Alexander
Quella mattina mi svegliai da solo in quel letto freddo e duro mentre di James ne restava solo un biglietto accartocciato. Mi misi a sedere sentendo delle fitte percorrermi la schiena e le ossa scricchiolare come un vecchio pavimento in legno mentre cercavo di lisciare le grinze della carta.
Alexander sono dovuto andare via molto presto e ho pensato di lasciarti dormire però voglio ricordarci che oggi pomeriggio sei mio dalle 12:00 alle 19:00 o più tardi. Fatti trovare pronto!
P.s le coperte e tutto ciò che c'è di mio puoi lasciarli li, non mi serviranno a casa.
A dopo.
J.Rilessi più volte la parte in cui c'era scritto ‘sei mio’ e ogni volta il mio stomaco si stringeva in una morsa, come se ci fosse qualcuno all'interno che si divertiva a mettermi in subbuglio i miei organi ma poi il rumore del mio telefono che squillava mi fece solbazzare dallo spavento facendomi distrarre dal biglietto e risposi senza guardare chi fosse “pronto?” dissi mentre cercavo di piegare il foglio con una mano sola “Alexander!” quasi gridò Matthew dall'altra parte del telefono “non urlare ti prego..” mi lamentai buttando le coperte in fondo al letto facendomi colpire in pieno dall'aria gelida che portò con se l'aroma vanigliato della candela “okay, okay. Cosa stai facendo?” allontanai il cellulare dall'orecchio mettendolo in vivavoce così che potessi mettere a posto le coperte e quello che restava. “nulla di che, tu cosa fai?” chiesi mentre infilavo nello zaino le coperte che avevo preso da casa. “mi sono svegliato venti minuti fa e ho finito di fare la doccia” sentì un fruscio di sottofondo e qualcuno ridacchiare ma non capii bene se era una risata femminile o maschile fatto sta che doveva essere proprio tardi poi Matthew continuò a parlare mentre io scesi dalla casetta “oggi ci vediamo?” domandò lui. Sarei stato impegnato tutto il pomeriggio ma di sera sarei riuscito a liberarmi “in realtà ho un impegno, però alle otto e mezza puoi venire a casa mia se vuoi” cercai di non cadere inciampando nei rami che spuntavano da sotto le foglie cadute “si certo, magari invito anche Davina se per te va bene” mi andava proprio di vederla quindi gli dissi che andava benissimo e mi tenne compagnia restando al telefono finché non entrai in casa salutando velocemente mia madre per poi correre in camera chiedendomi dentro. “ora devo andare Matt, a stasera” riattcai dopo un saluto veloce, erano già le dieci e mi restava poco tempo per preparare gli appunti da dare al dottor Devis e darmi una lavata veloce prima di uscire.
Dovetti correre velocemente senza dare un degno saluto ai miei genitori o una valida spiegazione per il mio ritardo ma arrivai alla mi scrivania e cercai di scrivere le mie valutazioni riguardo i bambini. Anche se sapevo che quella lettera non mi sarebbe servita ci tenni a scriverla bene come se fosse un esame e forse in un certo senso poteva anche esserlo perche se fosse riuscita bene e il dottor Devis avesse approvato voleva dire che ero capace di fare ciò per cui ambivo fin da piccolo e questo mi avrebbe fatto sentire un po meglio.
Quando ci mancavano trenta minuti alle dodici infilai i fogli dentro alla busta che poi avrei dato a mia madre per consegnarla al suo amico dottore e corsi sotto alla doccia facendo il più veloce possibile ma quando l'acqua calda toccò i miei muscoli facendoli rilassare mi scordai del tempo che scorreva veloce ma poi dovetti usare tutta la mia forza di volontà per uscire dal caldo confortante che mi avvolgeva.
Alle dodici precise me ne stavo ancora in camera mia mentre mi infilavo le scarpe per poi sentire il citofono suonare, presi il telefono e il portafoglio uscendo di corsa dalla camera e quando arrivai alle scale mi ricordai della lettera che stava ancora sulla scrivania.
Tornai in dietro prendendola al volo e mi sentii stupido nel correre da una parte all'altra come se fossi una ragazza al suo primo appuntamento con il ragazzo più bello di tutta la scuola ed era diverso da quello che stavamo andando a fare io e James. Certo era bello, molto bello ma io non ero una ragazza e quello non era un appuntamento così scesi le scale tranquillamente senza il rischio di cadere o di stortarmi una caviglia e andai da mia madre che aveva appena finito di parlare al citofono, nei suoi occhi vedevo la felicità e l'orgoglio di una madre che vede il proprio figlio fare i primi passi. Andai da lei e gli diedi la lettera “per il dottor Devis, gliela potresti dare tu?” gli domandai. Lei annui così la salutai andando alla porta ma mi bloccai mentre stavo per chiudere la porta e la richiamai “stasera vengono Matthew e Davina giusto per informarti” sorrise entusiasta sapendo che avrebbe passato il pomeriggio come più gli piaceva, ovvero preparando cose squisite.
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E Alla Fine Cosa Resta Di Noi? #WATTYS2017
RomanceUltimo anno di scuola. Un solo progetto da realizzare. Alexander e James sono due ragazzi completamente diversi ma riusciranno a scoprire nuove cose, a imparare che non tutte le emozioni sono brutte e che c'è sempre una seconda scelta. Tuttavia qual...