Capitolo 34

346 32 8
                                    

Dovevo cercarlo e spiegargli che io non sapevo nulla dei piani di Adrian. Ormai era buio e l'agitazione avanzò dentro di me, misi della legna nel fuoco e afferai al volo la torcia poi mi incamminati nel bosco nella stessa direzione in cui era sparito.

Lasciai dei nastri gialli che al buio si illuminavano attaccati ai rami degli alberi "Alexander" urlai nell'oscurità della notte cercando di evitare i ramoscelli che spuntavano da sotto le foglie.

Non so bene per quanti minuti vagai per il bosco, e ormai mi restavano soltanto due nastrini gialli "Alexander!" non lo vedevo da nessuna parte, intorno a me era tutto buio tranne fino a dove la torcia illuminava

Rimasi in silenzio sentendo solo il mio respiro affannoso e le foglie secce scricchiolare ad ogni mio passo ma un altro rumore catturò la mia attenzione.

Un urlo e il rumore di foglie scosse.

Corsi dimenticando persino di mettere i nastri gialli finché non arrivi ai piedi di una piccola collietta non era grande ma molto alta, era circondata da rovi tranne per un minuscolo sentiero che portava all'albero che stava proprio in cima.

Illuminai l'albero e poi scesi fino ad arrivare ai rovi, a una prima occhiata non sembrava esserci nulla e l'idea che ci fosse un animale iniziò a girarmi per la mente ma poi lo vidi.

Era per terra con le braccia aperte e una gamba incastrata nei rovi, corsi da lui e mi buttati a terra, aveva il viso ricoperto di graffi dovute alle spine e da esse uscivano lentamente delle goccie di sangue, le braccia erano ricoperte anche queste da graffi e alcune spine si erano conficate nella sua pelle sporca di terra ma quello che più mi preoccupava era la gamba incastrata in quel groviglio di rami e spine, provai a toglierne una ma il sangue inizio a colare copioso dal piccolo foro della spina.

Mi guardai in giro non sapendo che fare, ricordai a me stesso che dovevo rimanere lucido, far uscirà Alexander da li e portarlo all'accampamento al caldo e poi chiamare il soccorso.

Percorsi il ramo che si avvolgeva in torno alla gamba di Alexander e quando fui abbastanza lontano della sua gamba cerca di romperlo con le mani e con un sasso che avevo trovato abbastanza affilato, non sapevo bene se erano graffi superficiali o ferite più preoccupanti per questo lasciai il ramo attaccato alla gamba, se toglievo le spine che gli ricoprivano la gamba poteva anche morire dissanguato ma io non ero un dottore quindi preferì lasciato al suo posto.
Feci scivolare le mani sotto alle sue ginocchia e alla sue spalle, non era molto pesante ma sulla via del ritorno dovetti fermarmi un paio di volte e recuperare le energie poi i fatto che non avevo mangiato molto mi rendeva ancora più debole.

Arrivato alla tenda misi Alexander accanto al fuoco e spinsi il pulsante di SOS che mi mise in contatto con l'Accademia, mi chiusero se Alexander fosse ancora vivo e gli dissi che il cuore batteva ancora ma non era sveglio ed era ricoperto da spine, mi risposero di aspettare l'elisoccorso e che ci avvrebbero trovato con il GPS.

E solo allora mi lasciai andare alle preoccupazioni, ai timori e rimpiati. Rimpianti perché se avessi capito prima di cosa si trattava Alexander non si sarebbe ritrovato ricoperto di spine, avrei potuto farci pace, sempre se mi perdonava, e avrei potuto dirgli tutto quello che mi passava per la mente quando stavo con lui e ciò che provavo.

Avevo timore che quando saremmo tornati in accademia non si sarebbe più svegliato e la paura di perderlo stava mandando in sovraccarico tutti i miei sentimenti ero sul limite di scoppiare.

Infilai le mani nei suoi capelli per spostari dalla fronte, li feci scorrere sentendone la morbidezza e scesi alla sua guancia dove un graffio stava sgocciolando e lo asciugati con un dito, la goccia scendeva dal suo taglio come una lacrima scende da un occhi. Era come se la pelle di tutto il suo corpo stesse piangendo a dirotto e io volevo fermare ogni singola goccia.

E Alla Fine Cosa Resta Di Noi? #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora