Capitolo 11 -Rossella-

85 8 0
                                    

Sentire piangere Sofia mi strazia il cuore non solo come amica, ma anche come donna. Come tale non vorrei mai ritrovarmi nei panni della mia amica, soffrire e cercare di andare avanti facendomene una ragione. Non vorrei mai perdere un figlio, né da morto, né da vivo. Un dolore non si può ricompattare così velocemente come tutti pensiamo. Il dolore attraversa diversa fasi e non riuscire a superarle tutte è la cosa peggiore.

C'è chi è veloce a capire che la vita è solo una e che bisogna viverla nel migliore dei modi, altri invece vengono avvolti dalla sofferenza senza più uscirne. Sembra quasi che questi vengano soffocati dal corpo viscido e pieno di squame di un serpente.

Chiudo la chiamata con la ragazza sedendomi sul divano mentre aspetto che Alessandro finisca di parlare al telefono con Andrea. Non so cosa si stiano dicendo, spero solo che stiano cercando di trovare una soluzione per questa terribile tragedia che ha colpito noi persone apparentemente felici.
Ammiro il ragazzo davanti a me avvolto nel suo sottotuta mentre co  gli occhi divoro il suo magnifico petto scolpito. Con noi devo ammettere che la fortuna è stata dalla nostra parte. Mi ha fatto trocare un uomo così... così magnifico che non riesco neanche ad esprimerlo a parole. Quando dissi a mia madre di star frequentando un uomo ella mi cinse immediatamente le braccia sollevata che non passerò il resto della mia vita da sola. Il problema però è venuto dopo, quando ha scoperto che il ragazzo con cui mi stavo frequentando era un mio paziente. Le piace il mio lavoro, ma reputa tutti coloro che passano del mio ufficio delle persone pazze, con problemi che potrebbero farmi del male. Convincerla che Alessandro fosse il ragazzo per me è stata un'impresa veramente ardua, forse la più difficile di tutta la mia vita.
Sorrido notando che il mio uomo ha chiuso finalmente la chiamata e che sta venendo verso di me con un sorriso che, Dio prima o poi mi farà morire!
Le sue labbra sfiorano le mie in un modo così delicato da mandarmi letterarmente in paradiso. I suoi baci sono come ossigeno puro: se non dovessi averli, morirei.
-Sta arrivando Andrea. Ha chiamato la polizia ma non ha concluso molto. Ora che sappiamo che lei è tornata abbiamo bisogno di muoverci il meglio possibile. Devi aiutarci.- annuisco estasiata dal suo sguardo così preoccupato, ma allo stesso tempo in ansia per quello che stiamo vivendo. Anche se Beatrice non è mia figlia sono preoccupata a livelli che non ho mai provato.
Alessandro si siede sulla poltrona accanto a me stringendo la mia mano. Ha bisogno di affetto. Ha bisogno di certezza, di una qualche sicurezza che gli permetta di andare avanti.
-È come se fosse mia figlia, sai? Ho aspettato nove mesi l'arrivo della figlia della mia migliore amica e quando sembrava che stessimo toccando il cielo con un dito ecco che il mondo ci crolla addosso.- annuisco comprendendolo. Una lacrima solca il suo viso abbandonandosi finalmente allo stato più fragile del suo animo.
-Devi essere forte perché Sofia vorrebbe così. Devi essere forte perché Sofia ha bisogno di qualcuno che la sostenga. Qualcuno di lucido aldilà di Andrea. Per favore Alessandro, fallo per me!- esclamo vedendolo annuire mentre bussano alla porta. Lascio la mano del mio ragazzo andando ad aprire.
Davanti alla porta si presenta un Andrea distrutto affiancato da Marco. Il trio sta per unirsi, nel bene o nel male, per cercare qualche indizio. Perché sei occhi sono meglio di due. Mi sposto facendoli passare mentte cerco con lo sguardo Sofia, ma di lei non c'è nessuna traccia.
-Le ho ordinato di farsi una doccia per riprendersi e poi di raggiungerci. Le ho pregato di dormire qui, se per te non c'è nessun problema, almeno così sarei tranquilll che sia al sicuro!- chiudo la porta esausta sorridendogli per infondere un po' di sicurezza in quell'animo così in tempesta.
-Sapete dove potrebbe essere?- lo sento alzare di un ottava la voce mentre preparo qualcosa da mangiare per placare tutti questi nervi tesi.
Nessuno parla, mille pensieri che vagano nella loro testa.
-Ho chiamato Elizabeth...- annuncia Marco aprofittando di quel momento di meditazione. -Mi aveva giurato di non c'entrare niente! La sua voce sembrava così sincera... aveva pure promesso di aiutarci a ritrovarla, avrebbe chiesto in giro...- il suo pugno colpisce la base del tavolino facendomi sussultare.
-Non posso credere che si stia spingendo fino a questo punto. Quando l'agente di sicurezza mi ha descritto l'aspetto del rapitore sono rimasto esterrefatto. Dopo tutto cosa ci si poteva aspettare da una pazza squilibrata come lei?-
Porto i vari panini preparati a tavola insieme a qualche birra. Ormai conosco alla perfezione il loro tipo di dieta e la birra rientra sicuramente sulla prima scala.
Un cellulare inizia a vibrare. Una suoneria assordante. Ci guardiamo tutti negli occhi in attesa della prossima mossa quando finalmente il telefono smette di squillare illuminando la casella dei messaggi. Il suo nome riempie tutto lo schermo. Le nostre gambe, così come le nostre mani, iniziano a tremare mentre il nostro amico visualizza il messaggio. I nerv, penso, che più tesi di così non potrebbero diventare.
I ragazzi iniziano a sudare freddo quando lo stesso Marco inizia a leggere la prima frase: "Vediamoci al ponte. Ti devo parlare. È urgente." E sembra quasi che finalmente un velo di speranza circondi le nostre vite.

Green eyes 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora