- Please, Do Not Let This Happen -

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Faceva freddo quella sera, o magari ero solo io che tremavo di paura. Magari era il metallo che mi stringeva i polsi, legandomi e bloccandomi a terra. Forse era la caviglia slogata che non faceva altro che infondere nuove e continue ondate di dolore. Può anche darsi che fosse la pistola stretta tra le dita incerte di Dominic, puntata addosso a me per la maggior parte del tempo. Ma alla fine era molto più probabile che fossero tutte queste cose insieme, mescolate in un turbine di angoscia e dolore che mi bloccava il respiro.

È stato terribile. Sono svenuta mentre ancora lui mi stringeva la gola, ed è stato così semplice per lui buttarmi sulla sua macchina e portarmi qui. È stato semplice fare quello che ha fatto, io che non sono riuscita a fermarlo.

«Ehi Leya» disse lui, avvicinandosi con voce acuta «Che ne dici? Lo facciamo?» chiese. Non lo stavo più ascoltando da un po', mentre farneticava su come fosse riuscito a seguirmi e a quanto io fossi una poco di buono ad uscire con più di un ragazzo.

Ferocemente mi mise le mani addosso, ficcandole nelle tasche della giacca. Iniziai subito a dimenarmi e a scalciare, ma cercai di trattenermi appena la canna della pistola premette sulla mia gola «Sta calma piccola, non ti ricordi quando ti toccavo? Eri molto felice che lo facessi» sogghignò tirando fuori il mio cellulare.

Deglutii guardandolo con odio e lui si allontanò, alzandosi in piedi. Sentire le sue dita schifose addosso non poteva che disgustarmi. Chissà cosa ci aveva fatto, chissà quante cose aveva combinato di brutto.

Mi sembrava così diverso dal ragazzo con cui ero stata, quello tranquillo e quasi dolce ogni attimo della giornata. Mi chiesi come si era procurato quella pistola, poi alzai gli occhi al cielo. Un sospiro tremante lasciò le mie labbra «Ti prego» sussurrai «Ti prego. Non lasciare che succeda tutto questo»

Una stella scintillò sotto i miei occhi, un attimo che mi parve un miraggio, poi la voce di Dominic spezzò nuovamente il silenzio «Adesso starai zitta» e mi coprì la bocca con una benda. Una benda stretta, che coprì anche il naso fermandomi il respiro.

Mentre mi dimenavo e cercavo di toglierla lui cercò un numero di telefono, un sorrisetto da stronzo sulle labbra «Ciao fidanzatino. Come va?» disse con voce acuta. Strattonai le manette che ancora mi tenevano ferma. Dominic mise il vivavoce.

«Chi sei? Che ci fai con quel telefono?» la voce di Calum mi spezzò il cuore. Perché l'avevo coinvolto? Perché non l'avevo lasciato fuori? Mi salirono le lacrime agli occhi e mi si appannò la vista.

«Pensavo mi conoscessi. Alla fine tutta questa stronzata con Angie l'hai fatta per me» rispose Dominic.

«Dov'è lei?» fece Cal, preoccupato.

«Qui, mi fa compagnia» mi fece un occhiolino e a me si rivoltò lo stomaco dal disgusto «Purtroppo adesso non può parlare perché una benda le è casualmente finita sulla bocca, ma almeno è tranquilla. Cosa hai intenzione di fare, fidanzatino? Vuoi venire a prenderla oppure no?»

Sperai che non venisse, che lo mandasse al diavolo e chiamasse la polizia. Ma in cuor mio sapevo che Calum sarebbe arrivato.

«Dove siete?» chiese lui. Mi strattonai di più, cercando di urlare, ma non riuscii a fare o a dire niente tanta era poca l'aria che riuscivo a respirare.

«Che prepotente, non vuoi chiederlo in maniera più dolce?» e ridacchiò.

«Dimmi dove cazzo siete!» tuonò Cal al telefono. Dominic si avvicinò a me, prendendomi la faccia in una mano e stringendomi le guance tra due dita.

«Non è decisamente un tono più dolce, ma sarò gentile. Angie aveva voglia di fare un tuffo, quindi l'ho portata al porto. Hai capito? Lo spero» fece passare le sue dita lungo il collo, sfiorandomi la pelle. Gemetti e cercai ancora di urlare, ma non ci riuscii.

My (Fake) Boyfriend || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora