Capitolo 14

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CAPITOLO 14

Chicago, 12 gennaio 2017

Mi svegliai e la prima persona che inevitabilmente pensai fu lui.
Sapevo bene che giorno fosse quello e se da una parte provavo ancora dolore e malinconia, dall'altra gli anni mi erano serviti per dimenticare e curare le mie ferite.
Con il passare dei giorni i ricordi stavano riaffiorando sempre più rapidamente e non mi era ormai difficile riuscire a collegare il tutto.
Per questo motivo quella mattina sapevo esattamente che fosse il suo compleanno ma sapevo anche quello che successe poco dopo quel giorno di anni prima.
Quello stesso giorno, quattro anni addietro, io ero in Inghilterra e fu l'ultima volta che io e Zayn fummo davvero felici insieme.
Ma fu solo perché c'erano tante cose che non sapevo più della sua vita.
Il nostro amore durò meno di un anno, sei mesi fantastici durante i quali mai nessun litigio ci aveva portato ad allontanarci, nessun rimpianto o colpa.
Fu come un fulmine a cielo aperto, il mondo mi cadde addosso quando, esattamente diciotto giorni dopo esserci visti, e aver fatto l'amore per la seconda ed ultima volta, lui mi lasciò.
La distanza, diceva, non la sopporto più.
Mi sentii una stupida con i biglietti aerei di sola andata già acquistati con tre mesi di anticipo in mano, ero stata così ottimista da pensare che fino ad allora saremmo stati ancora insieme.
Quando poi seppi che dopo sole due settimane aveva deciso di iniziare a frequentare Margot, il mio cuore si spezzò forse definitivamente.
Ma soprattutto la delusione più grande la ricevetti da parte di Jeanine, quella che reputavo una delle mie migliori amiche, che (ahimè in seguito compresi) preferì tenermi all'oscuro di tutto. E da allora, nonostante chiarimmo la situazione, anche il nostro rapporto si ruppe.
Mi mancava, dovevo ammetterlo, ma l'orgoglio era più forte e non vidi da parte sua poi così tanto interesse per riacquistare la mia fiducia.
Continuavo ad avere sue notizie tramite Niall, con il quale rimase insieme per i successivi due anni, e sono sicura che anche lei ricevesse mie notizie proprio da lui, dopo di ché non seppi più nulla di lei.

Mi alzai dal letto con la testa un po' dolorante e un lieve capogiro mi fece perdere per qualche secondo l'equilibrio, come troppo spesso mi stava capitando e ne avrei parlato al più presto con il medico.
Quel giorno, andata la tristezza del ricordare momenti passati, sentii un'estrema positività avvolgermi.
Quel giorno avrei parlato con Harry.
Durante la notte diverse volte mi ero svegliata con il suo pensiero in mente e dopo lunga meditazione ero arrivata a quella conclusione.
Scesi in cucina e trovai un biglietto da parte di mia madre in cui mi diceva che sarei rimasta da sola in casa fino all'ora di pranzo.
Non ci pensai due volte quando presi in mano il telefono e composi il suo numero.
Mi sentii più tranquilla anche solo nel sentire la sua voce e quando Harry acconsentì a raggiungermi a casa un'ora dopo, corsi nella mia camera per prepararmi, entusiasta. Finalmente avrei ricevuto le risposte a tutte le domande.

Non sapevo che quando abbandonai tutto senza voltarmi indietro, era notte profonda. Faceva freddo ma non era il solito freddo invernale, era il gelo che proveniva dal mio cuore, dalla consapevolezza di essere sola. Mi sentivo così persa e confusa che avevo bisogno di perdermi di nuovo per ritrovarmi.
E mi persi per le strade notturne, rimasi in viaggio per due giorni, a mangiare cibo d'asporto ascoltando ogni genere di musica che passasse alla radio e soggiornando in motel diversi ogni notte.
Alla fine, quando trovai il mio posto ci rimasi per diverso tempo.
Mi ero concessa la possibilità di iniziare una nuova vita, di essere chi avrei voluto, cambiare nome e fare nuove amicizie.

Quando sentii il campanello suonare, corsi quasi verso la porta, convinta di trovare la testa riccia e la figura slanciata di Harry ad aspettarmi.
Rimasi delusa quando al suo posto trovai un ragazzo alto, dai capelli corti neri e gli occhi azzurri dietro la porta.
I suoi occhi s'illuminarono quando mi vide e un ampio sorriso gli curvò le labbra, mostrando la schiera di denti bianchi.
-Evelyne- sussurrò continuando a guardarmi con quello sguardo mentre la mia confusione non faceva altro che aumentare.
Non ebbi il tempo di dire o fare qualunque cosa che le sua braccia mi avvolsero e mi tennero stretta al suo corpo mentre mi abbracciava.
M'irrigidii e sbarrai gli occhi colta di sorpresa.
La mia mente non riusciva ad elaborare cosa fare, volevo gridare, allontanarlo da me, tornare in casa e chiudere la porta a chiave ma l'unica cosa che feci fu restare immobile.
-Ti ho cercata così tanto- disse tra i miei capelli e involontariamente iniziai a tremare ma non per il freddo.
Avevo paura.
Sentii le lacrime riempirmi gli occhi e le gambe cedermi e sarei svenuta probabilmente da un momento all'altro se non fosse stato per Harry.
-Lasciala stare!- sentii la sua voce in lontananza, fuori dal cancello di casa ma subito ricoprii a grosse falcate la distanza che lo separava da noi.
Sentendo quelle parole, il ragazzo mi lasciò andare e prontamente mi allontanai di diversi passi e rientrai in casa.
Dovetti mantenermi alla porta per non rischiare di cadere.
Gli occhi di Harry erano scuri, la mascella serrata e aveva aria minacciosa.
-Sta' lontano da lei- continuò Harry.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio prima di rispondere.
-Scusa tu sei?- domandò rivolto ad Harry.
-Sono il suo ragazzo, tu piuttosto chi sei e cosa vuoi? Ti manda Jason non è vero?- la mia mente si bloccò alle prime parole, non ascoltando neanche cosa disse dopo. Il mio cuore perse un battito.
-Il suo ragazzo?- domandò l'altro prima di voltarsi verso di me.
-Evelyne- mi guardò confuso e accigliato, potei percepire quasi la delusione nei suoi occhi. Non capivo però perché si ostinasse a chiamarmi con quel nome.
-Rispondi, ti manda Jason?- insistette Harry che a quel punto lo aveva superato e si era posto in mezzo, tra me e lui.
Appena Harry mi fu vicino mi sentii subito più sicura ma lo sguardo di quel ragazzo mi fece tremare nuovamente e istintivamente mi nascosi dietro di Harry, aggrappandomi al suo cappotto.
Harry percepii la mia paura e strinse la mia mano nella sua.
-Come hai potuto, Evelyne?- continuò verso di me il ragazzo.
Io continuavo a pensare a quel nome, Evelyne, mi stavo torturando per cercare di capire cosa volesse da me e perché stesse insistendo così tanto ma non riuscivo a ricordare qualcosa su di lui.
-Ma allora non mi ascolti, brutto pezzo di merda- scattò Harry che lasciò andare la mia mano e si buttò sul ragazzo bloccandolo per il colletto della giacca.
-No Harry- riuscii a dire, dopo essere stata in silenzio per tutto quel tempo, e posai le mie mani sulle sue braccia che tese mantenevano il ragazzo.
-Toglimi le mani di dosso- protestò a quel punto lui che spinse via Harry ma riuscì a farlo indietreggiare solo di pochi centimetri.
Ne approfittai per mettermi in mezzo tra i due, diedi le spalle ad Harry ma strinsi forte le sue mani grandi e calde tra le mie e lui ricambiò la presa sotto lo sguardo attento del ragazzo che non ci staccava gli occhi di dosso.
-Io non ti conosco- esordii e vidi il suo sguardo incupirsi. Stava per aggiungere qualcosa ma lo precedetti.
-Scusaci, ma noi andiamo- mi voltai e tirai Harry con me dentro casa. Stavo per chiudere la porta ma all'espressione sul viso del ragazzo mi provocò una strana sensazione, come di dispiacere, e mi sentii in dovere di aggiungere altro.
-Ah comunque il mio nome non è Evelyne-
Entrata in casa fu praticamente inevitabile il lungo discorso che mi fece Harry.
-Harry ti giuro che non lo conosco!- continuavo a ripetergli ma sembrava non volermi ascoltare.
Era convinto che lo avessi già incontrato prima e, parole sue, "per come ti teneva stretta probabilmente gli hai dato anche la confidenza per farlo".
Mi sentii profondamente offesa dalle sue parole, mi stava trattando come una poco di buono, una facile.
-Harry non ti permetto!- gli risposi alzando la voce quanto la sua.
-Quante altre cose mi hai nascosto in questi anni?- mi domandò, abbastanza arrabbiato.
-Quante cose mi stai nascondendo tu invece, eh? Tu che sai e non parli!- lo accusai puntandogli il dito contro e capì benissimo a cosa mi stessi riferendo poiché vidi la sua espressione cambiare.
Rimase in silenzio per qualche secondo, osservandomi intensamente.
-Se non parlo lo faccio solo per proteggerti- la sua voce ridotta quasi ad un sussurro e i suoi occhi tristi fecero piombare nuovamente il senso di colpa che mi travolse quando uscì di casa e io lo lasciai andare.

Ricordami di amarti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora