Mugolai, rotolandomi tra le coperte. Un piccolo spiraglio di luce era passato attraverso quella dannata finestra, puntando il mio letto, più precisamente i miei occhi, e io non ne ero per nulla felice. Il suo braccio mi strinse e io affondai il viso nel suo collo per nascondermi dalla luce, poi anche lui borbottò qualcosa.
«Che ore sono?» chiese. Scossi la testa, cercando di fargli capire che non aveva importanza, almeno non per me, ma lui si mosse per prendere il telefono dal comodino di camera mia.
«Calum» mormorai infastidita, coprendomi con le coperte fin sopra la testa. Rimasi in silenzio, ascoltando lui che si muoveva dispettosamente sul letto, facendolo ballare come se fossimo in mare.
«Angie, alzati, è quasi mezzogiorno» mi disse, cercando di scoprirmi dalle coperte. Mi raggomitolai ancora di più, intenzionata a tornare a dormire.
«Vuoi che ti porti il pranzo a letto?» domandò, quasi ridendo. Feci un cenno del capo, sicura si capisse anche da sotto le coperte. Lo sentii ridere, poi le lenzuola mi furono strappate via.
«A questo punto sarebbe la colazione» mi buttai a pancia in giù, premendo il viso contro il materasso per restare ancora un po' addormentata. Calum si sedette accanto a me, iniziando a punzecchiarmi il fianco con il dito.
«Cal» borbottai, cercando farlo smettere «Piantala. Calum, smettila. Cal. Dai, finiscila. Cal. Cal, smettila» dopo un po' gli allontanai prepotentemente la mano, girandomi a pancia in su per guardarlo male.
«Bene, ora che sei sveglia vieni giù a mangiare con me» ma quando vide che non accennai nemmeno un movimento sbuffò. Ricominciò a darmi fastidio.
«No» gemetti, afferrando il cuscino e colpendolo con la poca forza di cui disponevo la mattina presto. Era mezzogiorno, ma era anche mattina presto.
«Ok, ho capito» alzò gli occhi al cielo «Porto qualcosa in camera»
Si chinò su di me, sempre tenendo lo sguardo divertito fisso nel mio e mi baciò il naso. Rimasi a fissarlo, improvvisamente più attenta, e lui si fermò a guardarmi con il viso appena sopra al mio e il braccio che lo sosteneva affianco alla mia testa. Aveva un piccolo sorriso sulle labbra, gli occhi luccicanti e dolci che osservavano il mio volto, non c'erano schermi che mascheravano il semplice piacere che provava. Finii per sorridergli di rimando.
«Buongiorno» sussurrò.
Penso arrossii come una bambina «Buongiorno»
Fece un cenno impercettibile del capo, soddisfatto, e si rialzò uscendo dalla stanza. Mi accorsi solo allora del mio cuore, troppo veloce.
Quel pomeriggio Calum decise di trascinarmi nel caldo afoso di Sydney, nelle strade affollate che mettevano in bella mostra il Sydney Opera House. La mia voglia era pari a zero, ma mi lasciai andare al volere del mio ragazzo, permettendogli di sballottarmi un po' dove voleva.
La sera prima, ancora agitata per quello che Dominic aveva detto al bar, avevo chiesto a Cal di rimanere con me, lo avevo tirato dentro casa e lo avevo spinto nel mio letto. Non è molto bello da dire, certo, ma averlo accanto fu la cosa migliore, dato che fece dormire sia me che lui.
Il moro mi tirò la mano, facendomi tornare alla realtà e indicandomi un tipo che giocava con dei birilli in mezzo alla strada.
«Non è bello?» chiese. Guardai il suo sorriso, estasiato, e pensai che niente poteva essere meglio di quello. Lo avevo sempre pensato: Calum era un bel ragazzo, e certe volte mi stupivo pensando che non l'avevo mai visto con una ragazza. Mai.
«Non sapevo avessi una passione per la giocoleria» lo presi in giro. Camminammo fino ad arrivare davanti al ragazzo, che stava per inserire un altro birillo nello spettacolo.
«Non è che ho una passione per la giocoleria» scrollò le spalle «Mi piace vederlo e pensare che se anche non lo so fare non muore nessuno»
Risi «Hai un'idea piuttosto contorta»
Incrociò il mio sguardo «Io sono contorto» allora risi ancora di più.
Non eravamo gli unici a guardare il ragazzo, che piano piano faceva cose sempre più difficili, si era radunata una piccola folla posizionata a semicerchio per osservarlo. Cal mi circondò le spalle con un braccio mentre rimaneva attento, passando le dita contro la pelle accaldata della spalla.
Quando il tipo finì il suo piccolo spettacolo fece un inchino e sorrise, ascoltando il piccolo applauso a lui dedicato. Calum si staccò da me e frugandosi nelle tasche prese qualche moneta, che mise nel cappello lasciato a terra, poi ci allontanammo sorridendo lievemente al ragazzo.
«Sei stato carino» la mano di Cal strinse nuovamente la mia. Ridacchiò in risposta.
«Mi è piaciuto» disse semplicemente. Mi guardò di sottecchi, poi sorrise.
Camminammo ancora per un po', chiacchierando tranquillamente e fermandoci a prendere qualcosa di fresco, io un frullato e lui un gelato. Il caldo mi stava uccidendo, così pregai Calum di tornare a casa ma lui scosse solamente la testa. Quel dannato sorrisetto che aveva stampato in faccia mi fece ribaltare lo stomaco, però.
Quando mi annunciò, tuttavia, che non aveva intenzione di tornare indietro finché non si fosse fatta sera, un bel ceffone non gliel'avrebbe tolto nessuno.
«Scherzi?» esclamai.
«Certo...» mi diede un briciolo di speranza «...che no»
Mi trascinò fino al filo che ci separava dall'acqua, appoggiandosi alle sbarre di metallo. Mi circondò la vita con un braccio, avvicinandomi a lui «Lo so che stai morendo di caldo» disse «ma volevo passare una bella giornata con te. Questa sera puoi dormire, non hai il turno al bar» mi guardò, chiedendomi perdono con gli occhi che brillavano.
Appoggiai la testa sulla sua spalla, passando un braccio dietro la sua schiena e godendomi la sua stretta «Scusa. È stata una bella giornata, hai ragione»
Percepii le sue braccia tremare mentre mi stringeva di più, sospirando tra i miei capelli. Mi diede tanti piccoli bacetti sulla testa.
«Sei perfetta» mormorò.
Anche lui lo era.
Aggiornamento un po' tranquillo, ma Calum è dolce da morire *-* Ci rivedremo nel prossimo capitolo? Bye <3
STAI LEGGENDO
My (Fake) Boyfriend || Calum Hood
FanfictionBussai. Nemmeno un rumore provenne da dentro, così riprovai, con più forza. «Ehi ehi, tranquilla» esclamò il moro aprendo la porta con una faccia assonnata «Ti rendi conto che per me è notte fonda al momento?» Giocai con le mie dita «M...