Capitolo 39

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F:-sono qui per il signor Ferrario- dissi al poliziotto in segreteria.
X:-certo, si accomodi intanto che lo aspetti- disse uscendo e andando verso un corridoio dove presumo che ci fossero le celle.
Mi accomodai insieme a Valerio in un piccolo tavolino in un angolino della stanza di ricevimento (se così la possiamo chiamare).

Dopo due minuti arrivò quest'uomo alto, magro, leggermente muscoloso, con i capelli scuri come quelli di Giorgio e pieno di tatuaggi.
Ebbi un po' di paura e mandai giù a fatica; si sentì persino il rumore.

Io:-io sono Federica e lui è Valerio...un amico di Giorgio- ci presentai.
A:-aaah piacere mio. Devo dire che mio figlio ha avuto un ottima scelta- disse sorridendo.
Mi imbarazzai insomma...sentirsi dire queste cose dal padre del tuo ragazzo...
Io:-allora...posso farle delle domande un po' personali?- chiesi io bisbigliando senza motivo.
A:-certo, a te tutte le domande- e accompagnò un sorriso mellifluo.
Io:-come trattava Giorgio?- chiesi sparando fuori le parole a raffica.
A:-beh...devo dire che non ne ho idea...io a casa ci stavo poco e quando tornavo dovevo stare dietro a loro quattro...erano tantini. Così consideravano di meno Giorgio e penso che per questo se la sia presa...e io non intendevo...- disse dispiaciuto.

Parlammo un po' del più e del meno, finché non gli feci la fatidica domanda.

Io:-mi può raccontare di quella sera?- chiesi senza specificare.
A:-stavo tornando a casa, ero ubriaco e fatto. Al lavoro mi stava andando male, con mia moglie pure. Se avesse chiesto il divorzio avrei dovuto mantenere tutti e cinque e io sarei andato ad abitare sotto un ponte. Preso dalla pazzia mi scaraventai contro Elena...la prima persona che avevo davanti. Non l'ho fatto apposta, non volevo. Assolutamente io amavo Elena. Era la prima femmina in famiglia, mia sorella aveva dei problemi e non poteva partorire delle femmine, stessa cosa valeva per la moglie di mio fratello...io non volevo- lo fermai alzandomi con le lacrime agli occhi.
A:-tutto bene?- mi chiese.
Lo guardai dritto in faccia.
Io:-le sembra che io stia bene!? Mi guardi negli occhi in questo preciso momento. Lei ha rovinato l'infanzia dei suoi figli, ha rovinato la vita di sua moglie!- gli urlai istericamente.
A:-non volevo..- si giustificò lui.
Io:-anche da fatto o da ubriaco, da un momento di follia si riesce a gestire la propria rabbia sa? Ma lei no! Se ne è sbattuto ed ha ucciso una giovane anima.- affermai quasi piangendo.

Antonio stava diventando rosso. La mascella tesa, i muscoli del braccio pure...proprio come quando Giorgio si incazzava.
Valerio si mise davanti a me e ricevette un pugno in pieno occhio destro da parte di quell'uomo spregevole.
Tentai di levare Valerio e di allontanarlo ma ricevetti strattoni dall'altro, dei graffi sulle guance ed un pugno sul naso. Insomma, le ho ricevute più io che Valerio.
Finalmente le guardie intervenirono bloccandolo e riportandolo in cella.

[...]

Mi scusai più volte con Valerio per l'accaduto, era tutta colpa mia.
Arrivati a casa ci chiesero che fosse successo. Smentimmo sull'accaduto. «una semplice rissa in un bar, lei mi ha aiutato a levarmici» mentì Valerio.
Solo quando anche Giorgio scese le scale e ci vide che raccontai la verità.
Io:-sono andata a trovare tuo padre in carcere pensando che avrei ottenuto di più sul tuo passato ma a quanto pare mi sbagliavo, è un uomo spregevole composta dal settanta per cento di male.
Mi assumo le colpe di tutto..."mea culpa, mea culpa, mea grandixima culpa"- ammisi io.
Nessuno disse niente, nemmeno Giorgio...era...normale...

Me ne andai in bagno a vedere come ero ridotta. I graffi avevano già le croste mentre il sangue dal naso che era colato si era rinsecchito finendo sul labbro inferiore.
M:-non dovevi, sei una pazza- disse entrando in bagno.
Io:-penso di essermi rotta il naso- ammisi io mentre mi guardavo il naso allo specchio -è storto...- e lo toccai.
M:-vi porto in pronto soccorso...tu come stai, oltre il naso ?- mi chiese accarezzandomi la guancia.
Mi scese una lacrima e mi scusai per quello che era successo.

Tornammo a casa alle 9, avevo il naso fasciato, mentre Valerio si era ripreso.
Appena arrivati mi chiusi in camera.
Ero sfinita e volevo stare da sola.
Presi il telefono e le cuffiette. Feci partire la canzone "Buongiorno" di Gionnyscandal (lo avevo scoperto da pochi giorni ma già lo amavo).

Dopo qualche canzone mi accorsi di avere chiamate perse da Jess, così la richiamai

Al telefono
Io:-Jess...scusa ero a parlare con una persona importante...-
J:-tranquilla, che ne dici se sabato sera andiamo in disco?- mi propose
Io:-si va bene, io e te come ai vecchi tempi però eh!-
J:-beh palese! Facciamo che vieni da me tesoro, ti devo parlare...comunque come va? Sei raffreddata?-
Io:-no, mi sono rotta il naso, ti spiego domani...che ne dici se balzi la scuola e usciamo? Voglio dirti un po' di cose..-
J:-certo tesoro! Dai, domani al bar Alba alle 10.00-
Io:-perfetto! Porta le sigarette, sarà una lunga mattinata!-
E le attaccai in faccia.

Feci ripartire la canzone e iniziai a fissare il soffitto.
Mi alzai e presi una penna ed un pezzo di carta; iniziai a scrivere qualcosa, sinceramente non so cosa.

"Devi prendere questa storia come una cosa comune. Come un tram. Eravate seduti vicini per la maggior parte del viaggio ma poi è sceso alla sua fermata, ma vedrai che in una futura fermata salirà qualcun altro e si siederà vicino a te"
(Cit BluLisa )

Angolo autrice
Ho il blocco dello scrittore, io ce la metto tutta ma scrivo delle schifezze e mi dispiace davvero tanto perché vorrei essere come la personcina che ho taggato, lei scrive da Dio e io faccio pena.
Mi scuso per tutto.
Emma

Per il tuo amore ucciderò-Mostro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora