Capitolo 16: Devil's Got My Soul

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Lost in traslantion, due anime disperse nel tempo

Note dell'autrice Morgana/Luisa: Ragazze mie, il capitolo l'ho finito in anticipo quindi era inutile aspettare per postarlo.

Ho aggiunto qualche spiegazione tramite asterischi per far comprendere meglio il perchè di certe azioni.

E' un capitolo fortemente emotivo e costituisce una svolta importante ai fini della trama: ciò che succederà è necessario.

Vi ringrazio come sempre per essere qui a leggere e commentare.

Love you all!

NOTE DELL'ADMIN: adesso si entra nel vivo della storia. ringrazio a nome della pagina tutte le ragazze che leggono, spolliciano e commentano... anche se ci sono tante lettrici silenziosi, ecco obiettivamente mi piacerebbe leggere più commenti sotto i capitoli. A domani

Qualcosa di violento travolse Gwen come un uragano.

Sofferenza, paura, rabbia, disperazione: questo era quello che sentiva.

"Saoirse" sussurrò prima di appoggiarsi di schiena al pavimento per provare a recuperare il ritmo regolare del suo respiro.

Chiuse gli occhi, cercando quella concentrazione che faceva fatica a trovare, sperando che riallinearsi con il suo centro dell'equilibrio bastasse per farla sentire meglio*.

Allungò una mano ed aprì la piccola finestra della soffitta facendo entrare aria fresca e poi si portò la mano al petto, mentre le lacrime scendevano lente sul suo viso.

Qualsiasi cosa le stesse accadendo si era andato intensificando negli ultimi mesi: non solo le sue visioni, ma l'empatia, così era chiamato questo "dono" che la legava alle persone vicine e meno vicine, sembrava essersi rafforzata, specialmente da quando la sua migliore amica l'aveva lasciata per andare in Spagna.

Sapeva che a Saoirse era successo qualcosa, lo sentiva forte come la certezza di essere viva e la cosa la spaventava: era così da sempre, avrebbe preferito sopportare qualsiasi dolore piuttosto che veder soffrire lei.

Prese il medaglione che portava al collo e lo strinse forte: "Aiutami, Brigit**".

A Barcellona intanto...

Saoirse era seduta per terra, appoggiata con la schiena al muro che delimitava il perimetro della grande terrazza e con la testa sul petto di Iker che, immobile affianco a lei, non aveva smesso un attimo di accarezzarle i capelli per calmarla.

Chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercando di ritrovare la calma e la centratura.

"Va meglio?" le sussurrò lui.

"Sì" sussurrò lei senza spostarsi di un centimetro dalla sua posizione.

"Devo chiederti una cosa" iniziò Iker con tono serio.

La ragazza sollevò la testa e si spostò leggermente di fianco per poterlo osservare negli occhi: "Dimmi".

"Perché non mi hai chiamato? Perché non hai risposto alle mie telefonate e ai miei sms? Mi hai tagliato fuori" disse quasi risentito.

L'irlandese sospirò: "So che non è stato un comportamento corretto, specialmente dopo quello che hai fatto per me. La verità è che non ero pronta ad affrontarti, ero talmente sconvolta che non avrei saputo cosa dirti e non volevo neanche sentir parlare di Sergio. Dovevo capire o almeno, provarci".

Lui non fece una piega: "Non ti avrei mai costretta a parlare, lo sai".

"Lo so, ma dovevo stare sola" concluse seria.

Lost in translation || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora