- Pop-Corn -

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Ero distrutta, ma finalmente il mio giorno libero era arrivato. E con chi avrei potuto passarlo?

Ha bussato alla mia porta, una bottiglia di vino in mano e un sorriso sulle labbra. L'ho adorato troppo in quel momento, decisamente fuori dalle righe, così l'ho fatto entrare, ho accantonato la bottiglia e ci siamo buttati su un pacco di pop-corn.

«Perché non hai voglia di bere?» mi chiese appena chiusi la bottiglia in frigo, buttandomi sul mobiletto alla ricerca di altro da mangiare.

«Passo tutto il mio tempo circondata dall'alcol, oggi ho voglia di starne lontano, non ne sento il bisogno» ma non era del tutto vero. Avevo ancora in mente Dominic completamente ubriaco, qualche giorno prima, e se avessi bevuto anche solo un goccio sapevo che il suo volto mi avrebbe perseguitato per tutto il tempo.

«Va bene» lui scrollò le spalle «Ti va di guardare un film? Oppure facciamo quello che ti pare»

Aprii la busta dei pop-corn e mi sedetti sul tavolo, girandomi verso Calum e facendogli cenno di avvicinarsi. Prese una manciata per poi infilarsela in bocca.

«Restiamo a casa, oggi non ho voglia di uscire» borbottai, guardandolo negli occhi scuri. Lui annuì, perdendo un attimo lo sguardo nel vuoto.

«Hai intenzione di rimanere seduta sul tavolo a mangiare per tutto il pomeriggio?» mi stuzzicò con il sorriso, allungando la mano per prendere altro cibo.

«Hai qualcosa da proporre?» risposi ridacchiando e guardandolo mentre un sorrisetto furbo e malizioso gli increspava le labbra.

«Sì, avrei certamente da proporre, ma non prenderesti bene le mie parole» e via con la sua battutina quotidiana a cui regolarmente, senza eccezioni, mi mettevo a ridere. Era la normalità, una sua caratteristica che ormai avevo imparato ad adorare. Poi la sua risata, che seguiva la mia ogni volta, aumentava la mia ancora di più.

«Sei terribile» dissi mettendomi in bocca un altro pop-corn. Scossi la testa, poi mi incantai momentaneamente a guardare i suoi occhi scuri. Avevo sempre pensato che fossero nate come profonde pozze scure, quasi senza fondo, e con il tempo mi sono convinta del fatto che seriamente non avessero fondo e che fossero gli occhi più unici che avessi mai visto. Perché erano delle favolose macchie scure senza fine che, a volte, luccicavano nel fondo.

«Ma vuoi un mondo di bene a questa persona terribile» mi fece l'occhiolino. Come me, era semplicemente felice.

Alzò le sopracciglia, aspettando forse che dicessi qualcosa, e io lo guardai aspettando di capire cosa intendesse. Scosse la testa, come se non capisse perché io non capissi quello che stava non dicendo.

«Allora?» domandò. Lo guardai stranita, portando lentamente un pop-corn alle labbra.

«Allora cosa?» richiesi di rimando. Alzò gli occhi al cielo, mentre un sorrisetto sarcastico gli illuminava il viso.

«Aspettavo che mi raccontassi qualcosa di quel ragazzo dell'altro giorno» disse poi «Quello al bar»

Alzai gli occhi al cielo mentre il lieve sorriso dovuto a Calum spariva lentamente «E cosa dovrei raccontarti? Era un cliente» bugia.

«Sai che non ci credo, sembrava avere troppa confidenza» picchiettò le dita sul bancone della cucina su cui era appoggiato, probabilmente notando il mio cambiamento d'umore. Mi guardò con apprensione «Dimmi che succede»

Abbassai lo sguardo, porgendogli il pacchetto di pop-corn: non mi andava più di mangiare «Non vale la pena di sapere niente, è passata una vita dall'ultima volta che l'ho visto»

Afferrò il pacchetto e lo appoggiò affianco a lui, lasciandolo stare «Quindi qualcosa è successo» affermò quasi divertito «Racconta»

«Cal, seriamente, non ne vale la pena» l'ultima cosa che mi andava era raccontare «Guardiamo un film allora. Hai delle proposte?» ricominciai con rinnovato interesse, ritrovando il sorriso e scendendo dal tavolo.

«Pensi di potermi distrarre con così poco?» disse alzando un sopracciglio.

«Penso di avere i film di Star Wars» risposi fermandomi sulla soglia della cucina e girandomi verso di lui, sorridendo accattivante. Lui drizzò le orecchie, come se non avesse mai visto quei film, e poi corse verso di me trascinandomi letteralmente sul divano e mettendosi a frugare ovunque per trovare il CD. Certe volte sembrava un vero bambino.

Ci mise poco a trovare il primo e a metterlo su, farlo partire e poi stravaccarsi sul divano affianco a me. Mi circondò le spalle con un braccio, sospirando e guardando lo schermo del televisore con un sorriso.

«Sappi che voglio ancora sapere cos'è successo» mi mormorò all'orecchio «Ma sarò paziente e clemente e ti ossessionerò dopo»

Sbuffai piano «Tanto non lo saprai nemmeno dopo»

Si girò e mi guardò, momento esatto in cui capii che non avrei dovuto parlare «Allora facciamo che me lo dici adesso»

«Calum, dai» gemetti. Si mise in posizione d'attacco, una mano sul mio fianco.

«Dimmelo» disse. Sorrisi, feci di no con la testa e poi non riuscii più a trattenermi. Il moro iniziò a solleticarmi la vita e a farmi mancare l'aria tante erano le risate. Caddi indietro sul divano, strizzando gli occhi e cercando di allontanare il corpo di Calum dal mio, ma ottenni solo più solletico e più risate.

Non ne potevo più, mi mancava seriamente il fiato e gli occhi mi si erano inumiditi per le lacrime, così riuscii a dire «Ti prego, basta» a fatica. Smise, fortunatamente, ma ci misi qualche secondo per riprendermi e per aprire gli occhi, ritrovandomelo praticamente spalmato su di me. Buttai la testa all'indietro sui cuscini, prendendo dei bei respiri e sorridendo ancora.

«Perché ci tieni così tanto?» chiesi intontita dalle risate. Lo guardai mentre scrollava il capo, sorrideva e mi aiutava a rimettermi seduta composta.

«Non sembravi a tuo agio con lui» disse e dovevo dargli ragione.

«Già»

«Quindi racconta, sono qui per questo»

«Pensavo volessi farmi compagnia e restare un po' con me» protestai.

«Anche per questo» rispose «Ma ora dimmi»

Così cedetti. Sospirai prima di iniziare «È un mio ex ragazzo, ma non è mai stato tanto normale. Ci siamo messi insieme al college dopo un assurdo periodo in cui non voleva saperne di lasciarmi perdere. Alla fine ho ceduto, siamo usciti qualche volta e presto sono diventata la sua ragazza» scrollai le spalle «Ma insomma, le storielle di scuola non durano mai tanto e finii col lasciarlo. È troppo dire che è letteralmente impazzito?»

Calum sgranò gli occhi, guardandomi fisso come se non credesse alle mie parole e io annuii alla sua domanda silenziosa «Era assillante, così cercai di allontanarmi il più possibile. E niente, adesso lo rivedo dopo anni e mi sento a disagio»

«Quanto è durata la relazione?» domandò. Sviai lo sguardo un secondo, sussurrando la risposta.

«Non ho capito» rispose lui.

Lo ripetei «Un anno e mezzo»

Spalancò ancora di più gli occhi «E ti sembra poco tempo?»

«È complicato» borbottai «E adesso non ho proprio la voglia di parlarne»

Doveva aver colto il tono infastidito e scocciato, così mi lasciò in pace e ritornò a guardare il film, baciandomi la fronte e stringendomi tra le braccia.


Niente da dire. Mi piacerebbe se lasciaste una stellina, tutto qui. Ah, volevo chiedervi se vi piacciono le gif di Calum all'inizio di ogni capitolo, e se magari ne avete qualcuna, che ne so, che preferite o che secondo voi è bella potreste mandarmi un messaggio privato, solo se vi va ovviamente. Uh  già, dal prossimo capitolo inizierà la vera storia, quindi restate con me ancora un po', please. Ci rivederemo nel prossimo capitolo? Bye <3

My (Fake) Boyfriend || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora