Capitolo 26 -Rossella-

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È passata una settimana da quando io e Alessandro ci siamo lasciati e di lui ancora non ho nessuna notizia. Sofia non riesce nemmeno lontanamente ad aprire il discorso su quello che è ormai il mio ex ragazzo.

Ad essere sincera? Non avrei mai immaginato una fine così per noi. La nostra idea era quella di sposarci e di mettere su una bellissima famiglia. Non potevo mai immaginare che l'arrivo di un fantasma avrebbe distrutto il nostro castello di sabbia.

Sorrido amaramente nel vedere la nostra foto sul comodino e la sua giacca di pelle nera, quella che usa per le occasioni importanti. Profuma ancora di lui. Scrollo la testa. Devo smetterla di pensare continuamente all'uomo che mi fa soffrire così tanto. Vorrei che la smettessimo di rincorrerci così e tanto e si, vorrei che tornasse da me per continuare a vivere la nostra storia d'amore.

Mi siedo sul divano assicurandomi di aver preso tutti i dolciumi che potrebbero farmi venire il diabete mentre accendo la mia serie tv preferita sul televisore. Sposto la giacca di Alessandro sull'altro divano in modo tale da non distrarmi durante il mio piccolo momento di svago.

"Ama me. Scegli me. Prendi me." Le parole di Meredith Grey del Grey's hospital risuonano nell'abitacolo facendomi piangere. So di aver visto migliaia di volte questa scena, ma puntualmente inizio a piangere come una bambina alla quale è stato tolto il suo giocattolo preferito. Lo sguardo di Derek nonostante tutti questi anni è rimasto sempre lo stesso. Innamorato più che mai della sua donna che ancora non è riuscito a scegliere.

<<E se lei tornasse? >> la mia voce è flebile mentre Alessandro continua a guardarmi senza aprire bocca.

<<Lei non tornerà. Lei è morta. >> scrolla la testa sforzandomi di rivelargli ciò che provo.

<<E se tornasse nel tuo cuore? >> il suo gesto sembrano quasi un disco rotto.

<<Amore mio, lei non tornerà mai. Io l'ho superata, te lo posso assicurare. Non ci sarà nessun'altra donna nella mia vita se non tu: Rossella. È te che voglio! Te e nessun'altra. >>

Beh tutto è stata una grandissima cazzata. Lui sapeva che c'era il rischio di perdere di nuovo la testa per quella donna e non me ne ha voluto parlare. Sapeva che lo avrei ascoltato e non lo ha fatto per paura, spero, di non farmi troppo male, ma senza sapere che così me ne ha affatto il doppio.

Tutti i suoi sorrisi, tutti i suoi e le sue carezze... mi mancano i nostri momenti, quei momenti così magici che a causa di un fantasma non riavrò più indietro. Rimarranno solo i ostri ricordi, quelli che custodirò nel mio cuore nonostante tutte le sue false promesse. Dalle mie labbra sfugge un leggero sbuffo causato dalla stanchezza della giornata. Anche se non sembra essere una psicologa e aiutare le persone a capire ciò che provano non è molto facile. Tale lavoro richiede un enorme sforzo emotivo ma anche mentale. Sei costretta a passare insomma le tue giornate ad ascoltare delle persone che si lamentano per la maggior parte del tempo della loro vita senza che loro sappiano che in realtà non te ne può fregar di meno che il suo vicino piange perché è stato lasciato dalla fidanzata. Non importa se sia un uomo o meno. Piangere è importante per far fuori uscire una parte di noi, non importa il sesso, l'importante è sfogarsi. O sfogarsi col sesso. Cazzo, la mia insulsa vocina non la smette un attimo in questo periodo di parlare. Che bisogno c'era di puntualizzare? Saranno fatti loro se vorranno chiarire con del fantastico e risanatore sesso! Sono infuriata e la cosa peggiore è che lo sono con la mia coscienza. Ti odio. Oh no, tu mi ami. Scrollo la testa cercando cacciare via i miei insulsi pensieri quando sento la serratura aprirsi. E se fossero dei ladri? Penso tra me e me. In un attimo vengo assalita dal panico, così decido di posizionarmi dietro la porta prendendo con me la abatjour posizionata sopra il comodino. Prendo dei respiri profondi quando la porta della mia camera inizia ad aprirsi lentamente. Uno... due... due e mezzo... e... due e mezzo e... chiudo gli occhi lanciando contro l'oggetto nelle mie mani sulla testa dell'uomo che è entrato illegalmente nella mia abitazione. Si caro mio, avrai un bel da fare con la polizia... non è possibile che la gente per vivere si abbassi a certi lav...

<<Alessandro?! >> urlo cercando di trattenere il respiro. Il mio ex uomo si massaggia la testa dolorante con gli occhi chiusi mentre mi avvicino per vedere il guaio che ho appena combinato.

<<Possibile che devi essere sempre così aggressiva?! >> domanda aprendo gli occhi e guardandomi con quei suoi magnifici fari. Lascio cadere la lampada che mi ritrovo in mano sobbalzando al rumore.

<<Che cosa? Entri furtivamente nel mio appartamento dopo avermi lasciata sola e hai il pretesto pure di rinfacciarmi il mio comportamento? >> urlo a causa del dolore inflitto dalle sue parole, ma cerco di mascherarlo con la corazza più dura che io conosca.

<<La devi smettere di urlare! >> esclama prendendomi per i pugni e facendomi tacere a causa della vicinanza. Dio, siamo così vicini... i nostri respiri quasi si sfiorano così come i nostri cuori. Il suo cuore riesco a sentirlo anche da qui. Ma se siete vicinissimi! Mi rimprovera la mia coscienza. Accipicchia ha proprio ragione! Ma se non provasse più niente per me non batterebbe così forte a causa della vicinanza, giusto?

Le sue mani lasciano i miei polsi che risentono immediatamente della mancanza del suo tocco, della pressione sulla mia pelle, del suo calore. I miei occhi iniziano immediatamente a gonfiarsi di lacrime nel vederlo così impassibile nei mie confronti, la donna che ha baciato innumerevoli notte durante tutte quelle notti insonni. Lui mi guardo ì, io la guardo e il nostro tempo insieme sembra per un attimo non finire mai. Tutto intorno a noi scompare. Ci siamo solo io e lui... e i nostri battiti che riecheggiano nel silenzio della mia stanza. Non posso mostrarmi debole. Alessandro mi ha sempre conosciuta come una ragazza forte, non come una di quelle donne che quando si lasciano con il proprio ragazzo affogano le loro delusioni nella cioccolata e in quei stupidissimi film d'amore.

Okay, l'ho fatto pure io, ma lui non deve assolutamente venirne a conoscenza. Alzo nuovamente il muro che ho creato e che lui stesso è riuscito ad abbattere entrandomi fin sotto la pelle.

<<Che cosa ci fai qui? >> irrompo duramente inarcando un sopracciglio. Dovrà rispondere a molte delle mie domande.

<<Sono a venuto a prendere qualche camicia per domani e per i prossimi giorni. Non vorrei disturbarti. >> Non disturbi affatto vorrei ricordargli, ma la parte più dura di me, il mio orgoglio decide per una volta di non commentare le sue parole se non con un "Fai in fretta, ti voglio fuori da qui." Alessandro mi guarda un attimo sbuffando seccato. Chiude gli occhi prendendo un profondo respiro.

<<Ascoltami, so che sei ferita e ti capisco... >>

<<Ferita? >> rido per la sua "battuta". <<Alessandro, io mi sento delusa e profondamente incazzata! Sono tutto fuorché ferita. >> e le sue parole sono la goccia che fanno traboccare il vaso. Colpito e affondato. Non mi interessa essere buona e gentile con lui. Non dopo che lui non lo è stato con me. L'uomo davanti a me, credevo essere quello della mia vita, mi guarda sconfitto. Rosella non perde mai una battaglia. Non caro mio, principalmente con un uomo.

Sorrido felice della sconfitta quando anche lui riesce a spiazzarmi con le sue parole.

<<Non è colpa mia se credo di amare due donne, una più dell'altra per motivi diversi. Non riesco a capire chi delle due possa essere la donna della mia vita, se lei che mi ha abbandonato o tu che sei rimasta sempre al mio fianco. >>

<<Beh, penso che tu ti sia già dato una risposta. >> rispondo dopo essermi ripresa dalle sue parole e chiudendo dietro di me la porta della stanza per raggiungere il bagno della casa mentre la mia risposta alla sua riflessione continua a ripetersi nella mia testa: "Beh, penso che tu ti sia già dato una risposta". 

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