Capitolo 25

21 8 0
                                    

CAPITOLO 25

Estate 2014, Chicago


-Brooke- mi chiamò Abby, guardandomi con occhi indecifrabili a qualche metro di distanza.

Il vestito che aveva scelto di indossare per quella sera era sporco di sangue, aveva tolto le scarpe con i tacchi e le stava portando in mano, mentre l'altro braccio era ingessato e dal piccolo taglio in fronte era colato del sangue che le aveva rovinato tutto il trucco.

-Chi ti ha chiamata?- fu la sua prima preoccupazione.

-Oh mio... Abby- corsi ad abbracciarla, era un sollievo vedere che tutto sommato stesse bene. Mi ero preoccupata così tanto per lei.

-Piano, il braccio- mi avvertì con un filo di voce dal quale si poteva percepire tutta la stanchezza che stesse provando.

-Scusa- la lasciai andare allontanandomi di qualche passo.

-Ma cos'è successo? Come stanno gli altri?- domandai, non poteva essere sola se il cellulare di Liam era stato trovato qui fuori.

-Sediamoci- sospirò dirigendosi verso le scomode sedioline di plastica blu, pronta a raccontarmi tutto.

Aubrey's point of view

A few hours earlier

-Sì?- risposi al telefono distrattamente mentre finivo di sistemare il trucco.
Mi ero impegnata molto per quella sera e volevo che tutto fosse perfetto per Liam.

Non vedevo l'ora di vedere la sua faccia quando saremmo arrivati al locale, gli sarebbe piaciuta così tanto quella festa a sorpresa.
Lui era convinto che avremmo trascorso una delle solite serate al locale, solo con qualche amico.

-Amore siamo giù- la sua voce mi fece venire le farfalle allo stomaco, dopo anni mi faceva sempre lo stesso effetto e ogni volta che mi chiamava così mi si riempiva il cuore.

-Due minuti e sono giù, ti amo- chiusi frettolosamente la telefonata iniziando a muovermi per la stanza come una trottola.
Perché avevo sempre la straordinaria capacità di essere sempre in ritardo, pur dopo ore di preparazione?

Probabilmente doveva esserci qualcuno che si divertiva a spostare a proprio piacimento le lancette dell'orologio per vedermi sull'orlo dell'esasperazione ogni volta che avevo un appuntamento.

Cioè praticamente ogni giorno.

Ci vollero dieci minuti buoni prima che fossi definitivamente pronta per uscire.

Presi il telefono e notai la presenza di un messaggio che non avevo sentito arrivare.

Lo aprii, era di Brooklyn che mi chiedeva dove fossimo finiti.

Iniziai a digitare la risposta ma venni distratta.

Dalla finestra aperta della mia camera sentii dei rumori di clacson ripetuti, il rombo di un motore in avvicinamento e la musica a tutto volume che riempii l'aria.

Non potevano essere Louis e Liam, non avrebbero mai fatto tutto quel baccano in un quartiere residenziale, di sera.

E soprattutto non vicino casa mia.

Mi affacciai, perciò, alla finestra e vidi appunto una seconda auto accostata accanto a quella con il mio ragazzo e il nostro amico.

Non era l'auto di qualche nostro conoscente, non apparteneva a nessuno della nostra comitiva e non riconobbi neanche la ragazza seduta sul sedile del passeggero.

Ricordami di amarti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora