Capitolo 26

361 34 1
                                    

Entrai in macchina accedendola e mettendo il riscaldamento al massimo per poi appoggiare la testa sul sedile e chiudere gli occhi. C'era qualcosa di strano in tutto quello che era successo qualche minuto prima, il cambio repentino di James quando era ancora in macchina e aveva visto l'auto dei suoi genitori mi spiazzava e in più perché non voleva che me ne andassi e voleva che rimanessi ma senza farmi entrare in casa? E poi come ha reagito davanti a casa sua mi aveva fatto più paura dell'altra volta, non mi stava guardano per davvero era come se un altro James si stesse sfogando la sua rabbia su di me e non so che cosa lo abbia fermato ma quando lasciò la presa su di me prese pieno possesso della sua mente e delle sue emozioni ed ero più che sicuro che non lo avesse fatto apposta. Aprì gli occhi qando sentì la stanchezza prendere possesso di me e mi guardai nello specchietto, ero bruttissimo avevo gi occhi e le labbro rosse poi sposti il colletto della felpa e vedi il collo anche questo rosso e già sapevo che mi sarebbe venuto un enorme livido che non avrei saputo come coprirlo.
Mi girai di scatto quando sentì la porta della casa di James sbattere forte e lo vidi venire verso di me a passo svelto, sotto il braccio teneva qualcosa di grande e arrotolato mentre su una spalla stava uno zaino pieno di chissà cosa poi apri lo sportello del lato passeggero e butto quelle cose sui sedili dietro accomodandosi in fine vicino a me "ti dispiace se per questa sera vado a dormire nella casette sull'albero?" mi disse gesticolando con le mani tremanti e io annui perché era visibilmente teso come se avesse ancora della rabbia da esternare ma continuavo a non capire il perché.
Parcheggjai davanti casa mia tirai su il freno a mano ma senza spegnerla visto che sarei dovuto entrare nel cancello "te la ricordi la strada per arrivarci?" domandai guardando in mezzo al bosco anche se non si vedeva nulla essendo sera "svolti l'angolo, giri per il Kentucky e poi entri tra il 4° e il 5° albero" sorrisi scuotendo la testa per quella storia del Kentucky, me la sarei portato nella tomba e oltre "va bene, vai via ora" gli dissi e lui annui sporgendosi a prendere le cose dietro "grazie per la casetta" mi ringraziò quando scese dall'auto e io alzai e spalle perché tanto la usavo poco "tanto non ci vado spesso li, soprattutto con questo freddo" sorrise e fece un gesto con la mano salutandomi e spari nei boschi mentre io entrai nel cancello ed andai a casa.
"sono a casa" annuciai mentre misi le chiavi sul mobiletto del corridoio poi andai in sala dove vidi mia madre intenta a sfogliare un libro di ricette mentre la legna nel camino scoppiettava e dava alla stanza quel non so che di rilassante. "Alexander" disse mia madre senza alzare lo sguardo dal suo libro "come mai così tardi?" mi accovacciai davanti al camino tendendo le mani verso il fuoco per riscaldarle e cercai di ripercorrere gli eventi accaduti "Niente sono stato dai bambini all'ospedale" gli dissi prendendo una pausa e riflettendo sul fatto se raccontargli o meno di James ma è anche vero che io a mia madre dico quasi sempre tutto "e poi sono andata a mangiare insieme a James" mia madre smise di guardare il suo libro concentrandosi improvvisamente su di me come se ciò che ci stavo per dire fosse la cosa più importante del mondo. "che è successo poi?" mi tirai su il cappuccio superando avesse coperto meglio il collo "siamo andati al parco e poi l'ho accompagnato a casa è abbiamo fatto una scommessa" vidi il volto di mia madre illuminarsi e farsi più curioso e lanciando occhiatine a mio padre che se ne stava seduto e tranquillo a leggere il giornale, ma sapevo che stava ascoltando attentamente "che dopo domani devo andare al ballo invernale e domani a prendere il vestito e poi vuole che mi taglio i capelli" sperai che con tutto il freddo che c'era fuori gli si congelasse qualcosa e che cosi non sarei dovuto andare a fare quelle cose "finalmente tagli i capelli, ci voleva propio" disse mio padre piegando i giornale "be a me vanno bene anche così e avrei preferito starmene a casa" mia madre scosse piano la testa esasperata facendo ondeggiare i capelli ad ogni movimento "poi cosa è successo?" alzai le spalle strofinandomi le mani sui pantaloni "ora è nella casetta sull'albero perché non lo so" me ne sarei andato i camera a sistemare gli appunti da dare al dottor Devis se non fosse che mia madre mi fermò appena salì il primo gradino.
"Ma Alexander fuori fa freddo e quella casetta non ha ne elettricità ne una stufetta per riscaldardsi, starà congelando poveretto" la parte materna che era in lei prese il sopravvento e mi raggiunse trascinandomi per un braccio in cucina "ora vai da lui e gli porti qualcosa di caldo e delle coperte in piu" mise un pentolino con l'acqua sul fuoco e si girò verso di me "io al buio in mezzo al bosco non ci vado!" dissi deciso come non mai, non mi avrebbe mosso da casa in nessun modo esistente "non esiste" dissi per far capire meglio il concetto intanto mia madre se ne stava appoggiata al ripiano del mobile con le braccia incrociate al petto e uno sguardo serio che non lasciava trapelare nessuna emozione ma che ormai io sapevo cosa volesse dire in realtà e in parole povere voleva dire 'fai come ti dico io.' scossi la testa cercando di rimanere impassibile come lei ma dentro di me sapevo già come sarebbe andata a finire ovvero con un me impaurito e in pre da un attacco di panico in mezzo a un bosco mentre portavo delle coperte a un ragazzo che avveva più sbalzi d'umore di una donna nella fase del ciclo. Lei si staccò dal ripiano prendendo un termos dal mobile delle pentole e posandolo con forza sul bancone, un suono metallico che mi fece sussultare e che riempì l'intera standa e da quel gesto capì che ci sarei dovuto andare per forza. "preparati, intanto metto le bustine del the nell'acqua" mi sorrise e io scappai in camera facendo le scale due a due.
Misi delle coperte pesanti nello zaino e ci buttai dentro altre cose che forse avrebbero potuto servire sulla casetta e cercai nel comodino le torce che tenevo nel caso di black-out e forse avrei dovuto mettermi qualcosa di più pesante cosi cambiai vestiti e misi una felpa in più e i pantaloni della tuta per poi tornare da mia madre che stava mettendo qualcos'altro dentro a una borsa termica. "sembra che devo andare a fare un escursione" dissi e si girò verso di me guardandomi incredula "pensi che ti manderei a fare un escursione con così poco?" alzai gli occhi al cielo prendendo anche le ultime cose che mi preparò e uscì di casa accendendo entrambe le torce. Non volevo andare, il buio avvolgeva tutto ciò che mi stava in torno come una nebbia nera e umida che mi ricordava molto il pozzo nella nostra vecchia casa nel regno unito.
La mia schiena continuava ad essere attraversata da brividi che mi fecero venire la pelle d'oca mentre attraversavo il bosco, con le torce cercavo di illuminare il più possibile ma è una cosa inutile quando si ha paura del buio. Giravo su me stesso come una ballerina di danza classica mentre la luce che puntavo in mezzo ai fitti alberi si muoveva freneticamente proiettando strane obre che mi fecero mettere più agitazione, sentivo i polmoni duolermi per mancanza d'ossigeno propio come fossi intrappolato in un pozzo mentre sentì dei scricchiolii e poi un urlo femminile che attraverò l'aria come un fulmine a ciel sereno ma era tutto buio in torno a me e faceva freddo mentre con le mani cercavo una via d'uscita tra le pietre del pozzo. Le mani piccole erano sporche di fango mentre cercavo di issarmi aggrappandomi a un sasso sporgente ma scivolai sulle alghe melmose cadendo nuovamente nell'acqua ma solo a quel punto vidi un corpo esile che stava sdraiata come un petalo di rosa sulla superficie.
E poi tutto buio.

E Alla Fine Cosa Resta Di Noi? #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora