Frugavo nella mia borsa mentre camminavo per raggiungere la mia macchina. Avevo fatto compere quella mattina ed ero molto soddisfatta. Il pacchetto era sistemato nella borsa, ma era abbastanza grande da occupare la maggior parte dello spazio, rendendo la mia ricerca delle chiavi parecchio difficoltosa.
Girai l'angolo, sbuffando infastidita. Odiavo la mia borsa, anche se era la mia compagna di viaggio.
Qualcuno mi afferrò per le spalle, tirandomi e coprendomi la bocca con una mano, soffocando il mio grido. Il mio cuore aveva già iniziato a correre dalla paura mentre qualcuno mi premeva contro di sé.
«Paura?» mi sussurrò all'orecchio.
Sospirai di sollievo mentre la sua stretta si allentava un po' e io mi giravo per guardarlo in viso «Ma sei scemo? Mi hai fatto venire un infarto»
Cal sorrise malizioso e mi tirò a lui, baciandomi e stringendomi come se non mi vedesse da anni. Mi abbandonai al suo abbraccio, sentendomi immensamente sollevata a stare tra le sue braccia. Era passata una settimana e mezza da quando si era svegliato e, con qualche pressione (molta pressione) era stato dimesso con la raccomandazione di medicare la ferita ogni sera e di correre in ospedale se fosse successo qualcosa. Al momento lo tenevano sotto stretta osservazione, per quanto fosse possibile.
Con un lieve schiocco si allontanò da me, sorrise e fece sfiorare i nostri nasi «Mi sei mancata»
«Ci siamo visti questa mattina, Calum» ridacchiai tenendo le mani sulle sue braccia.
«Mi sei mancata lo stesso» borbottò lui, baciandomi ancora.
Quando mi allontanai lo presi per mano e, insieme, ci incamminammo verso la mia macchina per tornare a casa mia.
«Non possiamo pranzare fuori?» chiese lui guardando il cielo «È una bellissima giornata»
«Devo andare a casa, ho delle cose da fare»
«Del tipo?»
«Del tipo che tu sei troppo curioso e che devi farti gli affari tuoi» gli sorrisi «E poi ho voglia di stare un po' tranquilla sul divano, oggi»
Calum alzò gli occhi al cielo, esasperato, mi strinse la mano e annuì «Purtroppo sono sempre le donne che comandano»
Aprii la porta di casa, lasciai la mia borsa sul divano e mi diressi verso la cucina per bere un bicchiere d'acqua.
«Cosa devi fare di così importante?» mi chiese, seguendomi in cucina.
«Non fare l'impiccione» lo rimproverai, finendo di bere. Mi avvicinai a lui, poggiai le mani sul suo petto e sorrisi «Stai tranquillo, okay? Forse ti farebbe bene stare un po' fermo. Da quando sei uscito dall'ospedale non hai fatto altro che trovare cose da fare. Siediti sul divano e, magari, dormi un po'»
«Sto bene, non voglio essere trattato come un malato»
«Tu non sei malato, Calum, ma hai comunque una ferita al collo. Stai fermo e tranquillo, fallo per me»
Mi guardò, un attimo, poi sorrise e mi baciò velocemente «Solo per te»
«Bene, allora» mi allontanai «Vado a fare la doccia»
«Ah!» esclamò lui «Allora mi vuoi escludere!»
Sorrisi divertita entrando in camera e prendendo dei vestiti «Esattamente»
Mi chiusi in bagno. Dovevo prepararmi, ci sarebbe stata una bella sorpresa per Calum e io dovevo tenerlo occupato per qualche ora, quale modo migliore se non fare una doccia lunghissima?
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My (Fake) Boyfriend || Calum Hood
FanfictionBussai. Nemmeno un rumore provenne da dentro, così riprovai, con più forza. «Ehi ehi, tranquilla» esclamò il moro aprendo la porta con una faccia assonnata «Ti rendi conto che per me è notte fonda al momento?» Giocai con le mie dita «M...