La sera dopo si ripeté allo stesso modo: io e Calum facemmo i dolci ragazzi teneri da far cariare i denti, presi gusto a sorridere a tutte le persone che mi facevano i complimenti su di noi e ringraziai felicemente. Fingere di essere contenta al fianco del moro non era per nulla difficile.
Mi aspettò fino alla chiusura invece che andarsene dopo aver finito di suonare, e tenne i ragazzi con sé per avere un po' di compagnia. Quando feci sgomberare il locale mi passò per la mente il fatto che Dominic, nemmeno quella sera, si era fatto vivo.
«Spero vivamente sia sparito, semplicemente. Non dovremmo continuare a fingere se è veramente andato via» confessai a Calum, in macchina, mentre mi accompagnava a casa. Erano le tre del mattino, il cielo era nero come l'inchiostro e tutte le stelle erano coperte da uno strato scuro di nubi. La cosa positiva era che nessuno, neanche un'anima, era passata per le strade di Sydney oltre noi.
«Non dovremmo sottovalutare la situazione» parlò a bassa voce, come se fosse impaurito da quello che avrebbe potuto dire «Sono passati soltanto due giorni da quando ti ha minacciata, e due giorni sono pochi»
«Ma sono abbastanza per andarsene via, e non me la sento di abbandonare questa vena positiva. Se è veramente sparito di nuovo dalla mia vita non posso che esserne felice» risposi, continuando a guardare fuori dal finestrino. Le luci dei lampioni si alternavano sull'asfalto, rendendo regolare e soporifera la loro comparsa.
«Aspettiamo un po'» disse lui, le dita che tamburellavano sul volante. Il suo viso era insolitamente artistico al buio, con le deboli luci provenienti da fuori che passavano e sparivano in continuazione sul suo volto. Pensai che sarebbe stata una foto perfetta, con lui concentrato sulla strada, in bianco e nero e le ombre che giocavano sulla sua pelle, una di quelle foto che ti avrebbero fatto attorcigliare lo stomaco.
Rimanemmo in silenzio fino a quando Calum parcheggiò di fronte al mio condominio, toccandomi la spalla per cercare di svegliarmi dal mio mezzo torpore.
«Ti accompagno» fece lui, chiudendo la macchina e camminando al mio fianco fino al portone. Lo aprii, entrammo e incominciammo a salire le scale, la luce sottile e gialla che illuminava i gradini. Quando mi fermai davanti alla mia porta mi appoggiai al muro mentre cercavo le chiavi nella borsa, e quando feci per inserirle nella toppa mi caddero di mano, tintinnando contro il pavimento.
«Stai bene?» chiese Calum chinandosi a raccogliere il mazzo e aprendo successivamente la porta.
Annuii, ma la forza di muovermi si era nascosta in qualche strano posto introvabile. Ero sfinita «Grazie per essere qui» gli dissi. Lo vidi sorridere, allungando una mano per sfiorarmi la guancia.
«Non c'è nemmeno bisogno che tu me lo dica» rispose e alla carezza leggera che mi fece il suo pollice io rabbrividii.
«Stai facendo tanto per me» misi le mani sulle sue spalle, sorreggendomi a lui e standogli davanti «Non so se un amico come Michael, Ashton o Luke avrebbe fatto lo stesso. Sono contenta che ci sia tu qui con me» le sue mani mi si strinsero sulla vita, tenendomi saldamente.
Divaricò leggermente le labbra, come per parlare, ma poi rimase in silenzio. Rimasi immersa nei suoi occhi, stanca e incantata come se stessi guardando la fotografia che avevo idealmente scattato prima.
E poi la luce delle scale si spense, lasciandoci al buio. Una risatina mi scappò dalle labbra e nell'ombra vidi anche le labbra di Calum incresparsi in un sorriso.
Spostai le mani più vicine al suo collo, sfiorandolo dolcemente «Vuoi restare qui a dormire?» domandai a bassa voce. Mi avvicinai di più, stringendomi tra le sue braccia e aspettando una sua risposta, e poi il mio sguardò cadde sulle sue labbra piene.
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My (Fake) Boyfriend || Calum Hood
FanfictionBussai. Nemmeno un rumore provenne da dentro, così riprovai, con più forza. «Ehi ehi, tranquilla» esclamò il moro aprendo la porta con una faccia assonnata «Ti rendi conto che per me è notte fonda al momento?» Giocai con le mie dita «M...