- Normality -

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Uscii dal magazzino sul retro, uno scatolone tra le mani. Non pensavo fosse così pesante, se l'avessi previsto avrei chiamato uno dei ragazzi per aiutarmi.

La poggiai sul bancone, passandomi una mano tra i capelli per togliermeli dalla fronte.

«Bellezza, posso avere una bottiglia di birra?» domandò un uomo appena arrivato al bancone. Sorrisi, come mio solito.

«Certamente» lasciai perdere la scatola piena di bottiglie per andare a prendere la birra. Tornai indietro, gli posai il vetro pieno d'alcol davanti e poi tornai a dedicarmi alle bottiglie. Dovevo sistemarle sulle mensole ben visibili dietro al bancone, in modo che il vetro colorato attirasse l'attenzione e invogliasse la gente a bere.

Alzai lo sguardo nel piccolo locale, facendolo vagare tra le persone sedute ai tavolini. E poi guardai la piccola band nell'angolo del locale, impegnata a suonare una canzone. L'aveva ingaggiata, insieme ad altri due cantanti, il proprietario del bar, per "vivacizzare ed animare le serate poco produttive". Ho subito concordato, pensando che, se dovevo stare lì tutte le sere a servire clienti su clienti, un po' di musica ci andava.

Finii presto di sistemare i super alcolici sulle mensole, servii due ragazze facendo loro due Manhattan e chiacchierando per poco informandomi sui loro progetti (volevano prendere l'aperitivo prima di uscire con le altre loro amiche) ascoltai i loro apprezzamenti sui miei drink e poi mi allontanai. Presi il vassoio rotondo e lo rifornii di quattro birre, andando al tavolo dei miei clienti preferiti.

«Buonasera ragazzi» sorrisi «Volete un altro giro?» mi chinai e poggiai il vassoio sul tavolino, vedendo gli assensi dei quattro.

«Grazie mille, sei fantastica» disse Paul, facendomi l'occhiolino e prendendo un sorso della sua nuova birra. Anche gli altri mi ringraziarono.

«Se potessi ti ringrazierei in un modo migliore, lo sai piccola» rise Rick e fece per allungare la mano, ma io gliela schiaffeggiai ridacchiando.

«Certo, sogna» presi le quattro bottiglie vuote e mi avviai al bancone, buttandole nel cesto del vetro. Guardai il locale, cercando di scorgere qualcuno che avesse bisogno di me, ma sembravano tutti occupati dai loro pensieri. Presi un bicchiere, ci misi un dito di vodka e lo portai alle labbra.

«Angie» mi chiamò qualcuno ancora prima che il liquido avesse toccato la mia lingua. Sospirai, poggiando il bicchiere e voltandomi con un sorriso. Quando vidi che era solo Calum, con uno strano ghigno sul volto, mi tranquillizzai e bevvi la mia vodka.

«Non credo tu possa bere al lavoro» mi sgridò dopo essersi seduto sulla sua sedia. Si passò una mano tra i capelli sudati e sospirò, stanco. Era da circa un'ora e mezza che suonava, ma il suo turno stava per finire.

«Tu non hai visto niente» scherzai, facendo un passo verso di lui e arrivandogli davanti «Cosa posso fare per te?» gli chiesi.

«Dammi solo qualcosa da bere, per favore» poggiò il gomito al bancone e la testa alla mano. Mi guardò, sorrise e fece l'occhiolino «Allora, come suoniamo stasera?»

«Bene come al solito, Cal, niente di cui devi preoccuparti. Perché vi siete fermati?» mi girai e decisi di offrirgli qualcosa di leggero, una birra che consideravo quasi analcolica.

«Si muore dal caldo qui, non l'hai notato? Luke voleva cambiarsi la maglietta e Ashton doveva andare in bagno. Dovrei fare rifornimento anche per Mike in effetti» con un segno indicò le sue spalle, poi prese un sorso dalla bottiglia che gli avevo messo davanti. Mi appoggiai al bancone.

«Sì, fa proprio caldo, ma io non saltello mica come voi. Non siete nemmeno obbligati a farlo, potete suonare in modo tranquillo e basta» scrollai la testa con un sorriso, contagiando anche lui.

«Non ci sarebbe gusto a non saltellare, noi ci divertiamo a farlo»

«Non quanto me a vedervi scatenare sul palco» ridacchiai. Lo vidi accennare un sorriso mentre giocava con l'etichetta della bottiglia.

«Dovresti farlo anche tu, non sei solo brava a restare dietro il bancone» suggerì, e io alzai gli occhi al cielo.

«E qui ti sbagli, Calum. Dietro il bancone sono una maga, sul palco faccio schifo. Lo stesso per te, al contrario» allungai lo sguardo verso Michael, seduto su una delle tante sedie ad accordare la chitarra. Decretai che non fosse il momento giusto per vederlo morire sul palco (era letteralmente in un bagno di sudore, vedevo le goccioline scivolargli sulla fronte) quindi corsi in suo aiuto.

«Porto qualcosa da bere al tuo amico» dissi a Calum. Cercai una bottiglietta d'acqua, la presi, e uscii da dietro il bancone, passando vicino al moro e chinandomi su di lui per sussurrargli «Siete fantastici, non devi angosciarti» poi camminai fino ad arrivare a Michael.

«Sei il mio angelo» mi disse, prendendomi la bottiglia di plastica dalle mani e finendone metà nel giro di tre secondi. Risi, e lui lo fece con me guardandomi e ringraziandomi ancora.

«Ti farei il dispetto di scompigliarti i capelli se solo non li avessi fradici» dichiarai, squadrando il nero tinto.

«Che cattivella» rispose lui, lasciandomi perdere e tornando alla sua chitarra. Capii che avevo perso la sua attenzione, quindi tornai al bar mettendomi al fianco di Calum.

«Resterete qui anche dopo aver finito?» solita domanda dalla quale mi aspettai la solita risposta.

«Sì, penso di sì, ma andremo via prima che tu finisca. Dalla faccia di Luke non so se reggerebbe fino alle 3» ironizzò lui. Mi morsi il labbro, iniziando già a pensare ad una mia soluzione alternativa. Lui lo notò «Tranquilla, passerò a prenderti quando avrai finito il turno»

«Non devi tornare apposta» prese un sorso di birra, giocando ancora con la carta dell'etichetta.

«Non mi dà fastidio, veramente. Non riuscirei comunque a dormire, starei nel letto a guardare il soffitto. Meglio rendermi utile, no?» mi sorrise, ma non mi sentii di ricambiare.

«Ancora con l'insonnia?» domandai. Con un gomito mi appoggiai al bancone mentre con la mano presi la sua, iniziando a giocare con le dita.

«Già, ma non devi preoccuparti»

Lo guardai negli occhi, quelle due stupende pozze scure «Ho un'idea» dissi.

«Spara» rispose lui.

«Vieni a prendermi, poi andiamo a casa mia» così attirai di più la sua attenzione, tanto che le sopracciglia si alzarono e il sorriso ricomparse «Ci facciamo una cioccolata calda e poi proviamo a dormire. Domani è giornata libera. Dai, ti immagini stare a letto fino a mezzogiorno e passa? Sarà fantastico!» esclamai contenta. Lui si mise a ridere, poi annuì, come per dire "Sei pazza e mi va bene".

«Bene, allora ti aspetterò» gli feci un ultimo sorriso prima di girare il bancone e andare a servire una ragazza. Dopo quella sera la normalità non ci fu più.


Ehi ciao, come va? Non ho molto da dire, spero solo che il capitolo vi piaccia... Ah, una cosa soltanto: nel caso trovaste dei tempi verbali al passato non corretti non esitate a correggermi, anzi, fatemelo notare. Questa è la prima storia che scrivo al passato e certe volte mi confondo scrivendo al presente, quindi se trovate delle imprecisioni farmele notare mi aiuterà a prestare più attenzione e inoltre potrò correggere. Spero non lascerete perdere questa storia. Ci rivedremo nel prossimo capitolo? Bye <3

My (Fake) Boyfriend || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora