" ci pensai a lungo e non riuscii a decidermi se farlo venire o meno pero poi decisi di farlo venire, solo perché ai bambini serviva qualcuno con cui giocare anche se mi irritava parecchio sapere di dover passare con lui altre tre ore. Questo era senza dubbio uno dei giorni più snervanti in assoluto.
Arrivati all'ospedale cercammo il dottor Devis che ci accolse con una stretta di mano e un grande sorriso. "Non so se tu mamma ti ha spiegato cosa faremo." mi disse guidandoci lungo un corridoio "tua mamma mia ha detto che ti piace la psicologia e io volevo un consulto estraneo, un punto di vista con una persona che non ha a che fare con ospedali ogni giorno" annui entrando in una stanza insieme al dottore "allora Alexander, entra e se vuoi annotati quello che preferisci" mi sorrise prendendo da un armadietto una penna e un blocchetto per appunti, lo presi ringraziandolo. "Dovrete mettere questa tuta sterilizzata essendo i bambini molto delicati al momento e prima di indossarla dovrete lavarvi le braccia, togliere felpe e giacche, lavarvi il viso e infine potrete entrare e giocare con i bambini" il dottore ci indico tutto senza mai perdere il sorriso "questo l'ha fatto mia madre" gli diedi il sacchetto e iniziò a frugarci dentro prendendo il pongo e dandolo a James "questo potete usarlo subito, dopo vi porto la frutta pulita per i bambini" e usci dalla stanza sparendo chissà dove e lasciandomi da solo con lui "prepariamoci" disse appoggiando il pongo su una scrivania in ferro. Lo guardai togliersi la felpa e appoggiarla su una sedia, accendere l'acqua lavandosi per bene strofinando la sua pelle leggermente abbronzata, e poi asciugarsi con l'aria calda che veniva soffiata da un beccuccio molto simile a quelli che si trovavano nei bagni dei ristoranti o nei bar. "Tocca a te" mi disse aprendo un sacchetto con la tuta dentro. Mi tolsi la felpa mettendola insieme a quella di James e feci tutto quello e mi disse di fare il dottore e poi entrammo.
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E Alla Fine Cosa Resta Di Noi? #WATTYS2017
RomanceUltimo anno di scuola. Un solo progetto da realizzare. Alexander e James sono due ragazzi completamente diversi ma riusciranno a scoprire nuove cose, a imparare che non tutte le emozioni sono brutte e che c'è sempre una seconda scelta. Tuttavia qual...