Capitolo 20 -Alessandro-

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Continuo a camminare per le strade della mia città con le mani riscaldate dalle tasche dei miei pantaloni. Sorrido nel vedere dei bambini correre dietro a un pallone, ridere e scherzare come se niente potrebbe succedere nelle loro innocenti vite.
Era bella la vita quando eri solo un adolescente, quando l'unico tuo problema erano i brutti voti, le sigarette nascoste e la fidanzata da non far scoprire. Nessuna questione da grandi, solo cose irrilevanti.
Calcio tutti i sassolini che incontro per la strada, distratto, come non lo sono mai stato in vita mia. Dentro di me una sensazione. La sensazione di aver perso qualcosa d'importante che molto probabilmente non era neanche mia. Una sensazione opprimente che riesce quasi a chiudermi lo stomoco. Ripenso alla sua espressione così delusa dal mio comportamento, così triste data la situazione. Non avrei mai pensato di poter lasciare quella che reputo la donna della mia vita. Non riesco proprio a spiegarmi come Jo qualche tempo fa abbia avuto questo coraggio. Lo stesso coraggio che l'ha portata a ripresentarsi nella mia vita.
Quando Sofia verrà a sapere di tutto questo penso che mi potrebbe uccidere e lo farei anche io se solo il mio cuore non mi avesse portato a prendere questa decisione. Prendo il cellulalare cercando il suo numero nella rubrica.
La tentazione di risentire la sua voce dopo mesi e mesi è molta. So che non dovrei farlo, ma ormai il sui telefono sta squillando. È troppo tardi per tornare indietro. Il cuore batte nella speranza che non risponda perché in fondo so di star facendo una cazzata. Prendo un respiro profondo, l'adrenalina è quadi palpabile.
-Pronto?- ho conservato inizialmente il suo numero per sentire e risentire milioni di volte la sua voce alla segreteria, ma quel suono mi provocava solo più dolore, così decisi di non volerne sapere più niente... almeno fino a quando non incontrai Sofia quel giorno a lavoro. Da lì i miei tentativi di dimenticarla sono svaniti e il dolore con il passare del tempo cresceva sempre di più. Ingoio la saliva che si è accumulato in quegli attimi di attesa cercando ancora una volta di respirare.
-Pronto, Alessandro, ci sei?- domanda quasi allarmata. Dopo tanto tempo questa è la seconda volta che sento la sua voce.
-Ciao.- sussurro con parole flebili. Sembra quasi che le mie labbra non vogliano schiudersi? Sembrano sigillate tra di loro.
-Ehi...- riesco a percepire il suo sorriso anche a distanza. Ormai so com'è fatta e conosco qualsiasi sua mossa. Conosco come ragiona il suo cervello. Sembra timida nel pronunciare quella singola sillaba, ma ambedue sappiamo che tra di noi non c'è nessuna timidezza. -Volevi parlarmi di qualcosa?- domanda flebilmente. La sua voce è quasi percepibile. Annuisco consapevole che non mi possa vedere, ma riflettendoci non avevo niente da dirle. Le ultime cose che le ho detto sono state cattive, così cattive che quasi mi spingono a...
-Scusa. Scusami per le parole che ti ho sputato in faccia. Io... io non volevo che tu rifinissi in quache stupida tomba. Volevo... volevo solo... si insomma, volevo solo farti provare lo stesso dolore che provai io nel sapere che tu fossi morta.- le mie stesse parole mi lasciano sconvolto. Non pensavo che nonostante tutto e il tempo riuscissi ad essere ancora così sincero con lei, in fondo non ho mai saputo nasconderle niente.
-È normale che reagissi in quel modo. Hai perso una fidanzata in un modo terribile. Sei stato forte nonostante tutto.- scrollo la testa anche se lei non può vedere, ancora una volta.
-Non sono stato forte. Il dolore mi spezzava in due ogni giorno passato senza di te. Il dolore era forte, travolgente. Per un periodo ti ho sempre chiamata per sentire la voce della tua segreteria, la tua voce. Ho quasi violentato Sofia poichè il dolore mi accecava. Ho separato due persone che si amano per puro egoismo, solo perché lei mi ricordava te. Tutto questo non doveva accadere. Quel dolore non doveva esistere. Perché non ho perso solo una fidanzata, ho perso anche la donna della mia vita, la mia complice, la mia anima gemella, la mia persona, colei che pensavo di non poter più trovare.-
-E invece adesso cosa è cambiato? Ti sei innamorato, non è vero?-
-Si...- ammetto con un filo di voce. Sono stato smascherato facilmente. Sono stato smascherato senza che neanche lo volessi. -Lei è... è fantastica, è stata per qualche mese la mia psicoterapeuta. Mi ha costretto Sofia ad andarci e ogni giorno che passavo con lei provavo sempre qualcosa di diverso. Non riuscivo più a vederla come un medico nonostante lei non mi avesse dato niente per amarla. È successo e basta.- ammetto vergognandomi di averla in fin dei conti tradita.
-Ho visto l'amore che provi per quella donna dai tuoi occhi. La difendevi come non hai mai difeso me. Ma sei sicuro che non mi hai voluto semplicemente sostituire? Lo sanno tutti che il nostro destino era insieme. Dovevamo percorrere quella navata insieme.- e se fosse veramente così? E se ero convinto di amarla solo perché sapevo che Jo non sarebbe mai tornata?
-Da quando ti ho visto la prima volta per strada mi sento... confuso ecco. Non so più quello che provo per lei perché sembra quasi che questi sentimenti siano stati oscurati dalla tua luce perpetua, quella luce che mi mancava tanto.- non so se capisce quello che voglio dire, ne tanto meno se è consapevole di quello che provo. Non so se abbandonandomi abbia provato le mie stesse emozioni, ma una cosa è sicura: una parte di me sperava in un suo ritorno.

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