Mentre aspetti il cambiamento, alla fine cambi tu

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~Mentre aspetti il cambiamento, alla fine cambi tu.~

Un giorno. Come tanti altri, com'era stato quello prima e come sarebbe stato quello dopo. Un altro, insignificante tra tutti quelli che condizionano la nostra esistenza, che va avanti grazie a sogni e inutili speranze che muoiono prima di essere nate. Avere la forza di viverlo, quel giorno. Di vivere l'oggi, per non abbandonare il domani in cui speriamo.

E mentre se lo ripete nella testa, si alza dal letto un'altra volta, un altra mattina, un altro giorno. Lei che non sa il suo nome, e che vive per scoprirlo. Lei che spera in un domani di certezze... che la vita non le ha mai dato. È nata, è stata abbandonata, poi ritrovata e infine lasciata al suo destino in un piccolo appartamento di periferia della sua città, che dal centro moderno e sviluppato, si trasformava in campagna piovosa disseminata di casette in legno adagiate sui prati.

Ha solo sedici anni, una vita che sembra non avere un senso ma che per lei è tutto. -Non mi hanno dato un nome- pensa -ma mi hanno dato la vita. Ed è l'unica cosa che mi rimane-. Non la vuole perdere, la salva costantemente dalla stretta morsa dell'incertezza. E va avanti. Ogni giorno uguale al precedente, al successivo, uguale a oggi.

Si alza e va subito in cucina: un tè caldo le farà bene, le toglierà dalla testa gli incubi della notte. Si affloscia sul divano e si avvolge nella coperta di pile guardando il bollitore sul fuoco. Sul viso ha i segni del sonno. Sbadiglia. Si stringe nelle spalle, -quand'è che si decideranno ad accendere il riscaldamento centrale?-, pensa. Nel suo palazzo è sempre stato così. Loro si lamentano del freddo e inviano richieste al comune di continuo. "Bisogna prima pensare al centro città" "Prima la parte agiata" e loro vengono dimenticati.

Guarda l'ora: le sette di un lunedì mattina. Questo significava scuola, settimana, inizio, ancora e ancora. Passato un minuto si accorge che l'acqua calda quasi straborda dal bollitore. Spegne il fuoco, riempie la tazza, immerge la bustina ed è fatta.

Come al solito, è troppo caldo. Lascia la tazza sul tavolino basso davanti al divano e strascicando i piedi entra in camera. Apre l'armadio: non ha voglia di vestirsi. Prende un cardigan pesante e colorato ricoperto di forme geometriche, un top nero corto a maniche lunghe e dei jeans bordeaux strappati sul ginocchio. Si stira la schiena e prende le scarpe: Vans nere di velluto.

Gira l'angolo ed entra in bagno. L'ha sempre considerato il suo regno, dove può truccarsi, specchiarsi, pettinarsi, a sentire lei - darsi la dignità che il fatto di non avere un nome le ha sempre privato -. Posa i vestiti sullo sgabello nell'angolo e si volta verso il suo riflesso. Guarda i capelli, neri e lisci che le scendono sulle spalle, sulle braccia, giù fino alla vita. Osserva gli occhi, azzurri come il cielo, profondi, che nascondono segreti e sogni infranti. I lineamenti ben definiti del viso, la linea sottile del naso e la bocca, piccola, attraente. Quell'aria selvaggia che ha sempre avuto e che non l'ha mai abbandonata. - E mai lo farà - decise. Si considera uno spirito libero, va e viene quando e dove vuole... se le passa per la testa può non farsi vedere per settimane oppure il contrario, uscire tutti i giorni o stare rinchiusa in casa.

Nessuno sa cosa c'è nel suo cuore in subbuglio. Non l'ha mai dato a vedere e non gliel'ha mai chiesto nessuno.

Non crede di essere una ragazza sola. Semplicemente non ama stare con gli altri, è scettica riguardo all'amore: pensa che chiunque non possa essere capace di amare una come lei. Si sente diversa, ma nello stesso tempo ama essere sé stessa. Gli altri la apprezzano, ma dopo un po', come tutti quelli che hanno a che fare con lei, iniziano a lasciarla da parte, ad assecondare il suo atteggiamento solitario.

La sua vita è una riflessione. Le piace esplorare a fondo l'anima delle persone, scoprire i segreti più intimi dell'uomo, fino a dove può arrivare un cuore profondo o dove si può fermare chi è superficiale.

Si risveglia dai suoi pensieri. - Il tè -, si ripete - diventa freddo - ma non trova la forza di staccarsi dalla sua immagine nello specchio. Si perde spesso nei silenzi, si chiude in sé stessa a pensare.

Finalmente riesce a muoversi. Arrivata in cucina, il tè è ancora tiepido. Si arrotola addosso la coperta e stringe la tazza nelle mani fredde. Sospira e butta giù il liquido dimenticando di mettere lo zucchero, fa una smorfia disgustata e rimane lì, immobile, senza fare niente. Sa che è in ritardo, ma ha voglia di stare ancora a casa, di sentirsi al sicuro dalla strada, dal mondo che la può ferire, che può distruggere la sua corazza.

Ha paura, anche se sembra sicura di sé. - Ma questo il mondo non lo sa - si ripete. Come ogni volta, trova la forza. E va in bagno. Si lava, si veste, si profuma. Si pettina i lunghi capelli con la spazzola e li piastra lentamente, per renderli morbidi come piacciono a lei.

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