- The Drunk Man -

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Ero appena tornata nel locale, due bottiglie di champagne che mi avevano chiesto due promessi sposi in mano e il sorriso sul volto. Ero pronta a congratularmi, ad interessarmi agli affari loro e a chiedergli quando ci sarebbe stato il matrimonio, ma un coro degno di uno stadio attirò la mia attenzione. Arrivai davanti ai due fidanzati, teneramente con le mani incrociate sul bancone, poi spostai lo sguardo sugli imbecilli che stavano facendo tutto quel rumore.

«Ma quando hanno iniziato? Sono sparita meno di due minuti fa» esclamai, passandomi una mano sulla fronte.

«Hanno rubato due bottiglie di birra in più da dietro il bancone prima di iniziare» mi rispose il ragazzo, voltando anche lui come me gli occhi verso di loro.

«Scusate tanto, arrivo in un attimo. Ecco a voi le bottiglie» dissi prima di allontanarmi per andare verso il gruppetto che continuava ad urlare "Bevi! Bevi!"

«Cosa succede qui?» esclamai spostando un paio di ragazzi per vedere. Tenni lo sguardo puntato sul ragazzo dai capelli neri per qualche secondo. La bottiglia di birra sembrava saldata alle sue labbra, la testa piegata all'indietro e le mani ancorate al tavolino pieno di bottiglie vuote per non cadere. E come dei deficienti una cerchia di ragazzi gli stava intorno ridendo, urlando e bevendo a loro volta.

«Oh!» urlai, attirando l'attenzione «Se volete morire per l'alcol saranno affari vostri, ma non potete farlo qui. E poi state infastidendo me con tutto questo urlare» feci volare lo sguardo su tutta la folla ma non una persona mi guardò seriamente, tutti con uno stupido sorrisetto impertinente sul volto. Uno di loro mi circondò le spalle, tirandomi a lui e stringendomi i fianchi.

«Andiamo bambolina, lasciaci divertire un po'. Magari possiamo farlo anche noi due, insieme» aggiunse con tono eccitato, toccandomi più del dovuto. Riuscii a spingerlo via, complice il fatto che era ubriaco.

«Non sto scherzando» continuai, evitando le mani che si allungavano languide verso di me. Un aspetto non tanto carino di fare la barista «Dovete andarvene se avete intenzione di infastidire le altre persone» intanto il tizio continuava a bere.

Spostai alcuni ragazzi indirizzandoli verso la porta del locale, incoraggiandoli con le parole «È già passata la mezzanotte, tornate a casa»

Fortunatamente si acquietarono e smisero di urlare, dividendosi in gruppetti e sedendosi ai diversi tavoli. Solo quello sposato con la birra rimase al suo posto, traballando pericolosamente sulla sedia e continuando a bere incessantemente.

Mi avvicinai a lui giusto in tempo per vederlo cadere a terra, sbattere la testa e ridere. La birra defluiva sul pavimento, inzuppandogli la maglietta, ma continuava a ridere, senza freni. Avrei voluto ci fosse Calum con me, mi mancava il pomeriggio di qualche giorno prima, passato insieme tra film e popcorn.

«Bellissima» mi chiamò l'ubriaco steso oramai inerte sul pavimento «Riesci ad aiutarmi?» non smetteva più di ridere.

Mi chinai, togliendogli la bottiglia dalle mani e poggiandola sul tavolino. Lo presi per le spalle, aiutandolo a sedersi sul pavimento e dicendogli «Devi andartene»

«Voglio rimare qui con te. Sei stupenda» mi artigliò le braccia, tirandomi praticamente addosso al suo corpo.

«Smettila» ringhiai. Mi staccai da lui con forza, tirandolo per la mano e cercando di farlo alzare. Sentivo addosso gli occhi degli altri clienti, divertiti nel vedere i miei tentativi.

«Sei ancora più bella di quanto ricordassi» mi tirò ancora, non azzardandosi a muoversi dal posto a terra. Le sue mani mi strinsero i fianchi prima che riuscissi finalmente ad allontanarlo. Lui rise, lasciando cadere la testa all'indietro.

Mi alzai in piedi e feci qualche passo per allontanarmi, fissando il suo viso stravolto. Mi sembrò così familiare... Mi voltai e mi avvicinai ad un tavolo poco distante, cercando Paul per un aiuto, e una volta trovato gli chiesi di aiutarmi a portare fuori il ragazzo mezzo svenuto sul pavimento. Accettò.

Lo prese per le braccia, imprecando per il peso, e lo trascinò fino alla porta «Mi spieghi cosa è successo?» gli domandai. Lui era rimasto nel bar tutto il tempo, pensavo avesse visto cos'era successo «Chi gli ha dato tutte quelle bottiglie?»

«Hanno scavalcato e ne hanno presa qualcuna, ma non pensavo avrebbero iniziato ad urlare in quel modo» borbottò. Riuscì a trascinarlo fino a fuori, nell'aria fredda della notte, poi lo lasciò sedere per terra. Da quel momento non sarebbe stato più un mio problema.

Paul tornò dentro e io rimasi fuori per un attimo: volevo accertarmi che non fosse svenuto. Non volevo che morisse fuori da quello che reputavo il mio bar.

«Non puoi andartene così» mi prese rudemente il polso e ancora una volta mi fece cadere addosso a lui «Resta con me, rimani» propose poi languidamente.

Decisamente non era svenuto. Mi allontanai bruscamente, sfuggendo dalla sua presa malferma. Provò a toccarmi la gamba ma io gli calciai via la mano. Feci qualche passo indietro, continuando a guardare i lineamenti familiari del suo volto.

«Ma no, bellissima, resta» rise ancora.

Alzai gli occhi al cielo prima di rientrare nel locale. Mi incamminai verso i due fidanzati, stampandomi un sorrisetto in viso per poi iniziare a chiacchierare tranquillamente con loro.


Calum arrivò al pub alla fine del mio turno, cioè alle tre del mattino. Stavo finendo di chiudere, avevo già mandato via tutti i clienti e stavo pulendo brevemente il locale.

«Buonasera» disse sorridendo e sedendosi su uno degli sgabelli. Aspettò tranquillamente che finissi di sistemare tutto.

«Io direi buongiorno» lo schernii, facendo un sorrisetto «Avrei voluto che tu fossi stato qui questa sera»

«Perché?» domandò.

«C'è stato un ubriaco, se ci fossi stato tu mi avresti aiutata»

Aggrottò lo fronte e lo vidi stringere il pugno «Ti ha toccata?» chiese teso.

Feci il giro del bancone dopo aver preso le mie cose ed essermele messe sottobraccio. Gli misi mano sulla sua, facendogli stendere le dita per calmarlo «Non agitarti, non è successo niente, era troppo ubriaco anche solo per stare in piedi. Mi ha aiutato Paul a portarlo fuori»

Annuì e mi circondò la vita, facendomi strada verso l'uscita del bar. Chiusi tutto, lasciando dentro al pub le mie preoccupazioni. Volevo solo dormire.

«Arriverò prima nei prossimi giorni» mi promise e io appoggiai la testa sulla sua spalla. Ci incamminammo lentamente verso la sua auto.

«Non c'è bisogno, fidati» mi strinse un po' di più, girandosi e baciandomi la testa.

Mi accompagnò a casa, baciandomi la guancia prima di andarsene. Appena toccai le coperte caddi dal sonno, ero distrutta.


Mi piacerebbe se lasciaste qualche stellina, anche solo per farmi sapere che se la storia andasse avanti a voi farebbe piacere. A me personalmente la trama di questa storia piace, ma posso tranquillamente ammettere che all'inizio è un po' lenta, spero continuerete comunque a seguirla. Ci rivedremo nel prossimo capitolo? Bye <3

My (Fake) Boyfriend || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora