XL

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Messaggio da:
Liam James Payne.

"Ehi ehi"

Zayn roteò gli occhi, nauseato.

"Cosa vuoi?"

"Cattivo umore?"

"Mh."

"Lo prendo come un sì?"

"Come ti pare!"  digitò infine per poi gettare il cellulare altrove, lontano dai suoi occhi. Erano appena le sette di mattina dell'undici gennaio e il sole filtrava lieve dalla finestra, non aveva alcuna voglia di alzarsi dal letto, si stava caldi e al sicuro raggomitolati tra le coperte.
Zayn era di cattivo umore, sì, e Liam era l'ultima persona che aveva voglia di sentire. Un po' perché gli mancava e ascoltare la sua voce o, peggio ancora, leggere gli insipidi SMS che gli inviava ad oltranza, lo rattristavano maggiormente, lui desiderava ardentemente un incontro ravvicinato fatto di contatto visivo, pugni e schiaffi che si risolvevano in baci ed abbracci, perché Liam sapeva come abbassare le sue difese rendendolo docile, infondendogli protezione ed insicurezza allo stesso tempo, protezione perché sentiva di poter venir meno ad ogni male, insicurezza perché non era certo di voler provare determinati sentimenti sulla sua pelle. Era più facile osservare le storie degli altri, prendere decisioni non proprie, immaginare situazioni riflettendo sulle differenti scelte propinate, muovere le pedine a piacimento come in un gioco. Ma quando si trattava di pensare a sé, alla propria vita, tutto risultava più caotico, più complicato da venir a capo, più difficile di quel maledetto cubo d Rubik di cui Zayn ancora non trovava la giusta soluzione.

Sicuramente era Liam una delle ragioni per la quale era giù di morale, ma non era quello il punto principale.

Il suo dannato compleanno.

Ecco.

Lo odiava come i bambini capricciosi odiano gli spinaci, giusto per fare un esempio.

E gli pesava troppo che i suoi amici, invece, ci tenessero così tanto perché "ehi, è il giorno in cui sei nato,  festeggiamo?"

"Ehi, un anno in meno di vita, festeggiamo?" così avrebbe voluto rispondere.

«Cucciolo, scendi, ci sono i tuoi amici!»

«Cucciolo?» inarcò un sopracciglio per poi aprire la porta, ancora in pigiama. «Mi vesto e arrivo.» tagliò corto mentre sentiva gli occhi di sua madre ancora fissi sulla sua figura, come se lo stesse fotografando con uno sguardo, dalla testa ai piedi. «Che hai da guardare?» inclinò il capo in sua direzione.
«Oh.» le se appannò la vista, commossa, e incrociò le braccia al petto. «Guardati, il mio bimbo sta crescendo. Domani è il tuo compleanno!»
Zayn richiuse categoricamente la porta, sbattendogliela in faccia bellamente, odiava il suo compleanno.

°°°

«E quuindi, quindi ha  i miei laccetti, vedi?! Mi pensa e ha letto la mia lettera!» spiegò per l'ennesima volta Louis, gesticolando parecchio quasi a rischiare di sbrodolarsi addosso il puré di patate, parte del pasto della mensa scolastica.

«Meraviglioso amico, ora mangia. » lo zittì Zayn.

«Uf, Niall mi dici qualcosa tu?»

«Ho fame, Lou...» continuò il biondo tra un boccone e l'altro, per carità voleva bene al suo amico e adorava Louis ed Harry insieme, ma era almeno la terza  volta che prendeva a raccontare sempre la stessa storia, basta, stavano pranzando!

«Uff, siete no-io-si!» rispose  infine, scandendo bene le parole. «Chiamo Gemma e ne parlo con lei, a dopo!» sbuffò, allontanandosi.

«Insopportabile bambino capriccioso.» borbottò Zayn osservando attentamente il contenuto del suo piatto. «Ma che è 'sta merda? Sembra vomito.» si lamentò.

Taffy Love» Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora