Capitolo 37: One and the same

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Lost in traslantion, due anime disperse nel tempo

ULTIMO CAPITOLO

Note dell'autrice Morgana/Luisa: [Care ragazze, siamo giunti al gran finale

La fine di una storia mi lascia sempre una certa malinconia: forse perchè in tutto ciò che scrivo c'è una parte di me o forse semplicemente perchè mi affeziono.

Ma dato che prima o poi tutto ha una conclusione, mi congedo da Saoirse e Gwen con un sorriso e con la quasi certezza (non vogliate prenderla per presunzione) di avervi fatto sognare anche solo per un attimo.

David Henry Thoreau diceva: "I sogni sono le pietre di paragone del nostro carattere" e credo che avesse ragione.

Prima di lasciarvi al capitolo finale, permettetemi di dire GRAZIE a tutte voi, a coloro che hanno commentato e a coloro che hanno solo letto: senza di voi le mie rimarrebbero semplici macchie d'inchiostro su un foglio di carta.

Os quiero!

Dedicato a tutti coloro che credono nell' amicizia vera, nella vita dopo la morte, nel grande amore che si incontra una volta sola, quello che a cui siamo destinati, quello che supera tutti i confini, anche quelli che ci imponiamo da soli.

"L'amore è un concetto estensibile che va dal cielo all'inferno, riunisce in sé il bene e il male, il sublime e l'infinito". Carl Gustav Jung]

Quello non era un giorno come tutti gli altri e Sergio Ramos lo sapeva bene.

Qualche ora prima aveva salutato i compagni e si era imbarcato sul primo volo per Siviglia insieme all'inseparabile fratello René.

Non aveva parlato con Saoirse di questo, era rimasto sempre piuttosto vago sulla sua data di partenza: aveva una voglia matta di vederla, anche se aveva rispettato il suo desiderio di riuscire ad elaborare una notizia così dura come quella che aveva ricevuto dalla madre.

Si domandò come potesse spiegare a qualcuno una storia del genere senza essere preso per matto e la risposta fu semplice: non poteva. Solo i fantastici 4, come Gwen aveva soprannominato il gruppo, potevano capire.

Siviglia - Ore 21,00

Saoirse si inoltrò nel parco, mentre i brividi si facevano sempre più forti.

Quel giorno aveva un significato particolare per lei: due secoli e mezzo prima, in quello stesso posto, Elin McGowen era stata uccisa dall'ignoranza della gente e quel che era peggio, direttamente dalla mano dell'uomo che amava.

Camminò, rallentando il passo a mano a mano che si avvicinava a quell'albero, accanto al quale una targa ricordava la strage di migliaia di donne innocenti.

Sisì si era domandata come mai non avesse visto né Elin né Aine durante il suo viaggio in quella che sembrava essere l'anticamera del paradiso; ne aveva parlato con sua nonna e la risposta di Brianna fu chiara: manca ancora qualcosa per completare definitivamente il quadro. Ma cosa?

Se lo era chiesto per tutti quei giorni nella città andalusa, ma non era ancora giunta ad una conclusione.

L'irlandese arrivò davanti al piccolo spiazzo che si apriva tra gli alti arbusti ed i suoi occhi misero a fuoco la scena: Elin, trascinata via da uomini malvagi, persone che si definivano "giusti", ma che non avevano neanche la più pallida idea di cosa fosse la tanto millantata carità cristiana; poteva sentirne le urla, poteva sentire il dolore di lei: le lacrime iniziarono lentamente a scendere.

Si avvicinò all'enorme arbusto e vi si poggiò contro, toccando il tronco con la fronte: "Mi dispiace, nonna, mi dispiace tanto" sussurrò piano.

Non seppe dire da quanto tempo fosse in quella posizione, ma capì che "qualcuno" stava avvicinandosi a sé e all'improvviso una mano si posò sulla sua.

Lost in translation || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora