XXXIII

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Niall rientrò a casa di Liam poco dopo pranzo, era rimasto da Clarissa con altri amici, riusciva a socializzare parecchio con le persone e la riccia non gli dispiaceva quindi non ebbe problemi a trattenersi un po' di più lì.
«Ciao! Poltronaaa, mi sei mancata.» si catapultò a peso morto su di essa.
«I piedi a terra almeno, sporchi tutto.» lo rimproverò Liam inducendo il biondo a sistemarsi per bene.
«Ehm, scusa.» si grattò il capo. «Zayn?»
«In bagno da un po'.»
«Si è chiuso dentro e non vuole uscire, giusto?» esordì Niall, ovvio. «Dato che non rispondi presumo di sì.» sbuffò. «Vedi...Zayn vuole fare il duro, quello che non ha paura di niente e che sa affrontare ogni tipo di situazione, la verità invece è che è molto fragile e ha bisogno d'amore. Come tutti noi del resto. Non lo ammetterà mai però. » alzò le spalle.  «Non so cosa stia succedendo tra voi perché non me ne vuole parlare, ma so che qualunque cosa sia, lo sconvolge e parecchio. A te lui piace?» domandò senza mezzi termini perché Niall era fatto così, diceva quello che pensava senza nasconderlo, sincero, schietto e spesso diretto.
«Non te lo so dire.»
«Cristo, voi due siete uguali!» sbottò infine. «Tra poco ce ne andiamo e poi chissà tra quanto vi vedrete, che cavolo ci vuole a chiarirsi, perché non la smettete  di litigare e scopate come se non ci fosse un domani? Ah!»
«Niall! Ti ho sentito!» sbraitò Zayn, facendo il suo ingresso nel salone. «Non farci caso...»
«No, invece deve farci caso! Vado da Gemma così magari passo a salutare Louis e mi faccio raccontare meglio della scopata con Harry, almeno lui mi dà soddisfazioni, non come due stoccafissi come voi! Ciao!»
Zayn lo guardò come a dire "ho voglia di ammazzarti, brutto stronzo" ma cercò di distogliere lo sguardo sia dalla porta dalla quale Niall era uscito, sia da Liam che intanto continuava a fissarlo.
«Beh? Non hai niente da fare invece di fissarmi?»
«Sei bello.»
«Non mi interessa quello che pensi.» disse, arrossendo e puntando lo sguardo verso il basso. Liam lo tirò a sé trattenendolo per il bacino. «Sei davvero bello, sai?»
«Ho detto non mi interessa. »
«Ti piaccio?»
«No.»
«Dimmelo guardandomi in faccia.» continuò, alzandogli il mento con due dita. «Fammi capire qualcosa di te invece di fuggire.»
«A quale pro se a breve dovrò andarmene?» si distaccò. «Lasciami in pace.» non sapeva definire il suo stato d'animo, era sicuro che chiudersi in se stesso non era soluzione, che non lo avrebbe mai aiutato, ma non sapeva come e cosa fare. E non si fidava di Liam, per quanto gli piacesse, non si fidava di uno che, anche se per finta e soprattutto per quello, stava comunque con una ragazza. Gli dava sui nervi e salire una nausea che lo colpiva dritto nello stomaco e gli faceva passare anche la voglia di mangiare, cosciente di essere esagerato ed infantile ma per la maturità ci sarebbe stato tempo, aveva solo sedici-quasi diciassette- anni, in fondo. «Lo sai che mi urta parlare.»
«Ma non riesco a capirlo e sai perché? Perché a volte è come se volessi tuffarti tra le mie braccia, altre e più spesso mi eviti come la peste.» si riavvicinò al moro che intanto si era posizionato davanti la tv, la spense di conseguenza e incrociò il suo sguardo, stringendogli i polsi. «Almeno mi dici che hai?»
«Non lo so. Forse sono ancora scosso da stasera perché non è vero che non ricordo proprio niente.» socchiuse gli occhi e sospirò. «Ora non guardarmi perché mi viene da piangere.»
«Piangi.»
Gli occhi gli pizzicavano, infastidendolo terribilmente, ma cercò di contenersi mantenendo un'espressione imbronciata.
Liam, col palmo della sua mano, gli asciugò una lacrima traditrice che si stava riversando su una guancia. «È umano anche essere deboli.» gli sussurrò. «È umano provare delle emozioni anche se queste ti spaventano. » continuò per poi avventarsi sulle sue labbra, baciandolo lentamente, assaporando i contorni della sua bocca senza fretta, come per tranquillizzarlo, calmarlo, fargli capire che, in qualche modo, c'era.

•••

Il rientro a Doncaster era fissato per il sette gennaio, e il sesto giorno del mese del nuovo anno , Louis lo definì uno dei giorni più tristi della sua vita perché proprio non voleva andarsene. Il tempo trascorso con Harry lo aveva portato fuori dal mondo, dalla sua vita quotidiana, da tutti i dispiaceri e  le incertezze che provava a casa sua, che non sentiva nemmeno come tale.
Sembrava tutto come un bel sogno dal quale è inevitabile svegliarsi, una felicità fittizia che prima o poi, più prima che poi, avrebbe dovuto abbandonare per forza di cose.

Taffy Love» Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora