VIII

3.4K 228 210
                                    

Liam, 22 anni e apparteneva ad una famiglia legata ad un importante sponsor pubblicitario. Nella vita faceva il modello, carriera abbastanza facile e sponsorizzata dai suoi, bella vita, tanti soldi, e tante ragazze. Poteva definirsi paradiso tutto questo, no?
No, non per lui, non quando doveva fingersi qualcuno che non era e solo perché serviva allo scopo del suo lavoro, odiava dover apparire perfetto, gentile, figlio prediletto sotto i riflettori, odiava tutte quelle attenzioni, odiava partecipare a sponsor pubblicitari e fingersi interessato a spot che magari non sopportava nemmeno, odiava sfilare per la linea matrimoniale accanto a Cheryl e soprattutto odiava fingere di essere in una relazione con lei solo perché esteticamente "erano stupendi".
Odiava, lo detestava, gli faceva schifo ma quella era la vita che aveva scelto e nonostante tutto gli faceva comodo.

Solo nei weekend si sentiva libero, aveva i soldi necessari per spostarsi ogni fine settimana a suo piacimento per imbattersi in luoghi dove a nessuno interessava chi fosse, aveva trovato in Holmes Chapel un'ottima valvola di sfogo, dove poter essere se stesso. Era in un pub di quel posto che aveva conosciuto Harry e dove spesso adocchiava bei ragazzi disposti a passare le serate con lui, era ad Holmes Chapel che aveva iniziato a frequentare locali gay dove rifugiarsi e semplicemente divertirsi. Niente di serio ovviamente, non si lasciava andare al sentimentalismo, sì era un po' superficiale, forse anche troppo, ma la sua vita era stressante di suo, poteva mai perdere tempo anche in relazioni? E poi in ogni caso era "fidanzato con Cheryl", quindi.

«Quindi a che ora stacchi, Harry?»
«Intorno alle undici, tu ci sei o sei impegnato? »
«Idiota se ti ho chiesto a che ora finisci vuol dire che ci sono, no?»
«Boh. Che ne so.» alzò le mani. «Tu attrai un sacco di gente, sembra che Holmes Chapel sia tutta gay.»
«Sono morti di cazzo che ci provano anche con te ma tu non te ne accorgi.»
«Non mi interessano gli uomini, lo sai.»
«Neanche a me.»
«Certo, Lee...» roteò gli occhi.
«Certo, Harry.»
«Okay, allora a dopo? »
«A dopo.»

Lo salutò e in effetti quella domenica non aveva di meglio da fare, in giro non c'era nessuno di interessante, passare un po' di tempo con Harry poteva in qualche modo appagarlo.

«Quindi che hai voglia di fare?»
«Oh, queste proposte implicite...»
«Sei un idiota, Harry.» gli lasciò un leggero schiaffo all'altezza della spalla. «Non sei il mio tipo, tesoro.»
«E sentiamo, qual è il tuo tipo?»
«Credimi, non ti interessa davvero.»
«Uno vale l'altro? Tanto venerano tutti il modello Payne» ingigantì il riccio.
«Non mettere in mezzo il mio lavoro. »
«Te la prendi subito, non sto dicendo niente.»
«Non me la sto mica prendendo!» si allarmò. «Ho deciso, andiamo in un locale che conosco io.»
«Sì ma io non sono gay.»
«Neanche io.»
«Ma se vai con i maschi, scusa... E poi è palese che sei frocio, amico.»
«Potrei dire lo stesso di te, Harriette.»
«Sei un deficiente.»
«Andiamo? Almeno fai qualcosa di diverso.»
«Vedrai che piacere vederti rimorchiare...» alzò gli occhi al cielo. «Comunque va bene.» fece spallucce.
«Ti divertirai.» gli fece un occhiolino.
•••

Il locale era abbagliato da luci soffuse di colori che oscillavano dal giallo e il fucsia, musica house che rimbombava per tutto lo spazio circostante che non era nemmeno poi così tanto, Harry poteva giurare che si trovavano in un buco, colmo, strapieno di gente appiccicata tra loro come sardine.
«Dove cazzo mi hai portato?» cercò di mimare all'amico, tappandosi le orecchie perché quelle canzoni gli stavano facendo saltare via i timpani.
«Ora inizia lo spettacolo, andiamo al bancone?» lo prese per un braccio e lo trascinò a sé. Ordinarono alcuni alcolici che buttarono giù in fretta, forse esagerando ma non importava più di tanto, no? Il barman fece un occhiolino ad Harry il quale ricambiò stranito.
«Qualcuno ha fatto colpo...»
«Non ti accompagnerò mai più in posti del genere.» sbuffò.

Mentre aspettavano questo fantomatico spettacolo, Harry poté vedere come tutti pomiciavano tra di loro in maniera tanto disgustosa ed esplicita che quasi gli venne da vomitare, in particolare notò come questo biondo continuava a strusciarsi addosso ad un moro muscoloso e trasalì perché la scena non gli parve poi così male. Non sono frocio, sto solo bevendo troppo ripeteva a se stesso.

Taffy Love» Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora