CAPITOLO 4
-Uno così bello non si scorda facilmente-Pochi minuti dopo eravamo nella sua stanza, Aubrey si stava struccando e io ero con lei, seduta sul bordo della vasca.
-Brooke devo dirti una cosa- improvvisamente diventò seria e si fermò dal fare ciò che stava facendo, restando con un occhio truccato e l'altro no. Volevo ridere per quanto fosse buffa ma il sguardo mi distolse dal farlo, doveva essere qualcosa di davvero molto importante vista la sua espressione.
-Dimmi- mi misi più comoda, pronta per ascoltare qualsiasi cosa avesse da dirmi.
-Non sono sicura eh, però...- iniziò e potevo vedere quanto fosse agitata dal modo in cui si torturava le mani. Spostò lo sguardo da me al lavello e prese fiato prima di parlare
-Ho un ritardo- disse infine. Corrucciai le sopracciglia e aprii bocca per dire qualcosa ma non riuscii a trovare le parole giuste. Un ritardo poteva significare niente come poteva significare...
-Liam non lo sa- continuò sedendosi affianco a me. Si voltò e puntò i suoi occhi nei miei. Non capii bene quello che ci lessi dentro, forse preoccupazione.
-Uhm..- mi schiarii la voce. -Di quanto è questo ritardo?- domandai.
-Cinque giorni- sospirò. Le posai una mano sulla schiena e iniziai a massaggiarla per rassicurarla. Io sarei stata con lei nel bene e nel male.
-E saresti felice se...- le parole mi morirono in gola, era strano anche solo parlare di un bambino. Non che i bambini fossero strani, io li adoravo.
-No, cioè... non lo so- ammise abbassando lo sguardo sulle sue gambe.
-Potrebbe anche essere causato da altri motivi questo ritardo, alcune volte capita- dissi e infondo era vero. Magari si stava solo preoccupando per nulla, poteva essere il periodo di stress per gli esami che avevamo appena vissuto.
-E se fossi davvero incinta, tu credi che Liam lo vorrebbe?- aggrottò le sopracciglia, questa volta il suo sguardo era triste.
-Non ci pensare neanche!- vederla così faceva star male anche me. Non rispose ma vidi qualche lacrima iniziare a formarsi nei suoi occhi e l'abbracciai. Si lasciò subito andare sulla mia spalla mentre continuavo ad accarezzarle la schiena.
-Liam ti ama, non ti lascerebbe mai Aubrey- le dissi ma le mie parole non sembrarono consolarla molto.
-Ascoltami- le presi il viso tra le mani così che potesse guardarmi.
-Non pensarci ora, goditi la vacanza. Ci penseremo una volta tornate a casa- tirò su con il naso e annuì pulendosi il viso con la manica della felpa che stava indossando. Il resto del trucco che non aveva tolto dall'occhio era ormai colato sulle guance, era un disastro.
-Mi ci vedi a fare la mamma a quasi diciannove anni?- disse con la voce ancora rotta per il pianto.
Le passai un dischetto di cotone con dello struccante sopra. Certo che sarebbe stata una brava mamma.
-Perché no? Saresti sicuramente la migliore- le sorrisi mentre afferrava il dischetto portandoselo sul viso per poi strofinare intorno agli occhi.
-Ma ho dei progetti, andare all'università. I bambini dovevano venire dopo il matrimonio...- si alzò avvicinandosi al lavandino per sciacquarsi la faccia.
Aubrey aveva già stabilito tutto della sua vita, aveva le idee chiare e non amava molto i cambiamenti, soprattutto se improvvisi.
-Potrai fare tutto anche con un bambino e poi non è ancora sicuro- le ricordai.
Rimase in silenzio a fissarsi allo specchio. Si portò una mano sul ventre e abbassò lo sguardo su di essa.
-E poi...- mi alzai e mi posizionai dietro di lei con il mio viso sulle sue spalle.
Alzò la testa e i nostri occhi si incontrarono allo specchio.
-Avrebbe la zia più bella del mondo- sorrisi scherzando, per sdrammatizzare po'.
-Scema!- rise schizzandomi con le mani bagnate. Ero riuscita a strapparle almeno un sorriso.
-Va bene- dissi coprendomi il viso con un asciugamano, divertita. -Adesso andiamo in camera perché voglio sdraiarmi, i miei piedi chiedono pietà- continuai ridacchiando.
-Vai a cambiarti, ti aspetto qui- rispose con un' alzata di spalle. Sembrava essersi calmata ma i suoi occhi erano ancora un po' rossi.
-Arrivo subito- le dissi prima di prendere la chiave della stanza e uscire dalla sua.Tornai poco dopo con addosso un paio di pantaloncini e una canotta e nel frattempo Aubrey si era sdraiata sul letto ed era alla ricerca di qualcosa di carino da vedere in tv ma a quell'ora dubitavo avrebbe trovato qualcosa di diverso da un film horror o un porno.
Con molta sorpresa trovò un film abbastanza carino che riuscii anche a farci appassionare alla trama e restammo sveglie fin quando finì.
-Sono le due passate- esordì Abby appena il film terminò, con le sopracciglia aggrottate mentre vedeva l'ora dal suo cellulare.
-E non sono ancora tornati- continuò dando voce ai suoi pensieri.
Stavo per risponderle ma mi bloccai quando sentimmo delle risate fuori dalla porta e il tintinnio delle chiavi.
Ci guardammo per qualche secondo un po' spaventate ma poi riconoscemmo le voci e infatti proprio fuori dalla porta trovammo Louis e Liam che non riuscivano ad inserire la chiave nella serratura per aprire.
-Uh guarda Louis- biascicò Liam divertito con una chiave in mano dando una gomitata a Louis che a stento si reggeva in piedi e infatti perse l'equilibrio e dovette mantenersi allo stipite della porta.
-La mia fidanzata!- gridò gettando le braccia al collo di Aubrey cogliendola di sorpresa. Louis scoppiò a ridere.
-Sei un coglione!- lo schernì l'amico mentre si portava una mano sullo stomaco che iniziava a dolergli per le risate.
Io ed Abby assistevamo alla scena incredule, ci guardammo per qualche secondo negli occhi spiazzate dal comportamento dei due ragazzi.
-Ho provato ad aprire la porta ma non si apriva- esclamò Liam prima di lasciarsi andare ad un'altra fragorosa risata seguito a ruota da Louis.
-Certo che non ci sei riuscito, sono le chiavi della macchina quelle, la chiave della stanza ce l'ho io- gli rispose Abby portandosi una mano sulla fronte per la disperazione.
-Non credevo che lasciandoti solo ti saresti ubriacato!- sbuffò Aubrey rivolta più a se stessa che a Liam poiché lui non sembrava ascoltarla.
-Non siamo ubriachi!- intervenne Louis che sembrava stesse messo peggio di Liam.
-No, certo!- alzai gli occhi al cielo. Aveva un sorriso da ebete sulle labbra e gli occhi socchiusi, rossi per il sonno probabilmente. Sperai fosse per quello.
Abby riuscì a liberarsi di Liam che subito si accasciò su una poltrona mezzo svenuto.
-Io non ho parole!- esclamò Aubrey portandosi una mano tra i capelli.
-E lui sarebbe un buon padre?- mi domandò con tono di voce basso per non farsi udire anche dal diretto interessato ma anche se avesse sentito qualcosa sono sicura che il giorno dopo non se lo sarebbe ricordato.
Alzai le spalle non sapendo cosa rispondere. La vidi sospirare lanciando un'ulteriore occhiata al suo fidanzato.
-Ci vediamo domani Brooke, buonanotte- mi salutò abbastanza abbattuta prima di andare da Liam e cercare di farlo alzare. Ma quest'ultimo si era già addormentato e probabilmente Abby l'avrebbe lasciato dormire lì.
Mi voltai per uscire dalla stanza e notai subito l'assenza di Louis sullo stipite della porta e non c'era neanche la chiave della nostra camera sul mobiletto vicino l'ingresso.
Corsi immediatamente fuori e Louis non era neanche nel corridoio.
-Louis!- lo chiamai cercando di contenere il volume della mia voce.
-Dove sei imbecille?- Mi avvicinai alla porta della nostra stanza e lo sentii ridacchiare dietro di essa.
-Apri- lo intimai dando una botta alla porta ma la mia reazione lo fece solo ridere di più.
-No, non ti apro- gridò mentre lo sentii correre via per la stanza.
Sbuffai sonoramente. Non mi restava che chiedere in reception se avessero potuto darmi l'altra copia della chiave, perciò entrai nell'ascensore e mi spaventai quasi del mio riflesso allo specchio.
I capelli ancora legati erano diventati un nido sulla mia testa e li sciolsi cercando di renderli più decenti.
Arrivata nella hall vidi che c'era ancora molto movimento e si sentiva un gran chiasso provenire del casinò. Mi avvicinai velocemente alla reception occupata ora solo da due ragazzi, quelli del turno notturno.
-Scusi- sorrisi imbarazzata. Nella mia mente stavo maledicendo Louis in tutte le lingue del mondo.
-Buonasera, mi dica- sorrise uno dei due ragazzi alzando lo sguardo su di me.
-Mi servirebbe la chiave della mia stanza- mi morsi il labbro inferiore, nervosa.
-Certo, che numero?- si alzò e si voltò verso il pannello con sopra le chiavi di tutte le stanze.
-Uhm la 303, ma...- provai a spiegargli. -Qui non c'è- m'interruppe girandosi.
-Sicura di non averla?- continuò. Avvampai. Come gli avrei spiegato che Louis si era ubriacato e chiuso dentro lasciandomi fuori?
-Ecco,- mi schiarii la voce. -Il mio amico si è chiuso dentro- dissi tutto d'un fiato.
Il ragazzo che mi era di fronte, Lucas com'era scritto sul suo cartellino, alzò le sopracciglia divertito e confuso allo stesso tempo.
-C-ioè in realtà ho dimenticato la chiave in stanza e lui è lì che dorme quindi, sì beh..- deglutii cercando di dare un senso logico alla cosa. -Mi serve la chiave- gli dissi di nuovo e probabilmente dovetti fargli davvero molta pena poiché subito sorrise e aprì un cassetto dal quale prese la chiave di riserva della camera.
-Capisco..- disse preferendo non indagare oltre nella questione poi aggirò il bancone e mi si affiancò. Lo guardai stranita. Dove stava andando?
-Devo accompagnarla- spiegò notando la mia espressione.
-Se perde la chiave di riserva per me è finita- ridacchiò nervosamente.
Annuii avviandomi verso l'ascensore seguita da questo Lucas. Mi sentii a disagio chiusa nel piccolo abitacolo con lui. Se fossimo stati in film horror adesso mi avrebbe uccisa o io avrei ucciso lui.
Avvertivo il suo sguardo su di me, era discreto però, mi guardava con la coda dell'occhio. Quando le porte dell'ascensore si aprirono al terzo piano mi fiondai fuori e raggiunsi subito la porta della mia camera.
Giunse anche lui qualche secondo dopo con la chiave pronta in mano.
Aprì la porta ma proprio mentre stavo sollevando la mano pronta ad entrare lui la mantenne ferma con la sua impedendomi di entrare. Voleva davvero uccidermi?
Sorrisi imbarazzata aspettando che si spostasse.
-Per qualsiasi problema, mi chiami- sorrise ammiccando. Rimasi immobile, spiazzata dalle sue parole.
Si allontanò e rientrò nell'ascensore ma mi fece comunque un occhiolino prima che le porte si richiudessero.
Scossi la testa senza parole e finalmente entrai nella stanza, chiusi la porta alle mie spalle poggiandomi contro di essa e sospirai. La camera era nel totale silenzio, cosa stava facendo Louis?
Cercai di fare meno rumore possibile e raggiunsi la camera da letto. Come immaginavo lui era steso sul materasso, ancora vestito e addormentato.
-Non la passi liscia- mormorai avvicinandomi. Iniziai a scuoterlo dalla spalla per svegliarlo.
-Alzati che puzzi di alcol- In riposta ricevetti un mugolio e si girò su un lato dandomi le spalle.
-Louis!- alzai un po' il tono della mia voce, non arrendendomi.
-Louis, dai- continuai a muoverlo per le spalle sperando si alzasse.
Anche se avessi voluto lasciarlo dormire, non ci sarebbe stato abbastanza spazio per me poiché era sdraiato proprio nel mezzo del letto. E di dormire in poltrona come Liam proprio non mi andava.
-L'hai voluto tu- l'ammonii passando al piano B.
Entrai nel bagno e tolsi i nostri spazzolini dal bicchiere in vetro che riempii d'acqua fredda fino quasi al bordo e tornai lentamente nella stanza cercando di non far cadere nulla.
Louis ignaro di ciò che stava per succedere continuava a dormire.
-Louis- lo chiamai un'ultima volta. Si rigirò sdraiandosi sulla schiena, agevolandomi. Sarebbe stato più facile colpirlo in quella posizione.
Salii lentamente con un ginocchio sul materasso e allungai il bicchiere verso di lui. Ridacchiai contenendomi, non volevo che si svegliasse proprio in quel momento, infrangendo così i miei sogni di gloria.
-Uno... due... tre!- contai e poi gli buttai tutta l'acqua contenuta nel bicchiere in faccia, bagnando anche il cuscino sotto la sua testa.
Aprì di scatto gli occhi e spalancò la bocca per la sorpresa. Scoppiai a ridere non riuscendo più a trattenermi, mi piegai in due per le risate. Louis ancora assonnato era immobile che mi guardava con sguardo assassino.
-Ti sei svegliato finalmente- riuscii a dire provando ad assumere un espressione seria. Ma fallii e risi ancora vedendo la sua faccia. Sembrava non sapere neanche dove fosse e come si chiamasse.
-Tu non sei normale- mormorò asciugandosi con il lenzuolo per poi tornare a dormire come se niente fosse.
-No no no no! Louis, alzati- tornai immediatamente seria e salii sul materasso per girarlo verso di me.
-Non mi rompere- mi rispose.
Gli presi le mani e provai a sollevarlo ma fallii miseramente poiché era più pesante di quanto pensassi.
Con un po' più di forza riuscii a trascinarlo faticosamente giù dal letto ma non ne voleva proprio sapere di stare in piedi così presi il suo braccio destro e lo posizionai sulle mie spalle mentre gli cingevo la vita per mantenerlo. Per un attimo persi l'equilibrio e stavamo quasi per ricadere sul materasso ma alla fine ce la feci a portalo fino in bagno e a farlo entrare nella doccia. Avevo il sospetto che in realtà stesse fingendo solo perché gli piaceva che mi stessi prendendo cura di lui. Si poggiò con la schiena contro le mattonelle del muro della doccia e non disse niente quando aprii l'acqua. Era ancora vestito, però aveva avuto il buon senso di togliersi almeno la giacca, le scarpe e i calzini prima di addormentarsi sul letto. Mi avvicinai stando attenta a non bagnarmi e portai le mani sulla sua camicia, fradicia e sotto il suo sguardo curioso e attento la sbottonai e poi l'aiutai a sfilarla, lasciandolo a petto nudo. I capelli bagnati gli ricadevano completamente sulla fronte.
Sembrava stesse lentamente tornando in sé.
-Il resto toglilo da solo- gli dissi uscendo dalla doccia ma la sua mano afferrò il mio polso e mi fece girare finendogli addosso, la mia mano era istintivamente premuta contro sul suo petto per non schiacciarmi completamente su di lui.
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi e vidi che lui mi stava già guardando, una strana espressione era dipinta sul suo viso, non sembrava aver intenzione di scherzare ancora né tanto meno litigare come troppo spesso facevamo nell'ultimo periodo.
Era serio, troppo serio, come solo poche altre volte lo avevo visto. Mi guardò intensamente negli occhi prima di parlare.
-Scusa- mi disse e vidi quanto fosse davvero dispiaciuto e sapevo che con quello 'scusa' non si riferiva solo a quella sera ma anche a ciò che era successo nei giorni precedenti e ai suoi casini che erano diventati anche i miei.
-Davvero, io.. Non so come sia potuto succedere- continuò, la sua voce era poco più che un sussurro. Mi fece male vederlo così, lui che era sempre allegro e spensierato. Sospirai e posai allora la mia testa sulla sua spalla, fregandomene dell'acqua che ormai aveva bagnato anche me. Mi circondò subito con le sue braccia e mi strinse forte al suo petto come non aveva mai fatto. Mi lasciai andare a quel contatto che ricambiai circondandogli la vita con le mie braccia.
In quel momento gli perdonai tutto.
E dopo qualche secondo passato così mi lasciò un bacio sui capelli bagnati e mi sorrise prima di lasciarmi andare.
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Ricordami di amarti. || H.S.
FanfictionLa prima cosa che vidi furono i suoi occhi verdi e brillanti che mi fecero arrossire e sentire in imbarazzo per l'espressione volgare che mi ero lasciata sfuggire. Era un ragazzo alto con i capelli ricci e molto sicuro di se ma come potevo biasimarl...